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Gli inuit hanno cambiato il loro aspetto a causa del freddo

Una ricerca scandinava ha approfondito i tratti genetici in comune tra gli inuit e un popolo di ominidi vissuto tra i 70mila e i 40mila anni fa

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Inuit, c'è lo zampino del dna nella loro resistenza al freddo Fonte foto: iStock

L’inverno è l’inferno dei poveri. Questo modo di dire non deve essere mai scomodato per gli inuit, la popolazione dell’Artico, il cui tipico territorio è costituito essenzialmente dalla tundra e dal permafrost. Questo popolo è celebre per gli igloo, le caratteristiche case di ghiaccio in cui vivono e spesso ci si è chiesti come facciano a sopravvivere a temperature che per qualsiasi altra persona sarebbero impossibili. Una ricerca scientifica condotta dall’università danese di Copenaghen ha cercato di spiegare in modo più dettagliato quello che è il loro segreto. In particolare, sembra che gli adattamenti genetici degli inuit abbiano avuto il ruolo primario nella resistenza al freddo glaciale.

I loro vestiti tipici sono molto pesanti, nello specifico si tratta di indumenti di lana e pellicce ingombranti, eppure le temperature che scendono di molto sotto lo zero non sono una sfida semplice. Stando a quanto accertato dai ricercatori scandinavi, i cambiamenti genetici che nel tempo hanno interessato gli inuit sono stati alla base di un metabolismo molto diverso e soprattutto di una modifica importante dell’aspetto. È impossibile non notare i tipici connotati di queste persone. Il naso è alto e piuttosto stretto, ma è fondamentale per riscaldare l’aria che viene respirata, ovviamente gelida. Allo stesso tempo, c’è una spiegazione ben precisa per le stature non proprio da colossi.

Gli ominidi che hanno molto in comune con gli inuit

Gli inuit non sono dei giganti ma è un bene: in effetti, i centimetri sono giusti e queste altezze consentono di non disperdere il prezioso calore. Il merito sarebbe tutto di un gruppo di ominidi vissuti tra i 70mila ed i 40mola anni fa. Si sta parlando dei Denisova, i quali sono comparsi nello stesso periodo dei Neanderthal. La ricerca dell’università di Copenaghen ha spiegato come il genoma di questo popolo sia poi finito in quello degli inuit. Le somiglianze sono impressionanti, dunque non si può certo parlare di un caso.

Un genoma tutto da analizzare

I geni che hanno fatto rimanere a bocca aperta gli autori della ricerca sono sostanzialmente due: si chiamano TBX15 e WARS2, entrambi legati alla produzione di calore da parte del nostro corpo in caso di grasso “bruno”. Sono fondamentali per avere un organismo sempre ben riscaldato, tanto da essere invidiati da chi ha costantemente mani e piedi freddi nonostante viva in posti con temperature molto più alte. Tra l’altro, si tratta di varianti del genoma che non esistono per nulla in determinati popoli, come ad esempio possono essere quelli africani. In Europa, invece, sono molto rari. Dei Denisova si sa comunque ancora troppo poco.

Di questo popolo che ha moltissimo in comune con gli inuit si è venuti a conoscenza nel 2008, dunque appena 14 anni fa. La specie in questione viveva soprattutto in un territorio che corrisponde all’attuale Siberia, il che fa capire come fossero abituati al freddo glaciale. I geni che tengono al riparo dalle temperature più basse sono stati condivisi niente meno che con un’altra specie più “famosa”, gli Homo Sapiens, le cui tracce sono presenti (in misura minore) nel dna degli inuit. La nuova scoperta potrebbe ora aprire le porte a ricerche ancora più approfondite: altre sorprese sono dietro l’angolo.