Un altro importante avvistamento su Marte: la scoperta di Perseverance
Il veicolo spaziale Perseverance ha immortalato un panorama che svela qualcosa di importantissimo su Marte: la presenza dell'acqua diventa sempre più certa
Quarto pianeta del Sistema Solare, misterioso astro dal colore rosso, ossessione degli scienziati: Marte continua a far parlare di sé e, pur concedendosi solo poco alla volta agli studiosi che vorrebbero conoscere tutti i suoi misteri, riesce a regalare grandi scoperte e incredibili rivelazioni. L’ultima in ordine di tempo riguarda una parte del suo panorama, che sembrerebbe essere stata contraddistinta dalla presenza d’acqua.
Ebbene sì: la sonda Perseverance ha restituito agli scienziati che stanno monitorando la sua missione sul Pianeta Rosso uno scatto molto particolare, che ritrae una sorta di vallata la cui conformazione e il cui assetto sembrerebbero del tutto compatibili con la presenza (in tempi molto antichi) di un fiume.
L’acqua su Marte e lo scatto di Perseverance
Sia chiaro: il fatto che su Marte ci sia acqua è ormai assodato. I poli del pianeta sono ricoperti di ghiaccio e moltissimi scienziati concordano sul fatto che grandi quantità d’acqua siano intrappolate sotto la criosfera marziana. In passato, inoltre, le foto del Mars Global Surveyor hanno mostrato dei panorami che sembravano combaciare con delle reti naturali di drenaggio e depositi alluvionali.
Tuttavia, lo scatto del rover Perseverance resta di importanza fondamentale, a dir poco storica, perché sembra indicare che in tempi antichissimi scorresse nella vallata protagonista dello scatto un fiume molto più largo, grande, profondo e turbolento di quanto si potesse anche solo immaginare. Non solo: sempre in base a quanto desunto dallo scatto, il fiume in questione potrebbe essere stato solo uno dei tanti corsi d’acqua che confluivano nel cratere Jezero, area che Perseverance sta esplorando da due anni.
L’enigmatico fiume e il volto più antico di Marte
Lo scatto di Perseverance mostra una serie di alti strati sedimentari accatastati l’uno sopra l’altro. Visti dalla prospettiva del rover, gli strati sembrano disposti in file ordinate che si increspano in maniera “naturale” attraverso il paesaggio. Secondo gli scienziati della NASA, tutto suggerisce che si tratti di resti fluviali e banchi di sabbia e che, in base alla loro posizione, dovevano un tempo appartenere a un fiume che scorreva rapidamente.
Non è tutto qui: tenendo conto dei moltissimi anni passati da quando il fiume scorreva a oggi, gli scienziati suppongono che quella che si può desumere adesso non sia neanche la metà della reale profondità del fiume. Se tutto ciò dovesse essere vero, molto di ciò che sappiamo su Marte sarebbe da rimettere in discussione perché in passato i suoi ambienti acquosi dovevano essere molto più diffusi e complessi di quanto si credesse fino ad adesso.
Il Pianeta Rosso ieri e oggi
Sempre secondo la NASA, il letto del fiume e l’area circostante risultano comunque anomali: somigliano sì a ciò che si potrebbe vedere sulla Terra se un corso d’acqua si asciugasse, ma al contempo se ne discostano proprio per quella presunta profondità “eccessiva” e per una serie di sedimenti che, nel corso del tempo, si sono asciugati e sedimentati in modo strano. Ciò suggerisce che ai tempi dell’esistenza del fiume, anche il clima e la pressione atmosferica abbiano fatto la loro parte.
Tutto ciò impone nuovamente una riflessione sull’evoluzione di Marte: com’è arrivato a essere ciò che è? E cosa gli è successo se, come si suppone, un tempo somigliava in qualche modo alla Terra? Per gli studiosi della NASA prima comprenderemo i vecchi ambienti acquosi (e gli eventuali segni di un’antica vita microbica) prima verremo a capo dei misteri che più ci tormentano.