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L'Italia ha vietato il riconoscimento facciale in pubblico

Con un emendamento inserito nel DL Capienze si vieta in Italia l'uso di tecnologie di riconoscimento facciale in luogo pubblico o aperto al pubblico, ma non mancano le critiche

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Per la prima volta l’Italia è avanti rispetto al resto del mondo nel dotarsi di una normativa per tutelare la privacy dei cittadini, messa a rischio dall’evoluzione tecnologica e, soprattutto, dell’intelligenza artificiale. All’interno del Decreto Legge Capienze, approvato il 1° dicembre 2021, c’è infatti una nuova norma che vieta in Italia l’uso delle tecnologie di riconoscimento facciale nei luoghi pubblici e aperti al pubblico.

Tutte quelle tecnologie, cioè, che permettono di identificare una persona in modo automatico e computerizzato se viene ripresa da una videocamera di sorveglianza. Uno scenario sempre più probabile, vista la gran quantità di videocamere IP che sono state installate in Italia negli ultimi anni, sia dai privati che dallo Stato, e che riprendono strade, piazze o anche solo piccoli tratti di marciapiede davanti la vetrina di un negozio. Di queste migliaia di telecamere solo una minima parte, oggi, sono abbinate a sistemi di riconoscimento facciale. Ma la tecnologia galoppa e i costi di questi sistemi stanno crollando, quindi è solo questione di tempo (poco) prima che il riconoscimento facciale applicato alle videocamere che riprendono luoghi pubblici diventi qualcosa di molto economico. Ben venga, allora, una normativa che regoli l’uso del riconoscimento biometrico anche se, nel caso specifico della nuova legge italiana, sono in molti a credere che si tratti di una normativa insufficiente a tutelare la privacy dei cittadini.

Riconoscimento facciale: la nuova legge

Il divieto di usare tecnologie di riconoscimento facciale applicate alle videocamere di sorveglianza varrà per tutto il 2022 e 2023 e farà da ponte verso il nuovo regolamento europeo sull’intelligenza artificiale, previsto proprio per il 2023, che creerà le basi per una normativa comune a tutti i Paesi europei.

Con la nuova normativa italiana si vieta l’installazione in luoghi pubblici (strade, piazze etc..) e aperti al pubblico (negozi, teatri, stadi etc…) di sistemi di videosorveglianza dotati di tecnologie per riconoscere i volti delle persone riprese, ma con una sola, grande, eccezione: l’uso di questi sistemi è ancora permesso per la prevenzione e repressione dei reati o l’esecuzione di sanzioni penali.

In altre parole: le forze di Polizia, se autorizzate dalla magistratura (ma non serve l’autorizzazione del Garante della Privacy), potranno usare il riconoscimento facciale anche nel caso in cui le videocamere siano puntate su luoghi pubblici o aerti al pubblico.

Nulla cambia, invece, per le videocamere di sorveglianza che non sono dotate di sistemi di riconoscimento facciale, che restano regolate dalla precedente normativa.

Una norma inutile?

Con questa norma sarà vietato ai privati installare sistemi di videosorveglianza con riconoscimento facciale in ogni luogo. Ad esempio in un grande centro commerciale, in un impianto sportivo o in qualunque altro posto al privato possa convenire, per motivi economici o di sicurezza, riconoscere in modo automatico chi è presente all’interno dello spazio.

Si tratta, chiaramente, di casi ben meno frequenti rispetto al possibile uso di questi sistemi da parte di Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e altre forze di polizia autorizzate dalla magistratura.

Per questo motivo, mentre tutti riconoscono l’importanza e il coraggio dell’Italia nel dotarsi, per prima, di una normativa del genere, non mancano di certo quelli che ritengono tale normativa assolutamente insufficiente. Tra le voci contrarie alla nuova legge c’è, ad esempio, quella di Privacy Network, un’associazione che promuove privacy, protezione dei dati e diritti digitali delle persone e che da tempo chiede una moratoria totale dell’uso del riconoscimento facciale, senza eccezioni.

Secondo Privacy NetworkConsiderando che le criticità maggiori e il principale utilizzo di questi sistemi hanno ad oggetto proprio i trattamenti per fini di prevenzione e repressione di (presunti) reati, si capisce che la moratoria ha davvero un’incidenza estremamente ridotta. Si applica infatti solo a limitate ipotesi, come l’uso di sistemi di riconoscimento facciale in luoghi pubblici o aperti al pubblico (es. teatri)“.

Privacy Network chiede il “divieto assoluto di qualsiasi tipologia di identificazione biometrica nei luoghi pubblici, anche per la prevenzione e repressione di reati” perché “Questi sistemi sono semplicemente troppo pericolosi per la libertà di chiunque“.

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