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L'accordo tra Google e AGCOM arranca, il Piracy Shield non è ancora efficiente

È iniziata la partnership tra l’AGCOM e Google ma, per il momento, il colosso della tecnologia avrebbe bloccato un numero limitato di siti di streaming pirata

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Secondo un’indagine condotta da Dday, Google ha iniziato a bloccare i siti segnalati dal Piracy Shield, nel tentativo di contrastare la pirateria online, soprattutto quella legata allo streaming illegale di eventi sportivi. Tuttavia, dai dati condivisi sembra che il colosso di Mountain View stia bloccando solo un numero estremamente limitato di pagine segnalate, una strategia che sta sollevando qualche dubbio riguardo all’efficacia di questa partnership siglata solo pochi giorni fa.

Perché Google non sta bloccando tutti i siti pirata

Stando ai dati a disposizione, il Piracy Shield avrebbe segnalato a Google ben 20 mila siti di streaming pirata ma, effettivamente, il colosso della tecnologia ne avrebbe bloccati solo un migliaio, mentre tutti gli altri rimangono accessibili.

Si tratta, per adesso, di un blocco parziale che ha colpito solamente una minima parte del vastissimo ecosistema di contenuti illegali in rete, rappresentando praticamente una goccia d’acqua nell’oceano.

Come già anticipato qualche giorno fa, la questione del blocco dei siti pirata è stata estesa anche ai server DNS, come quelli di Google appunto. Un annuncio che ha subito creato un certo scompiglio perché, nella lotta pirateria informatica, una partnership del genere tra un colosso della tecnologia e le autorità (quelle italiane, in questo caso) potrebbe davvero fare la differenza e avere un impatto significativo su queste attività illegali.

A fronte di aspettative così elevate, vedere che il blocco imposto da Big G ha riguardato solo una manciata di siti fa riflettere, resta da capire se questa situazione sia frutto di qualche “problema nella collaborazione” o se dietro ci siano altre motivazioni.

Importante ricordare anche che non tutti i fornitori di DNS hanno dato il loro benestare alla cosa e alcuni potrebbero non essere disposti ad aiutare l’AGCOM (l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) nelle operazioni di contrasto allo streaming pirata.

Cosa farà Google contro lo streaming illegale

L’ipotesi più accreditata, al momento, è che Google stia ancora testando questa cosa dei blocchi, magari per farsi trovare pronto per l’inizio del Campionato di Serie A (e degli altri campionati) e garantire un sistema più efficiente proprio nel momento del bisogno.

Dall’altra parte, secondo altri, quella di Big G è una strategia per convincere altri fornitori di DNS, tra cui Cloudflare, a seguire la stessa strada, iniziando a bloccare i contenuti illegali.

Del resto, se tutti gli attori in gioco non collaborano attivamente alla cosa, è chiaro che la lotta alla pirateria potrebbe avere un impatto molto ridotto. Se i DNS di Google bloccano lo streaming illegale e quelli di Cloudflare no, è chiaro che un semplice switch a beneficio di questi ultimi può rendere vana qualsiasi disposizione del Piracy Shield.

La situazione, dunque, è ancora in divenire e per avere un quadro più definito dei blocchi occorrerà attendere l’inizio della nuova stagione calcistica. È altrettanto vero, però, che se le misure anti-pirateria non verranno applicate universalmente, il loro impatto potrebbe essere ben più ridotto di quanto sperato col rischio che la battaglia dell’AGCOM termini con un nulla di fatto.