Il governo punta sullo SPID, in arrivo investimento da 40 milioni di euro
Il governo ha assegnato 40 milioni di euro ai gestori di SPID, riaprendo il dialogo tra le autorità e i fornitori del servizio per il futuro dell’identità digitale
Dopo un’attesa durata due anni, il governo ha firmato il decreto che assegna 40 milioni di euro ai gestori di SPID, il Sistema Pubblico di Identità Digitale. Questa somma rappresentava l’elemento centrale dell’accordo siglato nell’aprile del 2023 tra i provider che gestiscono il servizio e l’esecutivo per garantire la continuità di questo sistema.
SPID, l’intesa con il governo
Il governo Meloni ha messo l’identità digitale tra le priorità della propria agenda tecnologica, privilegiando però la Carta d’Identità Elettronica (CIE). Nonostante questo, SPID continua ad essere un elemento chiave per l’accesso all’It-Wallet e il sostegno economico al Sistema Pubblico di Identità Digitale, dunque, è di fondamentale importanza per sviluppare e mantenere un’infrastruttura ormai essenziale per milioni di cittadini, con l’obiettivo in futuro di rafforzare il sistema di identità digitale puntando a una sempre migliore efficienza e all’interoperabilità.
Nonostante questo, però, i vari provider è dalla fine del 2022 che attendono il rinnovo delle convenzioni. Per evitare un’interruzione del servizio, l’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) ha prorogato d’ufficio gli accordi fino al 23 aprile 2023, tuttavia, le aziende coinvolte hanno dei costi operativi da sostenere, come la manutenzione delle infrastrutture e la gestione del rapporto con cittadini e pubblica amministrazione.
Per questo motivo lo stanziamento di 40 milioni di euro inserito in un decreto di aggiornamento del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), è cruciale per il mantenimento e l’espansione dell’uso dell’identità digitale in Italia, con l’obiettivo di portare SPID a 42,3 milioni di cittadini entro il 31 dicembre 2025 e di rendere accessibile il servizio a 16.500 enti pubblici entro il 31 marzo 2026.
Cosa c’è nel futuro di SPID
Secondo i dati condivisi dal governo, SPID conta 39,8 milioni di profili attivi, che consentono l’accesso ai servizi di 18.000 enti pubblici e 216 aziende private. I fornitori principali del servizio nel nostro paese sono Aruba e Poste Italiane (che da sola gestisce circa l’84% delle identità digitali), Infocert e Sielte.
Dall’altro lato, invece, le emissioni della Carta d’Identità Elettronica hanno superato i 50 milioni. In questo senso, dunque, la principale sfida per l’esecutivo è capire se continuare a sostenere entrambe le soluzioni di identità digitale o se punterà a un’unificazione definitiva tra CIE e SPID.
Intanto, prima di giungere a una decisione definitiva, il Dipartimento per la Trasformazione Digitale della Presidenza del Consiglio, il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) e il Ministero per gli Affari Europei hanno provveduto, nonostante qualche ritardo, allo sblocco del decreto per l’invio dei fondi del PNRR ai gestori del Sistema Pubblico di Identità Digitale. Un accordo a lungo atteso e che permetterà di riaprire il dialogo tra l’amministrazione e i gestori di Spid per il futuro del servizio, con le convenzioni attuali scadono a ottobre 2025 (ma prevedono la possibilità di un rinnovo biennale).
Per allora, numeri alla mano, sarà forse possibile definire i prossimi passi per il futuro dell’identità digitale e dei vari sistemi ad essa legati, auspicando una decisione in tempi ragionevolmente più rapidi, vista anche l’utilità e la centralità di questo servizio per molte delle attività che permettono i cittadini di dialogare con la pubblica amministrazione (e non solo) in modo molto più immediato.