Marmolada, purtroppo non sarà un caso isolato: gli altri crolli previsti
Il crollo avvenuto sulla Marmolada è una tragedia di grandi proporzioni: secondo gli esperti, purtroppo, si tratta di un avvenimento destinato a ripetersi.
La natura si ribella alle interferenze dell’uomo, e lo fa colpendo duramente: il 3 luglio 2022, il ghiacciaio della Marmolada è crollato, e il distacco di un seracco ha travolto diversi turisti presenti poco più a valle, causando morti e feriti. La tragedia che è avvenuta nella cornice delle Dolomiti è solo il monito dei cambiamenti climatici repentini che stiamo vivendo da alcuni decenni a questa parte. E secondo gli esperti dovremmo aspettarci più spesso che si verifichino crolli del genere.
Le cause del crollo della Marmolada
La valanga che ha colpito alcuni turisti sulla Marmolada ha avuto origine dal distacco di un seracco, ovvero di un blocco di ghiaccio che si separa dal resto del ghiacciaio durante i suoi movimenti, quando si formano dei crepacci. Prevederlo è quasi impossibile, sebbene alcuni segnali avrebbero potuto indurre a ritenere la situazione del ghiacciaio della Marmolada fin troppo pericolosa. Già da molti giorni, infatti, le temperature ad alta quota sono parecchio più elevate rispetto al solito. Ai valori decisamente al di sopra del normale va aggiunta anche la presenza di poca neve, dovuta ad una stagione invernale più scarsa dal punto di vista delle precipitazioni.
Ora gli esperti lanciano l’allarme: quello della Marmolada non sarà un evento unico, bensì solo il primo di una lunga serie di crolli che potrà verificarsi soprattutto sulle Alpi Occidentali. Secondo Anselmo Cagnati, glaciologo e nivologo che ha lavorato a lungo presso il centro anti-valanghe di Arabba, distacchi di questo tipo sono la conseguenza dei cambiamenti climatici. “Questo era un fenomeno che si preparava da tempo, dovuto al susseguirsi di estati sempre più calde anche a quote elevate. Purtroppo i crolli di seracchi simili sono fenomeni destinati ad essere più frequenti nei prossimi anni” – ha spiegato l’esperto.
Il primo ad essere a rischio è proprio il ghiacciaio della Marmolada. Uno studio condotto dal Cnr due anni fa aveva già preannunciato la sua prossima scomparsa, che dovrebbe avvenire entro il 2050: sulla base dei rilievi geofisici fatti a 10 anni di distanza, è emersa una diminuzione del volume del ghiacciaio addirittura del 30%. Stando alle previsioni, presto non rimarranno che piccole placche di ghiaccio e nevato, protette dall’ombra delle pareti rocciose più elevate. E se le temperature dovessero aumentare in maniera più repentina, la scomparsa del ghiacciaio della Marmolada potrebbe avvenire ancora prima di quanto stimato.
Il rischio di crolli aumenta vertiginosamente: il motivo
A causa dei cambiamenti climatici e degli eventi meteorologici estremi ad essi correlati, il rischio di crolli in montagna si fa sempre più serio. La valutazione delle conseguenze del clima sulle frane è un argomento poco dibattuto, ma che ora sta generando allarme tra gli esperti. Uno studio pubblicato alcuni anni fa su Earth-Science Review aveva già mostrato l’aumento della franabilità delle montagne a causa dell’innalzamento estremo delle temperature. Le Alpi sono a rischio valanghe, proprio come quella che si è verificata sulla Marmolada. Ma non sono esenti nemmeno gli Appennini, rimanendo in territorio nazionale.
Il problema delle frane è solo uno dei tanti causati dal cambiamento climatico. Il nostro pianeta si sta surriscaldando, e le conseguenze sono ormai sotto gli occhi di tutti. Proprio in queste settimane stiamo facendo i conti con una siccità sempre più grave, mentre i nostri mari si innalzano a causa dello scioglimento dei ghiacciai e si popolano di specie aliene, che mettono a rischio la fauna autoctona. Invertire la tendenza è possibile? Sì, ma serve un impegno globale che parte da ciascuno di noi. E tuttavia alcuni fenomeni sono ormai inevitabili.