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SCIENZA

Filati sostenibili: lana pregiata ottenuta dal pelo del cane

Un'insospettabile risorsa nelle nostre case: il pelo perso naturalmente dai cani può diventare una fibra di lana più morbida e calda del cachemire

Come ottenere pregiata lana dal proprio cane Fonte foto: 123RF - mrwed54

Pregiata come il cachemire, fino all’80% più isolante e completamente sostenibile: è la Chiengora, una speciale lana pregiata ottenuta dal sottopelo dei cani. Tutto vero: l’idea è di una start-up italiana, fondata da due giovani studenti della Bocconi di Milano. Il loro Chiengora Project ha vinto nel giugno dello scorso anno la HEC-42 Launchpad, una delle competizioni più prestigiose d’Europa per startup e prodotti innovativi.

Breve storia della “lana di cane”

In realtà, il pelo di cane è stato individuato in alcuni filati risalenti alla preistoria dei popoli scandinavi e nei prodotti tessili dei nativi americani, in particolare dei Navajo. Prima che i coloni spagnoli importassero le pecore nel Nuovo Mondo, il pelo di cane era in effetti il “filato” più utilizzato nel continente nord americano. Non si può dire che la “lana di cane”, per quanto possa sembrare singolare, rientri tra i materiali più insoliti usati per produrre vestiti.

Secondo gli studi sull’antica arte di filare il pelo del cane, le razze migliori per ottenere dell’ottima lana sono quelle tipiche del nord, come il Terranova e il Samoiedo, che hanno un sotto-pelliccia particolarmente soffice.

Il termine Chiengora risale al 1983, quando la filatrice statunitense Annette Klick si accorse che il disgusto provocato dall’idea di indossare lana di cane era facilmente aggirabile accostando il nome a quello dell’angora, che si ottiene da animali altrettanto domestici come i conigli. Così Klick coniò il termine Chiengora, e i suoi affari incentrati sul prezioso filato iniziarono a ottenere “una risposta decisamente più sostanziosa”.

Da allora sono stati diversi gli studi dedicati alle fibre ottenute dalla muta del cane, che ne hanno analizzato caratteristiche e possibili usi, fino a riconoscere la fibra come “un filato di lusso alla stregua di mohair, cachemire e angora”.

Modus Intarsia, la startup fondata Ugo Apuzzo e Floriamo Bollettini insieme a due giovani designer tessili tedesche, è la prima a registrare un marchio di Chiengora: in Germania è stato subito registrato, mentre sono ancora in sospeso le autorizzazioni per Australia, Stati Uniti e alcuni Paesi dell’Unione Europea.

Come ottenere lana dal cane di casa

Il sottopelo dei cani non deve essere tosato, ma cade da sé nei periodi di muta: se si hanno in casa dei cani particolarmente pelosi, quindi, è facile che parte di quel che si raccoglie dal pavimento possa trasformarsi in una inaspettata risorsa, almeno finché i diretti interessati non capiscono di che stiamo parlando.

A Berlino già adorano il Chiengora: è più morbido, più resistente all’acqua e anche più termoisolante della lana tradizionale. Ma soprattutto si tratta di una fibra “animal friendly”, la cui raccolta è talmente poco invasiva da non dover prevedere la necessità di allevamenti intensivi o sfruttamento di alcun tipo nei confronti dei cani, che possono fare tranquillamente la loro vita “seminando” preziosa fibra di lana.

La startup lanciata dai due giovanissimi italiani ha costruito un intelligente sistema di raccolta, che chiama “crowdsourcing”: toelettatori, allevatori ma anche semplici proprietari di cani possono contribuire alla causa donando il pelo dei propri cani. Quando si spazzola il proprio amico a quattro zampe per liberarlo del pelo in eccesso, si può metterlo da parte e inviarlo a Modus Intarsia: il sottopelo verrà trasferito nel nord Italia, nei centri di filatura e tessitura della startup, e trasformato in gomitoli e capi d’abbigliamento.

L’azienda ha già prodotto, con questo sistema, oltre una tonnellata di Chiengora: se si è troppo affezionati al proprio animale per vederlo “indossare” da altri, si può anche chiedere all’azienda di filare il sottopelo del proprio amico dagli occhi dolci e farselo spedire a casa sotto forma di gomitolo.