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NASA, rischio spreco milionario: il campione di asteroide è inutilizzabile

La NASA non può accedere ai resti dell'asteroide Bennu giunti sulla Terra: il contenitore speciale è bloccato e stiamo perdendo una chance storica

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Campione asteroide Bennu Fonte foto: NASA/Robert Markowitz

Problemi tecnici in casa NASA, tanto comuni e “banali” da strappare quasi un sorriso, se non prevedessero un possibile spreco milionario. Allo stato attuale, uno dei progetti più intriganti vede come protagonista un campione di asteroide che, al momento, non sembra poter essere analizzato.

L’asteroide Bennu è inutilizzabile

Abbiamo già avuto modo di parlare dell’importanza potenziale dell’asteroide Bennu per le ricerche scientifiche terrestri. La NASA ha finalmente ottenuto alcuni resti del già celebre asteroide, ma riuscire a procedere con le analisi del caso, divise in svariati laboratori, non è cosa tanto scontata, anzi. Per quanto possa sembrare incredibile, abbiamo problemi con una “scatola”. Siamo in grado di viaggiare nello spazio, raggiungere con rover, sonde e telescopi spaziali come il celebre Webb gli angoli del nostro sistema solare, ma tutto ciò non è d’aiuto in questo caso.

I frammenti dell’asteroide dovevano essere riposti in un contenitore speciale, in grado di poter gestire il viaggio fino a noi, garantendo zero contaminazioni nel processo. A circa un mese dall’atterraggio della capsula nel deserto dello Utah, però, tutto ciò che gli esperti del Johnson Space Center di Houston, in Texas, sono riusciti ad analizzare è la polvere esterna. Il problema che pare irrisolvibile è dato da due elementi di fissaggio del coperchio del Touch and Go, TAGSAM. Questi sono ancora bloccati e a nulla sono serviti i differenti tentativi di rimozione, come spiegato dall’Agenzia statunitense in una nota ufficiale.

Due dei 35 elementi di fissaggio non possono essere rimossi con gli attuali strumenti approvati per l’uso nel vano della capsula di Osiris-Rex”. Ciò vuol dire che non ci sia assolutamente modo di andare oltre l’ostacolo? Niente affatto. Volendo, la NASA potrebbe forzare la mano e raggiungere i resti dell’asteroide. Tutto ruota intorno al fatto di non voler/dover generare danni, il che comprometterebbe il risultato finale. In parole povere, non basta aprire il contenitore, è fondamentale farlo nel modo giusto.

NASA, abbiamo un problema

Considerando il blocco di due elementi di fissaggio del coperchio, il team NASA presso il Johnson Space Center ha dovuto cambiare approccio, al fine di arrivare alla maggior parte della roccia e della polvere raccolta nel 2020. Il problema cardine risiede nel fatto che gli strumenti sfruttati devono potersi adattare agli spazi del vano dove si trova il contenitore. Al suo interno scorre un flusso di azoto. Ciò ha un’importanza cruciale, consentendo infatti la preservazione del tutto dalla contaminazione da parte dell’atmosfera terrestre.

Ecco quanto altro si legge nella nota della NASA: “Gli strumenti adottati per qualsiasi sorta di soluzione proposta per estrarre il materiale rimanente devono essere in grado di adattarsi all’interno del vano, senza compromettere l’integrità scientifica della raccolta. Ogni procedura dev’essere coerente con gli standard della camera bianca (la cosiddetta ‘white room’, ovvero incontaminata, ndr)”. Viene dunque da chiedersi cosa ci sia di tanto importante in questo contenitore proveniente dallo spazio, da giustificare tutto questo. In totale 250 grammi di polvere e roccia, prelevati dall’asteroide Bennu, scoperto nel 1999 e classificato come potenzialmente pericoloso per la Terra.

Comprenderne la natura è importante soprattutto perché si ritiene che questo tipo di asteroide abbia avuto origine dalla disgregazione di un corpo genitore molto più grande, durante la formazione del sistema solare. Tutto ciò potrebbe raccontare parte della nostra storia spaziale, come una sorta di “fossile dell’universo”.