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Antichi frammenti di roccia spaziale sono arrivati sulla Terra: cosa è stato scoperto fino ad ora

La NASA ha condotto i primi test sui frammenti dell'asteroide Bennu ottenuti e condotti sulla Terra: ecco perché la ricerca potrebbe spiegare le origini della vita

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Le conferenze stampa organizzate dalla NASA sono spesso attese con trepidazione da esperti e semplici appassionati. Quella dedicata al materiale raccolto sulla superficie dell’asteroide Bennu non fa di certo eccezione. Parliamo dei risvolti della missione OSIRIS-Rex. Di seguito riportiamo tutti i dettagli offerti al pubblico e quelle che potranno essere le conseguenze delle analisi che verranno.

Le prime analisi

Il 24 settembre scorso è atterrata una capsula scura nel deserto dello Utah. Di certo non una sorpresa per la NASA, che aveva organizzato il tutto nei minimi dettagli. Si è trattato di una fase cruciale di una missione che ha avuto inizio nel 2016.

Un oggetto alquanto grande e pesante, che ha richiesto l’intervento di due persone per essere trasportato. Cosa c’era al suo interno? Campioni dell’asteroide Bennu, il che rappresenta una parte cruciale della missione OSIRIS-Rex.

Musica trionfale e clima da grande annuncio al Johnson Space Center di Houston, in Texas. Sono qui state proiettate le immagini dei campioni, per poi offrire informazioni al pubblico, seppur limitate, su quelli che saranno i prossimi passi del progetto.

I materiali ottenuti saranno al centro dell’attenzione degli esperti della NASA per molto tempo. Ad oggi, infatti, hanno fronteggiato soltanto un processo di test iniziale. Il team che si è occupato di questo passaggio preliminare ha rilevato all’interno dei campioni carbonio e minerali ricchi d’acqua.

La NASA ha però già dato la propria autorizzazione a un lavoro approfondito anche oltre i confini degli Stati Uniti. Quanto raccolto verrà dunque ridistribuito attraverso differenti laboratori, al fine di analizzare il tutto da punti di vista diversi, affidandosi ai grandi esperti del pianeta.

Di particolare importanza la presenza di molecole d’acqua all’interno della struttura cristallina dei minerali dell’asteroide. In merito si è espresso il principal investigator della missione, Dante Lauretta. Ecco le sue parole: “Stiamo vedendo probabilmente il modo con il quale l’acqua è stata incorporata nel materiale solare e, di conseguenza, all’interno dei pianeti”.

Nel corso dei prossimi mesi si punta a pubblicare un vero e proprio catalogo, spiega la NASA, così da consentire alla comunità scientifica internazionale di poter discutere sulle possibili analisi da dover condurre nel prossimo futuro.

Le origini della vita

Ciò che sta avvenendo è l’analisi di una vera e propria capsula del tempo. Così l’ha descritta Lauretta, estasiato dinanzi all’abbondanza di materiale ricco di carbonio rinvenuto. Tutto ciò offre degli strumenti per comprendere non soltanto il “vicinato celeste” ma, al tempo stesso, anche il potenziale inizio della vita. Scandagliare ciò che l’asteroide Bennu ha da offrire vuol dire “avvicinarsi a svelare i misteri della nostra eredità cosmica”.

La NASA spiega attraverso i propri social quelle che sono le implicazioni di questi studi. Considerando come gli asteroidi siano avanzi del periodo di formazione dei pianeti, analizzarli approfonditamente potrebbe consentire di scoprire cosa fosse presente nel nostro sistema solare prima che la Terra si formasse del tutto. C’è la possibilità che vi fosse già dell’acqua al tempo?

Tutto ciò dovrebbe ampiamente spiegare i motivi dietro questo grande livello di eccitazione. Si tratta di una fase cruciale per questo tipo di ricerca. Sembra quasi fantascienza, ma non lo è affatto. Siamo realmente dinanzi al tipo di minerali che potrebbero aver giocato un ruolo cruciale nella formazione della vita sulla Terra.

“Il motivo per il quale il nostro pianeta sia abitabile, e il fatto d’avere oceani, laghi, fiumi e pioggia, è perché minerali come quelli che rileviamo sui resti di Bennu sono piovuti sulla Terra quattro miliardi di anni fa”.