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SCIENZA

A Stonehenge è stata fatta una nuova scoperta

Il mistero di Stonehenge si infittisce ulteriormente: una nuova ricerca riscrive la storia delle origini dell'antichissimo sito

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Per quanto possa sembrare impossibile, il mistero di Stonehenge è divenuto ancora più fitto. Poche settimane fa è stato rivelato un dettaglio di enorme rilevanza. Un team di geologi ha infatti dimostrato come le rocce neolitiche siano state trasportate per centinaia di chilometri nel Wiltshire dal nord della Scozia.

È stato dunque spiegato come il megalite di sei tonnellate non è stato trasportato dal Galles, come un tempo si credeva. Di fatto proverrebbe da depositi di arenaria in un’area che comprende le isole Orcadi e Shetland, così come una fascia costiera della Scozia continentale, nell’area nord-orientale. La scoperta è stata definita “sbalorditiva” da uno dei membri del team, ma c’è dell’altro di cui tener conto e tale tesi sembra appena crollata.

L’origine di Stonehenge

Molti esperti ritenevano che il luogo di origine più probabile di Stonehenge fossero le isole Orcadi. Ciò sulla base di quella che è l’analisi storiografica di questo territorio. Vanta infatti una ricca cultura neolitica, con una tradizione ben precisa di costruzione di monumenti.

Uno studio accademico ha però gettato luce su questo punto, rivoluzionando la precedente concezione. Di fatto è stato dimostrato come le isole Orcadi non rappresentino la fonte della pietra del misterioso altare. Ciò vuol dire, in parole povere, che la caccia al misterioso luogo d’origine prosegue. Qualcosa di frustrante, certo, ma al tempo stesso esaltante.

Il nuovo studio ha visto la partecipazione di alcuni degli stessi scienziati del lavoro australiano pubblicato il mese scorso. È stata esaminata la composizione chimica e mineralogica delle pietre dei due grandi cerchi nelle Orcadi. Parliamo di Ring of Brodgar e Stones of Stenness. Inoltre sono stati raccolti dei campioni di depositi rocciosi sul territorio.

Tramite i raggi X si è proceduto a identificare i marcatori chiave, poi confrontati con quelli della pietra del celebre altare. I risultati sono sorprendentemente diversi. Ciò ha portato gli autori a concludere che le Orcadi non possono di certo essere l’origine di Stonehenge.

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Il risultato della ricerca

Richard Bevins è l’autore principale di questo nuovo rapporto. Professore onorario di geografia e scienze della terra presso l’Università di Aberystwyth, che ha spiegato come le isole Orcadi fossero il luogo più ovvio dove cercare.

Di fatto esistono numerose prove che legano quest’area a Stonehenge. Una sorta di comunicazione a distanza posta in evidenza, risalente al 3000 a.C., ma non solo. Si ritiene che una serie di innovazioni sul fronte “tecnologico” e culturale provengano proprio dall’arcipelago.

“Tutti avrebbero detto Orcadi. – ha spiegato il coautore Rob Ixer, ricercatore senior onorario presso l’University College di Londra – La vita sarebbe stata molto più semplice se fossero pietre simili a quelle di Brodgar. La verità è che più scopriamo di Stonehenge, più il sito diventa strano”.

Bevins è ottimista sul fatto che un giorno arriverà la risposta a questo quesito, ma non accadrà in tempi brevissimi, presumibilmente. Ciò perché il bacino di Orcadian, ovvero l’area di antica arenaria rossa da cui proviene la pietra dell’altare, è piuttosto grande.

Ecco le parole dell’ex curatore principale della preistoria presso il National Museums Scotland (non coinvolto nella ricerca): “Come per molte altre cose di Stonehenge, nulla è mai chiaro. Ciò che non sappiamo è l’organizzazione sociale di altre zone della Gran Bretagna dell’epoca. È chiaro che le persone erano altrettanto sofisticate e ben collegate geograficamente e socialmente altrove. Penso che non ci farebbe male iniziare a riconsiderare ciò che sappiamo sulle comunità del tardo neolitico nel nord-est della Scozia”.

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