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Far pagare i social non blocca le fake news

Secondo NewsGuard gli account verificati su X sono responsabili di molte delle fake news sulla crisi in Medio Oriente, dimostrando gravi problemi nel fact-checking

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x Fonte foto: sdx15 / Shutterstock

Solo pochi giorni fa Elon Musk ha annunciato di voler far diventare X (il fu Twitter) a pagamento anche nella sua versione base. Niente cifre da pagare per le spunte blu o per le funzionalità “premium“, ma una piccola somma da versare per risolvere il problema dei bot che, da sempre, riempiono la piattaforma di spam e contenuti indesiderati.

Ma la domanda che tutti si pongono in questo momento è: basterà davvero il pagamento di questa cifra simbolica (appena 1 dollaro) per risolvere tutti i problemi di X legati alle fake news? La risposta secondo NewsGuard, sito che si occupa di verificare l’attendibilità di quanto condiviso in rete, è netta: no.

Spunte e Fake News su X

Secondo lo studio pubblicato da NewsGuard, gli account verificati su X, provvisti quindi della tanto desiderata spunta blu, hanno diffuso buona parte dei post diventati virali contenenti informazioni false sulla guerra tra Israele e Hamas.

Solo nella prima settimana di guerra in Medio Oriente sono stati 250 i post che hanno promosso una narrazione falsa o infondata sul conflitto e buona parte di questi hanno ottenuto un coinvolgimento altissimo sul social, raggiungendo migliaia e migliaia di persone.

Di questi post, il 74% proviene da account verificati da X, cosa che dimostra chiaramente che la spunta blu non può più essere considerata sinonimo di affidabilità.

A questo bisogna, ovviamente, aggiungere che da quanto Elon Musk ha acquistato Twitter un anno fa, le spunte blu sono cresciute a dismisura e sono state consegnate di buon grado a chiunque paghi 8 dollari al mese, a prescindere da ciò che pubblica. Perciò è chiaro che ormai un account verificato non abbia praticamente più alcun valore.

La risposta del patron di X non si è fatta attendere e ha definito NewsGuard come una “truffa” aggiungendo anche che la società “dovrebbe essere sciolta immediatamente visto che il suo nome sembra uscito da un romanzo di Orwell”.

Nonostante le colorite affermazioni di Musk, però, NewsGuard ha collaborato attivamente anche con la Commissione europea per combattere la disinformazione sul web.

La stessa Commissione il cui commissario per il mercato interno, Thierry Breton, ha avvertito Musk dei problemi della sua piattaforma nel bloccare le fake news, imperativo categorico da quando sono in vigore il Digital Services Act e il Digital Markets Act.

X e il futuro dell’informazione

X fa affidamento a un sistema di fact-checking in crowdsourcing utilizzando le Note della community, invece che rivolgersi a professionisti del settore. Questo, secondo NewsGuard, porterebbe all’applicazione di un criterio di controllo approssimativo che non sarebbe in grado di coprire completamente le narrazioni false rispetto ai vari argomenti, inclusa la crisi in Medio Oriente.

E infatti, sempre dal report di NewsGuard, si legge nel 68% dei casi le Note della community non sono comparse sotto i post contenenti informazioni false già ampiamente smentite, cosa che dimostra la non completa efficienza del sistema.