Dopo tanti anni da un antico dipinto di Michelangelo è emerso qualcosa di inaspettato
Michelangelo aveva realizzato una copia in miniatura del suo Giudizio Universale: quest'opera, perduta e poi ritrovata, ci rivela molti segreti interessanti.
Da un caveau a Ginevra è emerso un dipinto ad olio su tela che parrebbe essere stato realizzato da Michelangelo: si tratta di una scoperta sorprendente, soprattutto per alcune caratteristiche particolari emerse dallo studio di quest’opera. E pensare che era rimasta “perduta” per oltre 100 anni e ritrovata solo di recente, una vera rarità. Ma cosa hanno scoperto i ricercatori di così importante?
L’opera “perduta” di Michelangelo
Una delle opere più famose di Michelangelo Buonarroti, il celebre artista rinascimentale, è senza dubbio il “Giudizio Universale”: si tratta dell’enorme affresco che decora la parete dietro l’altare della Cappella Sistina, realizzato tra il 1536 e il 1541 su commissione di Papa Clemente VII. Considerato uno dei capolavori più importanti di tutti i tempi, si è sempre ritenuto un unicum. E invece, a quanto pare, Michelangelo aveva realizzato una copia in miniatura che è andata perduta per parecchio tempo, prima di essere ritrovata.
Stiamo parlando del “Giudizio Universale di Ginevra”, così chiamato perché rinvenuto in un caveau della città svizzera. Una sua accurata descrizione era stata trovata nell’Archivio di Stato di Firenze del 1792, ma se ne erano poi perse le tracce. Oggi è di proprietà di una società statunitense, ed è stata oggetto di un importante studio effettuato da Amel Olivares, specialista di arte rinascimentale, in collaborazione con monsignor José Manuel del Rio Carrasco, studioso di storia dell’arte e conservazione. I due hanno fatto un annuncio davvero interessante.
Il dipinto sarebbe stato realizzato dallo stesso Michelangelo, probabilmente tra il 1545 e il 1558, e sarebbe stato un dono del pittore al suo collega Alessandro Allori. Quest’ultimo lo avrebbe utilizzato come ispirazione per la sua Pala d’Altare che spicca all’interno della Basilica Santissima Annunziata di Firenze. Alcuni dettagli fanno pensare che la mano di Michelangelo sia dietro il “Giudizio Universale di Ginevra”. Innanzitutto la presenza di alcuni particolari che rimandano all’opera della Cappella Sistina, come un Cristo senza barba o l’inserimento di angeli senza ali e aureola.
La rarità del “Giudizio Universale di Ginevra”
Il dipinto ritrovato, che misura 96,52 x 81,28 cm, è una vera e propria rarità. È stato realizzato a olio su finissima tela di lino, unico esempio di utilizzo di questa tecnica da parte di Michelangelo. Ciò proverebbe dunque che l’artista fosse a conoscenza dell’arte di dipingere a olio su tela, un’abilità appresa probabilmente da Sebastiano dal Piombo, che arrivò a Roma nel 1512. L’opera, nel corso dei secoli, ha avuto diversi proprietari e nel 2015 è stata restaurata da Antonio Casciani. Oggi si presenta in ottimo stato di conservazione, ed è stato sottoposto a numerose analisi, dalla spettrofotometria alla riflettografia.
Una delle curiosità più suggestive è la presenza di una figura il cui volto, secondo gli esperti, rappresenterebbe un autoritratto di Michelangelo. Lo si è potuto scoprire grazie a studi di ricostruzione facciale, alla comparazione fisiognomica e a quella antroposomatica. Il futuro del “Giudizio Universale di Ginevra” è ancora incerto: “La proprietà è molto gelosa e non si sa se sarà venduto oppure esibito” – ha affermato la Olivares, in un’intervista all’ANSA – “Noi stiamo scrivendo un libro e speriamo di aprire una strada su ulteriori studi e ricerche su quest’opera”.