Aperto uno dei più preziosi campioni lunari: quali tesori nasconde
Il campione lunare raccolto dalla missione Apollo 17 è rimasto sigillato per oltre cinquant'anni, ma le nuove tecnologie ne permettono l'apertura senza rischi
Gli scienziati che si occupano di spazio non analizzano solo onde magnetiche, formule matematiche o immagini raccolte da uno dei telescopi. Spesso riescono a toccare con mano anche oggetti fisici che provengono dallo spazio, e che tanto ci possono dire dell’evoluzione del Sistema Solare e anche della nostra Terra.
Uno di questi oggetti è rimasto un mistero chiuso e sigillato per cinquant’anni, ma ora non più.
Da dove viene il campione lunare
Cinquant’anni fa, nel 1972, la NASA mandava la sua undicesima missione con equipaggio umano verso la Luna, l’Apollo 17. È stata anche l’ultima, e da allora la superficie del nostro satellite è rimasta inviolata. I tre astronauti, Eugene Cernan, Ron Evans e Harrison Schmitt, riportarono sulla Terra delle storie sensazionali, un nuovo sguardo sul mondo e un campione di terreno lunare, sigillato. È stato raccolto inserendo un dispositivo sottile di forma cilindrica da una frana nella valle lunare di Taurus Littrow.
Un “reperto” rimasto chiuso appunto per 50 anni, come una capsula temporale, per paura di causare danni o addirittura di rompere il prezioso oggetto. Gli è stato dato il nome di 73001, e venne prima sigillato sottovuoto sulla Luna e poi, una volta trasportato sulla Terra, conservato in un secondo tubo protettivo esterno, sempre sottovuoto, e posizionato in una cabina di lavorazione purificata dall’azoto.
L’apertura del campione
Per cinquant’anni è rimasto lì, fermo, ma ora non più. Sotto l’attenta direzione dei processori di campioni lunari della divisione Astromaterials Research and Exploration Science (ARES) al Johnson Space Center della NASA a Houston, il campione è stato aperto. Questo prezioso e ben conservato oggetto servirà come una finestra per osservare il passato e il presente del nostro vicino celeste più prossimo, la Luna.
L’emozione alla NASA è stata tanta: “Abbiamo avuto l’opportunità di aprire questo campione incredibilmente prezioso che è stato conservato per 50 anni sottovuoto”, ha detto Thomas Zurbuchen, amministratore associato del Science Mission Directorate della NASA a Washington, “e finalmente possiamo vedere quali tesori contiene”.
Prima che il team di ARES estraesse il campione 73001, sono state fatte ampie scansioni all’Università del Texas usando la tecnologia a raggi X per rilevare immagini 3D ad alta risoluzione della sua composizione all’interno del tubo.
Il secondo passaggio riguardava i gas: il team ha prima per catturato qualsiasi gas presente all’interno del tubo protettivo esterno e, infine, ha forato il contenitore interno per estrarre ogni particella di gas lunare rimasto dentro dal 1972.
Anche estrarre il campione lunare dal contenitore non è stato facile: era necessario non perdere nemmeno una briciola della roccia. Ma ci sono riusciti, e ora quel piccolo pezzo di Luna è sotto analisi nei migliori laboratori della NASA. Gli scienziati sperano che possa rivelarci di più sulla formazione del nostro satellite, e soprattutto che possa essere il punto di partenza per studiare modi per estrarre e riportare sulla Terra in modo sicuro altri campioni di superficie lunare, per altri possibili studi con tecnologie più avanzate.
Non è la prima volta che la NASA e le altre agenzie spaziali studiano oggetti provenienti dallo spazio: abbiamo imparato infatti moltissimo dagli asteroidi che sono passati vicino al nostro pianeta. E addirittura un oggetto che potrebbe avere origini aliene è stato messo all’asta.