Nel mare sta succedendo qualcosa di preoccupante, un altro cattivo segnale
Sempre più caldo, sempre più a rischio di eventi potenti e drammatici: il nostro mare sta chiedendo aiuto e dovremmo seriamente iniziare a preoccuparci
Le temperature dei nostri mari sono sempre più alte. E no, a dispetto di quanto possa essere più gradevole bagnarsi nelle loro acque, non è affatto un buon segnale. Anzi: è l’ennesimo grido d’aiuto che il nostro pianeta sta lanciando in relazione all’emergenza climatica.
A fare il punto della situazione è, stavolta, il Flanders Marine Institute, istituto di ricerca belga che promuove lo studio degli ecosistemi marini e tutela le acque, monitorandole costantemente. Le notizie del FMI non sono affatto buone: secondo gli studiosi, infatti, è davvero arrivato il momento di preoccuparsi.
L’aumento delle temperature
Ma cosa sta succedendo di preciso? A spiegarlo è Jan Seys, professore, biologo marino e caporicercatore del FMI che, in questo momento, si occupa di portare avanti un programma interdisciplinare che esamina l’impatto del riscaldamento globale sugli oceani e analizza le temperature dei mari in tutto il pianeta. Seys, per mezzo di un comunicato stampa, ha informato che in questo momento le temperature delle acque sembrano essere in costante aumento, con picchi mai visti prima.
«Le temperature sempre più alte sulla Terra si ripercuotono sull’ambiente marino, sulle acque e sulle spiagge. Facendo una media globale – ha affermato Seys – tutti gli oceani e i mari sono più caldi di ben 3°C rispetto alle consuete temperature di luglio. E non è qualcosa da prendere sotto gamba». Sì, perché “soli” tre gradi possono fare la differenza sotto tantissimi punti di vista. Due esempi fra tutti? L’impatto sulla vita marina e l’innalzamento dei mari.
L’impatto sull’ecosistema marino
Le ricerche del FMI, dunque, insieme al monitoraggio dell’ambiente marino del sistema satellitare Copernicus, restituiscono una situazione davvero drammatica. Nel Mar Mediterraneo, per esempio, nelle ore più calde del giorno le acque arrivano a toccare tra i 28 e gli oltre 30 gradi: temperature devastanti per la vita che non solo si trova in fondo al mare, ma ruota intorno a esso. Stando al FMI, infatti, mettono a rischio i coralli, facendoli sbiancare, e spingono i pesci abituati a temperature miti (come i merluzzi) a spostarsi senza sosta, finché la fatica non li uccide.
Ma non solo: persino sardine e acciughe, abituate alle acque più calde, si muovono sempre più in branco verso spazi meno caldi. Questo porta alla mancata sopravvivenza di altre specie che, di questi pesci, si nutrono, comprese diverse specie di uccelli. Inoltre, il riscaldamento delle acque rende ancor più critica la situazione ai poli e nelle aree ghiacciate, che oltre a sciogliersi e surriscaldarsi “uccidono” gli animali che ci vivono, di stenti, di fatica o privandoli del loro habitat.
L’innalzamento dei mari e gli eventi estremi
Se ciò non bastasse, l’emergenza climatica e il conseguente scioglimento delle aree ghiacciate sta portando a un sensibile innalzamento delle acque. Mentre il volume dell’oceano si espande, l’acqua si riscalda e questi due fattori, in combo, portano al rischio di vedere sommerse diverse aree della Terra, con (ovviamente) particolari ripercussioni sulle zone insulari e peninsulari.
Per di più, l’aumento del volume delle acque, sempre stando a quanto rilevato dal FMI, preannuncerebbe anche eventi disastrosi come inondazioni improvvise, tsunami, onde anomale e vortici acquatici in grado di risucchiare tutto ciò che hanno intorno. La soluzione? Correre ai ripari. Il più presto possibile.