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Crepe giganti squarciano la Terra: "Non sono una cosa naturale"

Delle enormi crepe continuano a squarciare alcune zone del Pianeta ma nulla hanno a che vedere con i terremoti o altri fenomeni naturali.

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Crepe squarciano la Terra a causa dell'uomo Fonte foto: iStock

Le enormi crepe che si aprono nel terreno ci fanno inevitabilmente pensare ai grandi fenomeni sismici, la cui potenza è talmente devastante da mettere in ginocchio intere regioni del Pianeta. Tra gli ultimi, basti pensare a quello verificatosi in Marocco, capace di distruggere città e villaggi. Eppure nel sud-ovest degli Stati Uniti d’America è dal 2002 che delle fessure giganti continuano ad aprirsi (hanno raggiunto oltre 200 km) e no, nulla hanno a che vedere con i terremoti. “Non sono una cosa naturale”, ha affermato Joseph Cook dell’Arizona Geological Survey.

Perché si sono formate delle crepe giganti negli Stati Uniti

L’affermazione di Joseph Cook, riportata da Insider, non potrebbe essere più chiara. Le immagini che immortalano le enormi crepe (o fessure) che squarciano da anni Stati come Arizona, Utah e California non sono il risultato di un fenomeno naturale, come potrebbe essere un terremoto o un’eruzione vulcanica, ma la conseguenza della scellerata attività umana. Come, purtroppo, sempre più spesso accade.

Tutto ha a che vedere con le acque sotterranee che sono una delle principali fonti di acqua dolce sulla Terra. Basti pensare che forniscono quasi la metà di tutta l’acqua potabile, oltre che il 40% dell’acqua destinata all’irrigazione. Il problema è che negli Stati Uniti hanno pompato talmente tanta acqua dal sottosuolo che il terreno si sta via via spaccando perché, di fatto, non c’è il tempo materiale che consenta alle falde sotterranee di ricostituirsi.

Quando troppa acqua sotterranea viene pompata dalle falde acquifere naturali presenti sotto la superficie, il terreno si abbassa e crea queste crepe, ha spiegato il dottor Cook. Ecco perché “non sono una cosa naturale” e, anzi, sono l’ennesimo segnale evidente di una Terra via via sempre più sotto stress per mano dell’uomo.

Un impatto ambientale da non sottovalutare

L’Arizona Geological Survey, che dal 2002 monitora e studia il fenomeno, attualmente ha tracciato crepe nel terreno per oltre 200 km, situate generalmente nei bacini tra le montagne. La loro estensione è sempre più preoccupante e, a lungo andare, l’impatto ambientale potrebbe avere conseguenze catastrofiche anche per i centri abitati, le strade che collegano uno Stato e l’altro e per tutte le strutture – canali, dighe – volte proprio alla fornitura dell’acqua per uso personale ma anche professionale (agricoltura, bestiame).

Un’indagine del New York Times ha concluso che le falde acquifere degli USA si stanno esaurendo a una velocità tale che potrebbero non essere più in grado di rigenerarsi. Quasi la metà dei siti monitorati è “diminuita in modo significativo” negli ultimi 40 anni e 4 siti su 10 hanno raggiunto i “minimi storici” negli ultimi dieci anni.

Se a questo aggiungiamo gli effetti del cambiamento climatico, parlare di crisi diventa ancor più appropriato. L’innalzamento della temperatura globale è di per sé causa del restringimento di fiumi e bacini d’acqua, ragion per cui gli agricoltori sono costretti ancor di più a fare affidamento sulle riserve sotterranee di acqua dolce per irrigare i propri campi. Il fiume Colorado ne è un lampante esempio: dal 2000 si è rimpicciolito di circa il 20% e, secondo i calcoli forniti da The Climate Reality Project, se la temperatura aumentasse entro il 2050 il suo flusso potrebbe ridursi al 40%.

Se non cambiamo le nostre abitudini e non permettiamo alle falde acquifere sotterranee di ricostituirsi naturalmente, queste fessure continueranno a crescere”, ha detto il dottor Cook. Come sempre, dipende da noi.

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