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SCIENZA

Questo batterio sta ossessionando gli scienziati

Hanno trovato un batterio davvero speciale: produce minuscole pepite d'oro dopo aver consumato alcuni composti tossici naturali. Gli scienziati sono affascinati e ossessionati dalla sue doti

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Ci sono moltissime leggende e miti che girano attorno alla capacità di trasformare gli oggetti in oro e nel corso dei secoli centinaia di alchimisti si sono dilettati con ogni tipo di esperimento pur di riuscire a trovare un modo per ottenere a costo zero il prezioso metallo, senza successo. Sembrava dunque da matti pensare che possa esistere, in natura, un organismo in grado di compiere questo straordinario gesto senza alcuno sforzo. Sembrava, appunto, perché a quanto pare l’organismo in questione esiste davvero.

Ebbene sì: gli scienziati hanno scovato un batterio, battezzato con il nome di Cupriavidus metallidurans, che sembra proprio avere la capacità di trasformare alcuni composti naturali, metallici e tossici, in oro. E, ovviamente, adesso ne sono ossessionati.

Il batterio che produce oro

Lo strano batterio, in realtà, è stato individuato per la prima volta nel 2009 dal geomicrobiologo Frank Reith. Il ricercatore, insieme al suo team, stava confrontando una serie di microrganismi e ceppi batterici molto specifici: tutti avevano infatti in comune una forte resistenza in ambienti estremi, dove temperature, composizione chimica e presenza di gas dovrebbero in teoria impedire qualsiasi tipologia di vita.

Reith è rimasto a bocca aperta quando si è trovato di fronte a un campione di batteri in grado di proliferare durante i processi di decantazione dello zinco, ma non tanto per le loro risposte (già straordinarie) all’ambiente circostante, ma soprattutto per ciò che succedeva durante il loro ciclo vitale: questi batteri erano i grado di produrre delle minuscole pepite d’oro, granelli millimetri dal grandissimo valore.

Le analisi sul Cupriavidus Metallidurans

Una scoperta tanto straordinaria non poteva di certo passare inosservata ed è anche per questo che se ne sta parlando, di nuovo, dopo così tanti anni. Diversi biologi, microbiologi ed esperti da ogni parte del mondo hanno deciso di analizzare questo incredibile batterio-alchimista. Lo studio più completo è stato pubblicato non troppo tempo fa su Nature ed è stato svolto da un team internazionale che si è riunito presso l‘American Society for Microbiology.

Questo studio si basa su una serie di analisi accurate, svolte in condizioni di massima sterilità, che dimostrano il ruolo attivo del Cupriavidus Metallidurans nella formazione di biominerali d’oro. Tutto sarebbe dovuto a due megaplasmidi (pMOL28 e pMOL30) che rispondono in modo particolare agli ambienti estremi dove il batterio prolifera, consentendogli appunto non solo di sopravvivere e riprodursi ma anche di produrre l’oro.

Come fa il batterio a produrre oro?

Se vi state chiedendo in che modo quest’oro viene prodotta, la risposta è tanto semplice quanto incredibile: defecando. Sì, perché in sostanza, per sopravvivere, il Cupriavidus Metallidurans si nutre di componenti naturali contraddistinti dalla forte presenza di metalli pesanti che, per mezzo dei due succitati megaplasmidi, creano degli ioni di rame che innescano il processo chimico che trasforma ciò che viene mangiato in uno “scarto” che viene poi espulso.

Lo scarto in questione è proprio l’oro, che viene rilasciato nell’ambiente e dove il Cupriavidus vive. La scoperta di questo processo ha creato grande fermento nel mondo scientifico e si sta già cercando un modo per “imitare” il processo. La strada, tuttavia, è ancora lunga: il batterio-alchimista è infatti molto particolare e non sopravvive in condizioni normali. Dunque, occorrerà attendere ancora a lungo prima di poter possedere il tocco di Re Mida.