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Inquinamento tossico da incendio, scatta l'allarme: "Si infiltra nelle case"

La diffusione indoor dell'inquinamento da incendi minaccia la salute di oltre un miliardo di persone: il nuovo studio e le possibili strategie.

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Gli incendi boschivi, fenomeno sempre più frequente e intenso a causa della crisi climatica, non si limitano a danneggiare l’esterno. Una recente ricerca ha messo in luce una minaccia subdola: l’inquinamento tossico generato dalle fiamme si insinua all’interno delle case, esponendo annualmente oltre un miliardo di persone a picchi di concentrazioni pericolose di particolato fine.

Questo inquinamento “invisibile” si propaga per migliaia di chilometri e, come evidenziato dagli scienziati, presenta una tossicità superiore rispetto allo smog urbano, a causa della maggiore concentrazione di composti chimici pro-infiammatori. Le conseguenze sulla salute sono allarmanti e spaziano dalle morti premature al peggioramento di patologie cardiache e respiratorie, fino alle nascite pretermine.

Il particolato degli incendi boschivi, un “ospite” indesiderato

Mentre studi precedenti si erano concentrati sull’esposizione esterna al fumo degli incendi, questa nuova analisi, pubblicata sulla prestigiosa rivista Science Advances, rappresenta il primo studio globale ad alta risoluzione dedicato ai picchi di inquinamento indoor specificamente causati da questi eventi catastrofici.

I risultati sono eloquenti. Anche con porte e finestre sigillate, le persone che cercano rifugio nelle proprie abitazioni si trovano comunque esposte a livelli significativi di particolato fine (PM2.5 e PM10), le cui concentrazioni durante gli incendi possono superare di quasi tre volte i valori riscontrati in giornate normali.

L’analisi dei dati satellitari sugli incendi, protrattasi per un ventennio – dal 2003 al 2022 -, ha rivelato che le aree più colpite sono il Sud America e l’Africa centrale, seguite dalla costa occidentale del Nord America, dall’Australia nord-occidentale e da vaste regioni dell’Asia settentrionale e sud-orientale.

Dongjia Han dell’Università Tsinghua di Pechino e il suo team di ricerca sottolineano l’urgenza di adottare misure più efficaci per mitigare l’esposizione al particolato prodotto dagli incendi boschivi negli ambienti chiusi. “Anche con porte e finestre chiuse, le persone rimaste in casa sono state comunque fortemente colpite dall’inquinamento da incendi boschivi – spiega -. Di conseguenza, c’è un’urgente necessità di misure più efficaci per ridurre l’esposizione al particolato prodotto dagli incendi boschivi in ​​ambienti chiusi”.

Strategie per ridurre l’inquinamento indoor

Oltre a sollevare il problema, spiegandone la portata, lo studio esplora anche le potenziali strategie volte a ridurre questo inquinamento indoor. L’utilizzo di purificatori d’aria si configura come una soluzione efficace, con un costo significativamente inferiore rispetto ai danni sanitari causati dall’inquinamento stesso. I ricercatori stimano che portare i livelli di inquinamento indoor al di sotto delle rigorose linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) attraverso l’impiego di purificatori d’aria comporterebbe una spesa annua di alcune centinaia di dollari per famiglia, un investimento che potrebbe tradursi in notevoli benefici economici e sanitari durante gli eventi di questo tipo.

Ma lo studio mette in luce anche una cruda realtà legata all‘ingiustizia climatica: nei Paesi a basso reddito – Niger e Ciad, tanto per citarne due -, il costo annuale dei purificatori d’aria supera il reddito medio annuo per famiglia. Disparità che espone le popolazioni più vulnerabili a rischi sanitari maggiori, negando loro l’accesso a strumenti di protezione basilari.

Oltre ai purificatori d’aria, gli scienziati suggeriscono altre strategie come l’uso di mascherine protettive, l’evacuazione delle persone vulnerabili dalle aree colpite e il miglioramento dell’ermeticità degli edifici. Jing Li e Yifang Zhu dell’Università della California di Los Angeles, sottolineano come la crescente intensità degli incendi boschivi, alimentata dai cambiamenti climatici, trasformi la riduzione dell’esposizione al fumo indoor in una “questione globale urgente che va oltre l’azione individuale e richiede soluzioni globali basate sulle politiche”.