Nuova scoperta su Stonehenge e l'origine dei megaliti: il legame tra comunità e monumenti sacri
Stonehenge non è un calendario né un tempio, ma potrebbe essere stato un tentativo di unificare i popoli della Gran Bretagna: il nuovo studio.
Stonehenge continua a far parlare di sé e a essere il centro di studi e ricerche mirati a svelarne tutti i segreti. Una delle ultime scoperte in ordine di tempo risale all’estate del 2024, quando è stato confermato che la pietra centrale del sito Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco sia stata trasportata fino alla piana di Salisbury dall’estremo nord della Scozia, percorrendo oltre 700 km. A distanza di mesi un noto archeologo e il suo team di ricerca hanno prodotto un nuovo studio, fornendo una spiegazione sul perché di questa pratica: il monumento neolitico potrebbe aver avuto uno scopo unificante nell’antica Gran Bretagna.
Il nuovo studio su Stonehenge
Era già noto che i sarsen – ovvero gli enormi blocchi di arenaria che compongono il sito di Stonehenge – provenissero da regioni diverse della pianura di Salisbury, in Inghilterra. Le “pietre blu”, ad esempio, provengono dall’area di Mynydd Preseli nel Galles occidentale, a 220 chilometri a ovest dell’antico e celebre sito.
L’ultimo studio, pubblicato ad agosto del 2024 sulla rivista Nature, aveva aggiunto un ulteriore dettaglio: la pietra centrale, quella dell’altare (Altar Stone), sarebbe stata trasportata per oltre 700 km fino a Salisbury dall’estremo nord della Scozia. Ci si è chiesto, quindi, perché mai sia stato necessario tutto questo? Parliamo di uno sforzo immane, specialmente per quei tempi (circa 5.000 anni fa).
A far luce su questo ulteriore mistero di Stonehenge ci ha pensato uno studio condotto da Mike Parker Pearson, professore dell’University College di Londra, realizzato insieme a un team di esperti e in attesa di pubblicazione sulla rivista specializzata Archaeology International: il sito potrebbe essere stato eretto con il preciso obiettivo di unire le prime comunità agricole della Gran Bretagna in un periodo di “stress culturale” e l’Altar Stone, in particolare, sarebbe stata estratta da un monumento scozzese e portata in Inghilterra come “dono o simbolo di alleanza politica”.
Stonehenge come monumento politico
“Stonehenge si distingue per essere un microcosmo materiale e monumentale dell’intera isola britannica – afferma il professor Parker Pearson -. Non è un tempio, che è stato un grosso ostacolo per centinaia di anni. Non è un calendario e non è un osservatorio“. Conosciamo le teorie e gli studi sull’allineamento della struttura al solstizio d’inverno, in ultimo è stata anche avanzata una nuova teoria sull’allineamento alle fasi lunari (lunistizio maggiore), ma non sarebbe mai stato questo lo scopo principale di Stonehenge.
“Penso che non abbiamo semplicemente guardato Stonehenge nel modo giusto – prosegue l’autore principale del nuovo studio -. Bisogna davvero guardare tutto per capire cosa stanno facendo. Stanno costruendo un monumento che esprime la permanenza di aspetti particolari del loro mondo”. Per molti anni la pietra dell’altare è stata trascurata, perché giace al suolo e non è eretta come gli altri sarsen, eppure già questo sottolineerebbe il legame con la Scozia dove, appunto, esistono diversi cerchi megalitici in cui le pietre sono volutamente disposte piatte sul terreno.
“Dato ciò che sappiamo ora sulla sua provenienza, sembra ancora più probabile che sia stata deliberatamente posizionata come una pietra reclinata” ed è “altamente probabile”, quindi, che l’Altar Stone facesse parte di un altro monumento: “Le somiglianze nell’architettura e nella cultura materiale tra l’area di Stonehenge e la Scozia settentrionale ora hanno più senso. Ha aiutato a risolvere il puzzle del perché questi luoghi lontani avessero più cose in comune di quanto avremmo potuto pensare in passato”.
La provenienza dei sarsen di Stonehenge non sarebbe affatto casuale. Lo studio di prossima pubblicazione afferma che la pietra dell’altare potrebbe essere stata portata sul sito inglese intorno al 2.500 a.C., un periodo di “cambiamento culturale” in Gran Bretagna: “C’è ovviamente una sorta di interazione, potremmo chiamarla primo contatto. Quello è il momento in cui viene costruito Stonehenge, e mi chiedo se sia quel momento di contatto a fungere, in qualche modo, da catalizzatore per questa seconda fase davvero impressionante di Stonehenge. È un tentativo di affermare l’unità, molto probabilmente integrando i nuovi arrivati, o no”.