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SCIENZA

Un fungo ha decimato i pipistrelli americani causando la "sindrome del naso bianco"

Un fungo letale per i pipistrelli è stato scoperto negli Stati Uniti: quali sono le strategie dei biologi per salvaguardare le specie, fondamentali per l'ecosistema?

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Cosa sappiamo, oggi, su di un fungo letale per i pipistrelli, che causa a questi animali una particolare sindrome?

Si parla della ricerca della biologa Giorgia Autieri sul New York Times e di numerose idee per salvare le colonie di pipistrelli, fondamentali per l’ecosistema.

La “sindrome del naso bianco” dei pipistrelli

Nel 2014, Giorgia Auteri, allora studentessa di biologia, trovò decine di pipistrelli morti in una miniera abbandonata nell’Alta Penisola del Michigan, un’immagine che le rimase impressa. La causa era una malattia chiamata “sindrome del naso bianco”, provocata da un fungo pericoloso, il quale cresceva in Nord America, soprattutto a partire dal 2007.

Il fungo, chiamato Pseudogymnoascus destructans, si era diffuso rapidamente anche da New York verso ovest, uccidendo milioni di pipistrelli fino alla costa del Pacifico. La sindrome che li colpiva ha avuto un impatto devastante non solo sui volatili, ma anche sugli interi ecosistemi, causando un aumento nell’uso di pesticidi da parte degli agricoltori. Un fatto accaduto proprio per via del calo della popolazione dei pipistrelli, che normalmente si nutrono d’insetti.

La scoperta di Auteri segnò l’inizio di un decennio di ricerca sulla “sindrome del naso bianco”. Da allora, gli scienziati hanno compiuto progressi significativi nella comprensione di come la malattia agisce e nel trovare strategie per contrastarla. Uno di questi approcci si basa sull’uso del polietilenglicole 8000, scoperto nel 2013 dai ricercatori dell’Università dell’Illinois. Questo composto può rivestire le spore del fungo, impedendone la crescita.

Nel 2018 e 2019 un gruppo di biologi, tra cui Greg Turner, ha testato tale soluzione spruzzandola nelle pareti di un tunnel abbandonato dove i pipistrelli andavano in letargo. I risultati sono stati incoraggianti: è stata registrata una riduzione rilevante della sindrome nei pipistrelli che si rifugiavano nel tunnel trattato. Il successo della sperimentazione ha portato i ricercatori a estendere il trattamento ad altri siti.

Un’altra strategia adottata dai ricercatori è stata la modifica degli habitat dei pipistrelli per favorire la loro sopravvivenza. È stato possibile osservare che, in presenza del fungo, i pipistrelli tendevano a cambiare luogo di ibernazione, scegliendo zone più fredde, dove la crescita del micete rallenta e, nel mentre, aiutano i pipistrelli a mantenere uno stato di ibernazione più profondo, riducendo il consumo di energia e acqua.

Quindi i ricercatori hanno iniziato a ingegnerizzare miniere e grotte per renderle più fredde, creando passaggi che permettono all’aria refrigerata di entrare e a quella calda di uscire. Questa tecnica ha portato a un notevole aumento della sopravvivenza dei pipistrelli.

Nuovo progetto per combattere il fungo letale

Ora, un progetto ancora più ambizioso è in corso: costruire un “ibernacolo artificiale” che possa offrire condizioni ottimali per i pipistrelli in letargo, con sistemi in grado di mantenere temperature stabili e controllare l’umidità.

Il contrasto alla “sindrome del naso bianco”, tuttavia, non si limita al periodo di letargo. In estate, gli scienziati lavorano per garantire abbondante cibo ai pipistrelli, aiutandoli ad accumulare riserve di grasso essenziali per sopravvivere all’inverno. Un esperimento recente, condotto da Teague O’Mara, ha coinvolto la creazione di habitat ricchi d’insetti, fonte primaria di cibo per i volatili, nei terreni liberati dalle linee elettriche, piantando fiori ed erbe autoctone. L’obiettivo è far sì che i pipistrelli abbiano accesso a una maggiore quantità di cibo durante i mesi estivi, rafforzandoli contro eventuali infezioni invernali.

Parallelamente, sono stati fatti sforzi per proteggere le colonie materne di pipistrelli. Questi animali, dopo aver cacciato per tutta la notte, si rifugiano in colonie dove allattano i loro piccoli. Spesso scelgono strutture come fienili e case, incontrando l’ostilità delle persone che tentano di eliminarli. Così dei biologi della fauna selvatica hanno sviluppato metodi per spostare in sicurezza queste colonie, incoraggiando anche la costruzione di rifugi specifici.

Gli studi genetici suggeriscono che alcuni pipistrelli possiedono una maggiore resistenza naturale alla “sindrome del naso bianco”. Analizzando il DNA di pipistrelli sopravvissuti e non alla malattia, Auteri ha scoperto differenze genetiche legate all’accumulo di grasso e al risveglio dal letargo. Si tratta di risultati che potrebbero offrire nuove speranze per la conservazione di queste specie.

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