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Ci sono dei "chiodi d'oro" nascosti sottoterra, e sono rarissimi: ecco dove si trovano

Dei chiodi d'oro, preziosissimi per la storia per la terra: ecco cosa sono i GSSP e perché dovremmo osservarli e tenerli in considerazione

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Che cosa sono i chiodi d'oro, GSSP importantissimi Fonte foto: Wikimedia Commons

Quando calpestiamo il suolo della nostra Terra diamo in qualche modo per scontato che tutto sia sempre stato come lo vediamo. In realtà, il nostro pianeta si è evoluto nel corso di milioni di anni e ogni cambiamento ha lasciato dei segni che ci insegnano cose fondamentali. Un esempio? I preziosissimi chiodi d’oro che si trovano ben “piantati” nel suolo.

E non un suolo qualsiasi: i chiodi d’oro vengono piantati nei GSSP, acronimo di Global Stratotype Section and Point. La loro presenza rende i luoghi dove si trovano interessanti a livello internazionale, sia per la comunità scientifica sia per i curiosi che vogliono saperne di più sulla Terra.

GSSP e chiodi d’oro: cosa sono in realtà?

Per capire l’importanza dei chiodi d’oro bisogna innanzitutto comprendere cosa sono nello specifico i GSSP. Spiegandola in maniera molto semplice, sono delle successioni rocciose che compongono dei geositi di fondamentale rilevanza per definire l’evoluzione cronologica della Terra. Perché sono rilevanti? Perché al loro interno si trova un punto specifico che rappresenta due piani della scala cronostratigrafica standard globale

In soldoni, questi geositi presentano, uno accanto all’altro, un punto che definisce un limite ben chiaro tra formazioni di due età geologiche diverse e che, rispetto al resto del mondo, contiene più informazioni chimiche, geomagnetiche, radiometriche e palentologiche delle età che delimita. Proprio questo limite viene chiamato Golden Spike, Chiodo D’Oro, e in alcune parti del mondo è stato proprio piantato un chiodo dorato per segnalarlo.

Gli standard sui GSSP e sui chiodi d’oro

Chiaramente, trovare questi punti così essenziali per il pianeta Terra è tutto fuorché facile. Per intenderci, gli standard concordati a livello internazionale stabiliscono che i chiodi d’oro possano essere piantati solo nei punti dove si trova una divisione netta tra uno stadio superiore e uno inferiore sulla scala temporale geologica. I GSSP (e di conseguenza i chiodi d’oro) si basano, per altro, in linea di massima su cambiamenti paleontologici, ma talvolta descrivono anche le transizioni faunistiche.

L’identificazione resta relativa all’impatto reale che quel determinato punto ha sugli studi che riguardano l’evoluzione terrestre. Per intenderci, gli scienziati hanno stabilito che un GSSP deve anche essere definito in base a un preciso marker primario (per esempio la prima rilevazione di uno specifico fossile) e a una serie di marker secondari (fossili, inversioni chimiche).

In più, anche se gli spessori dei vari GSSP sono variabili, non può essere eccessivamente sottile né troppo spesso e non deve presentare alterazioni relative a movimenti tettonici. Deve, altresì, essere accessibile e tutelato (possibilmente incluso all’interno di una ricerca naturale). Standard stringenti? Probabilmente, ed è forse anche per questo che nel mondo, finora, ne sono stati identificati solo ottanta.

Dove si trovano i chiodi d’oro?

Dove si trovano, dunque, questi chiodi d’oro? In realtà sono sparsi in tutto il mondo. In Italia, però, ce ne sono ben 12. Il primo si trova in Calabria, in provincia di Crotone (Vrica) e risale al Pleistocene, mentre i tre successivi si trovano in Sicilia, precisamente a Gela, Porto Empedocle ed Eraclea Minoa, e risalgono al Pleistocene e al Pliocene. Risalenti al Miocene, sono invece, quelli che si trovano nelle Marche, ad Ancona, e in Piemonte, a Carrosio.

Nell‘Appennino Centrale e di nuovo ad Ancona ce ne sono due risalenti all’Oligocene, mentre nelle Prealpi Venete e ancora nell’Appennino Centrale si trovano due Golden Spike risalenti all’Eocene. Infine, nelle Dolomiti e nelle Prealpi Lombarde si trovano chiodi d’oro che risalgono al Triassico.

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