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Un nuovo ammasso luminoso è apparso nel cielo: cos'è

Il telescopio spaziale James Webb ha condotto gli astronomi a una nuova, affascinante scoperta: un enorme ammasso luminoso mai visto prima.

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Grazie al telescopio spaziale James Webb ci stiamo spingendo fino alla parte più recondita dell’Universo. Immagini uniche e inedite che hanno portato gli astronomi a una nuova ed eccezionale scoperta: hanno notato un ammasso luminoso di enormi galassie attorno a un potente quasar. E il suo studio ci potrà dire molto sulla loro formazione nell’Universo primordiale.

Scoperto un nuovo ammasso luminoso nel cielo

La scoperta è sorprendente, ma del resto il telescopio spaziale James Webb negli ultimi mesi ci sta ponendo dinanzi a immagini inedite che aprono le porte della nostra conoscenza dell’Universo primordiale. Lo abbiamo potuto appurare quando, lo scorso aprile, ha puntato il suo obiettivo su oggetti talmente luminosi da eclissare le galassie. E ancora con l’epica immagine dei Pilastri della Creazione a circa 7.000 anni luce di distanza dal nostro Pianeta. Da quando è stato lanciato nello spazio il 25 dicembre 2021 è completamente cambiata la nostra visione dell’Universo.

Stavolta James Webb, grazie alle sue caratteristiche spettroscopiche e alla sua potente camera a infrarossi – la NIRCam (Near-Infrared Camera) – ha scoperto la presenza di un ammasso luminoso di enormi dimensioni, che racchiude al suo interno numerose galassie in fase di formazione attorno a un quasar “estremamente rosso” (SDSS J165202.64+172852.3). Il quasar in questione, la cui formazione risale a circa 11,5 miliardi di anni fa, era già stato immortalato dal telescopio Hubble ma finora non era stato possibile scorgere l’attività attorno ad esso con dettagli tanto precisi.

Le sorprendenti immagini del telescopio James Webb

È risaputo che i quasar siano un rarissimo tipo di nucleo galattico attivo (AGN) posto al centro di una galassia, in grado di emettere radiazioni elettromagnetiche talmente potenti da eclissare le stelle circostanti. Ma il quasar in questione, registrato da James Webb, ha qualcosa di particolare: si tratta, infatti, di uno dei nuclei galattici più potenti mai scoperti a una distanza così estrema.

Il telescopio James Webb è stato in grado di realizzare immagini davvero uniche grazie al NIRSpec (Near-InfraRed Spectrograph) di cui è dotato, un potente strumento che può raccogliere simultaneamente spettri diversi nell’intero campo visivo del telescopio. Si tratta di una tecnica ben precisa, chiamata spettroscopia IFU (Integral Field Unit), ed è proprio ciò che ha consentito agli astronomi di esaminare al contempo il quasar, la sua galassia e l’ambiente circostante.⁠

In passato erano già stati condotti alcuni studi con le immagini registrate dal telescopio spaziale Hubble della NASA/ESA e dallo spettrometro del telescopio Gemini-Nord, e già allora erano state fatte alcune ipotesi. Gli astronomi pensavano che la galassia ospite del quasar potesse fondersi con oggetti spaziali non visibili. Ma le nuove e più dettagliate immagini di James Webb ribaltano questa ipotesi: gli astronomi non potevano sapere che attorno a quel quasar non c’è soltanto una galassia, ma almeno tre di esse che vi vorticano attorno.

“Ci sono pochi protocluster di galassie conosciuti in questo primo periodo – ha affermato l’astronoma Dominika Wylezalek dell’Università tedesca di Heidelberg, che ha condotto lo studio su questo quasar -. È difficile trovarli e pochissimi hanno avuto il tempo di formarsi dal Big Bang. Questo alla fine potrebbe aiutarci a capire come si evolvono le galassie in ambienti densi… È un risultato entusiasmante”.