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SCIENZA

Mistero sullo "squalo fantasma": dove è stato già visto

Lo "squalo fantasma" rappresenta una vera e propria incognita per gli esperti, non si sa quanto possa vivere e nemmeno i pericoli per l'uomo

Il mistero dello squalo fantasma Fonte foto: NIWA

Una bocca di proporzioni gigantesche, denti aguzzi e occhi che farebbero impallidire anche il sub più temerario. Viene in mente questo e molto altro quando si pensa a uno squalo, in realtà esistono esemplari che non hanno nemmeno una di queste caratteristiche ma che comunque incutono una certa paura. Ne è un chiaro esempio lo “squalo fantasma”.

Sono piuttosto rari ma è possibile “imbattersi” in questa singolare specie nelle profondità oceaniche al largo della costa della Nuova Zelanda. Gli abissi marini sono spesso costellati da eventi misteriosi e questi squali non sono da meno. A rendere possibile la sua cattura qualche tempo fa è stato il NIWA (National Institute of Water and Atmospheric Research).

Gli squali sono puntualmente colpevolizzati per la loro ferocia, nonostante recenti studi abbiano dimostrato come siano addirittura le mucche ad essere più pericolose. Quali rischi comporta, invece, lo squalo fantasma? A spiegarne ogni aspetto è stata la dottoressa Brit Finucci, esperta in materia e residente proprio in Nuova Zelanda. Il nome ufficiale è ovviamente un altro, vale a dire Oxynotus bruniensis: quasi l’80% degli squali neozelandesi trascorre la propria vita in profondità senza essere mai visto. Si tratta di una famiglia ittica singolare, visto che questi esemplari si trovano a oltre un chilometro sotto le onde e si caratterizzano soprattutto per la loro bioluminescenza.

Caratteristiche uniche

L’aspetto dello squalo fantasma non è dei più affascinanti, come si intuisce facilmente dal nome. Il pesce in questione appare traslucido, della consistenza simile alla gelatina e con degli occhi neri inconfondibili. È un animale cartilagineo e qualcuno si è spinto a paragonarlo a un alieno. Finucci è attualmente in missione proprio per approfondire meglio la specie, in primis il ruolo svolto negli ecosistemi marini. Le ricerche sugli squali sono frequenti, ad esempio ci si è chiesto di recente se ci sia un legame tra i loro attacchi e la luna piena: la specie fantasma, al contrario, fa sorgere più di un dubbio per altre ragioni.

Una scoperta che ha cambiato tutto

Non si sa a che età maturino e nemmeno quale sia la loro aspettativa di vita, due dettagli che rendono gli studi ufficiali alquanto difficoltosi. Finucci ha avuto il merito di non darsi per vinta e si deve a lei la scoperta di uno squalo fantasma in acque profonde, appena nato e che ha attirato l’attenzione globale. Ecco perché le ricerche future non potranno non basarsi su questo specifico esemplare e sulle sue caratteristiche in modo da saperne di più sul pesce. L’altro nome con cui questi squali (che poi tecnicamente non sono proprio tali) è “chimere”. Le peculiarità fisiche sono dovute al loro habitat.

Entrando più nel dettaglio, i bulbi oculari di grandi dimensioni sono la conseguenza di una vita costante nelle profondità abissali, dai 200 ai 2.600 metri per la precisione, anche se non è escluso che se ne possano trovare altri ancora più “in basso”, dunque un incontro con l’uomo sembra escluso. La loro spina velenosa serve a difendersi da altre specie, mentre invece per individuare le prede si avvalgono di particolari organi elettrorecettori, le cosiddette “Ampolle di Lorenzini”. I denti, infine, non sono affilati e quindi non troppo pericolosi.