Abbiamo scoperto qualcosa sui buchi neri e riguarda le stelle che li circondano
Gli astronomi che hanno fatto la scoperta adesso affermano che è necessario comprendere come i getti dei buchi neri interagiscano con l'ambiente circostante
Lo diciamo fin troppo spesso, ma in fondo è verissimo: i buchi neri sono sicuramente fra i corpi celesti più misteriosi, inquietanti e allo stesso tempo intriganti del nostro Universo. A confermarlo, come se servisse, è la recente scoperta fatta da un team di ricercatori della NASA, intenti a esplorare il cosmo per mezzo del telescopio Hubble.
In sostanza i ricercatori si sono accorti che attorno a un buco nero (uno di quelli visibili e in qualche modo osservabili) le stelle stavano cominciando a comportarsi in maniera insolita. Da lì è partita una serie di approfondimenti che potrebbe dimostrare che la potenza di questi corpi celesti totalizzanti è persino più elevata e travolgente di quanto si potesse supporre.
La scoperta del getto spaziale
Come abbiamo accennato, i responsabili delle scoperta (documentata e divulgata dalla NASA) stavano usando il telescopio Hubble. Non è un caso: sin dal suo lancio diverse schiere di astronomi hanno usato i suoi strumenti per cercare delle risposte alle più annose riguardanti i buchi neri. Uno dei più osservati è quello al centro della galassia M87, contraddistinto da importanti campi magnetici vorticanti e, anche questa volta, gli scienziati si sono concentrati su di lui.
Solo che durante questa sessione di osservazioni, i ricercatori si sono accorti che attorno al buco nero roteante stava succedendo qualcosa di strano: Hubble ha rilevato una serie di “eventi transitori”, tradotti in aloni bluastri, che sembravano essere delle stelle intente a eruttare ed esplodere. C’è voluto molto tempo, ma in effetti si sono accorti che era proprio così e, notizia ancor più sorprendente, che a scatenare le eruzioni era un getto spaziale simile a una fiamma ossidrica che proveniva proprio dal buco nero.
L’impatto del getto sulle stelle
Cosa ancor più interessante, le stelle non sembrano essere intrappolate nel getto: sembrano piuttosto muoversi in una specie di “quartiere” vicino. In condizioni normali le stelle (novae) eruttano nel modo rappresentato da Hubble quando si trovano in un sistema binario, dove una delle due stelle è vecchia e gonfia e riversa idrogeno sulla compagna, che invece è generalmente una nana bianca ormai esaurita.
Il telescopio spaziale ha però rilevato che la frequenza di eruzioni delle novae aumenta esponenzialmente vicino al getto, arrivando addirittura a raddoppiare senza che ci sia stato l’accumulo di idrogeno “necessario” a innescare la reazione. Il responsabile, dunque, deve essere necessariamente il getto che si trova nelle immediate vicinanze, che stando a quanto ipotizzato sarebbe formato di plasma e lungo 3.000 anni luce.
Le implicazioni della scoperta
«Non sappiamo cosa sta succedendo, ma la nostra scoperta è sconcertante: significa che non sappiamo ancora qualcosa di fondamentale su come i getti dei buchi neri interagiscono con l’ambiente circostante»: così ha affermato il ricercatore a capo del team di Hubble, Alec Lessing. Lo scienziato ha sottolineato che secondo gli studi (ancora in corso), deve esserci qualcosa che il getto sta facendo ai sistemi stellari che vagano nei dintorni.
Si ipotizza che il getto, in qualche modo, spazzi via l’idrogeno combustibile sulle nane bianche, facendole eruttare più frequentemente. Solo che non è chiaro se si tratti di una spinta fisica o se a causare questo “spostamento” sia la pressione della luce emanata dal getto. Niente è ancora certo e gli studi proseguiranno nei prossimi mesi (e anni), per cercare di fare luce sull’ennesimo mistero.