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Come fa Google Maps a sapere se c'è traffico

Google Maps è ormai uno strumento imprescindibile per gli spostamenti di moltissime persone, soprattutto grazie alla funzione navigatore e alla correlata rilevazione del traffico in tempo reale

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Da diversi anni, ormai, Google Maps è diventato un fedele alleato di viaggiatori e vacanzieri. Sebbene sia assai poco romantico e avventuroso farsi dire dallo smartphone dove andare per raggiungere i posti che ci interessano, questa possibilità ha permesso a milioni di persone nel mondo di muoversi in relativa sicurezza all’interno di città e regioni a loro sconosciute.

In questo momento di esodo estivo, quindi, in giro per le strade ed autostrade italiane ci sono milioni di smartphone con l’app di Google Maps al lavoro per indicare ai guidatori come arrivare al mare, in montagna, ad un ristorante o in un museo. Ma, anche, per dir loro se c’è traffico lungo la strada che li separa dal luogo da raggiungere e, in tal caso, se è possibile fare un percorso alternativo per evitare il traffico. La rilevazione del traffico in tempo reale è una funzione molto utile di Google Maps ma anche molto raffinata, che per funzionare combina due metodi ingegnosi: uno in tempo reale e uno basato su dati storici e un bel po’ di intelligenza artificiale. Ecco come fa Maps a sapere se c’è traffico lungo la strada che dobbiamo percorrere.

Traffico in tempo reale: come funziona

Alla base di tutto il sistema di rilevazione del traffico in tempo reale da parte di Google Maps c’è, sostanzialmente, una questione di numeri. Grandi numeri, anzi grandissimi: la quantità di persone che circolano su una strada a piedi, in auto, in bici o con qualunque altro mezzo, purché abbiano un telefono Android o un iPhone con Google Maps in mano.

Tutti gli smartphone, infatti, ormai sono dotati di sistemi GPS molto precisi ed affidabili. La posizione del telefono viene rilevata (in modo anonimo) ad un intervallo costante e inviata ai server di Google. A Mountain View, dunque, possono sapere se in questo momento in Piazza Plebiscito a Napoli c’è una persona con un telefono che sta usando Maps e se si sta spostando: se tra una rilevazione e l’altra la posizione è cambiata, è chiaro che l’utente non è fermo.

Ma sanno anche a che velocità si sta spostando, quindi possono capire se è a piedi o con un mezzo di trasporto. Se l’utente si sta spostando in modo abbastanza veloce lungo una direttrice che corrisponde ad una strada aperta al traffico veicolare, quindi, Google può ipotizzare che egli sia in auto o in moto.

Da uno a migliaia: le stesse rilevazioni vengono fatte per tutti gli smartphone presenti in zona, siano essi fermi o in movimento, e così Google già può avere una stima di quante persone stanno circolando su quella strada. Ma di quella strada, grazie alle foto di Street View processate dall’AI che riconosce i segnali stradali, Google sa anche il limite di velocità.

Così, se su una strada con un limite massimo di 90 chilometri orari ci sono decine o centinaia di telefoni Android che si muovono a 30 orari, allora è praticamente certo che c’è un ingorgo. Se la cosa dura per un po’ di tempo, ben presto iniziano ad apparire i tratti rossi sulla mappa di tutti gli utenti che stanno viaggiando in quella direzione con Google Maps attivato.

Grazie a queste informazioni, e a molte altre, è anche possibile usare Google Maps per evitare il traffico.

Previsioni del traffico: come funzionano

A questo sistema in tempo reale se ne aggiunge un secondo, basato invece su dati storici. Se ogni giorno, da lunedì a venerdì, Google Maps rileva un ingorgo lungo la strada che costeggia il palazzo di un ufficio pubblico, allora quel dato entra nello storico dell’app e Maps si basa anche su di esso per prevedere il traffico quando impostiamo una destinazione.

Ma Maps è anche abbastanza furbo da sapere che se oggi è lunedì, ma è 2 giungo e quindi festa nazionale, l’ufficio sarà chiuso, nessuno ci starà andando e difficilmente ci sarà traffico su quella strada.

Non è tutto oro ciò che luccica

Dall’unione di questi due sistemi (e di molti altri sottosistemi minori), deriva l’ormai universalmente riconosciuta affidabilità di Google Maps. Ma, allo stesso tempo, derivano anche i suoi grandi limiti come ha dimostrato nel 2020 l’esperimento (riuscito) dell’artista tedesco Simon Weckert.

Weckert è andato in giro per Berlino, a piedi, con un carrello pieno di 99 smartphone Android e iPhone, tutti con Google Maps attivato. Questa cosa ha mandato letteralmente in tilt l’intelligenza artificiale di Google, che ha interpretato tutto ciò come un ingorgo improvviso lungo le strade del centro città iniziando a mostrare in rosso tutte le strade dalle quali stava passando l’uomo.

In realtà, però, per strada non c’era nessuno se non l’artista con i suoi 99 telefoni.

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