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Google paga 5 miliardi ai suoi utenti. Ecco perché

Google sta cercando di chiudere per vie extra giudiziali una enorme richiesta di risarcimento per una presunta violazione della privacy dei soui utenti

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google chrome estensione Fonte foto: Jeramey Lende / Shutterstock.com

Pochi giorni fa Google ha annunciato di aver trovato un accordo con gli utenti che hanno querelato il colosso della tecnologia accusandolo di non fornire indicazioni adeguate sulle condizioni di utilizzo della Modalità Incognito di Chrome.

L’accusa aveva  chiesto inizialmente un totale di 5 miliardi di dollari, una somma che tuttavia non sarebbe stata corrisposta da Big G che ha preferito, invece, un accordo extra giudiziale che deve ancora essere approvato dal tribunale.

Le accuse contro Google

I fatti in oggetto risalgono al 2020, quando alcuni utenti hanno accusato Google di non aver specificato chiaramente il funzionamento della Modalità Incognito del celebre browser, definendo come “ingannevole” le modalità di promozione di tale caratteristica.

Come ben noto, questo sistema evita che Chrome salvi in locale i dati accumulati durante la navigazione come i cookie, ad esempio, o la cronologia. Ma questo sistema non impedisce il tracciamento degli utenti sui vari siti web, così come non impedisce ai software di analisi, come Google Analytics, di tenere traccia dei movimenti delle persone in rete.

Tutte informazioni che, secondo il colosso della tecnologia, sarebbero ben esplicitate nella tab iniziale di Chrome in Modalità Incognito, motivo per il quale Google ha respinto inizialmente le accuse dichiarandosi sempre attenta alla protezione dei dati dei propri utenti.

Nonostante questo, la querela nasce dal fatto che la definizione “incognito” lascia intendere la possibilità di navigare in totale sicurezza, evitando di lasciare traccia del passaggio sui vari siti e risultando, forse, “invisibili” anche ai vari sistemi di tracciamento online.

Tra le prove a supporto della causa contro Big G anche alcuni documenti che mostrano chiaramente come il colosso della tecnologia utilizza anche i dati della navigazione “privata” per fornire agli utenti annunci pubblicitari mirati a testimonianza, quindi, che anche le informazioni raccolte in incognito vanno a finire insieme a quelle raccolte nelle sessioni di navigazione classica.

A fronte di questo, i querelanti hanno ben pensato di puntare il dito contro l’azienda di Mountain View chiedendo 5.000 dollari a utente, fino ad arrivare alla somma record di 5 miliardi di dollari.

Il processo in corso

L’ultimo atto del processo in corso risale allo scorso agosto quando la giudice Yvonne Gonzalez Rogers ha respinto la richiesta di Google di interrompere il processo, criticando il colosso della tecnologia per le sue modalità di raccolta dei dati nella Modalità Incognito.

All’epoca Big G ha detto che si sarebbe “difeso energicamente” dalle accuse ma dopo solo quattro mesi le cose potrebbero essere cambiate e le parti in causa sono arrivate a un accordo extra giudiziale, che ora dovrà essere approvato o modificato dal giudice nella prossima udienza, che si terrà a febbraio.

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