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Per Piracy Shield ormai è guerra aperta: è arrivata la multa

AGCOM ha multato Assoprovider per ostacolo all'attività di vigilanza, ma nel frattempo tutti si chiedono quando arriveranno le multe per gli utenti del pezzotto

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La piattaforma antipirateria Piracy Shield è ancora al centro delle polemiche, ed è bombardata da critiche che si riversano automaticamente sull’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM), che tanto l’ha voluta e che la gestisce direttamente, anche se non l’ha sviluppata in casa ma se l’è fatta regalare dalla Lega Serie A di calcio.

Alle critiche l’AGCOM risponde con un muro sempre più alto, con la tolleranza zero e minimizzando gli effetti collaterali dello scudo antipezzotto. Ma anche con le multe, come testimonia l’ultima comunicazione dell’associazione italiana degli Internet Provider, Assoprovider, che rappresenta oltre 250 aziende grandi e piccole.

AGCOM multa Assoprovider

A dare la notizia è stata la stessa Assoprovider: AGCOM ha fatto la multa all’associazione per “ostacolo ad attività di vigilanza“. In pratica, secondo AGCOM, Assoprovider avrebbe provato a bloccare l’applicazione del Piracy Shield rifiutandosi di fornire all’Autorità la lista degli Internet Provider italiani.

Internet Provider che sono, utenti del Web esclusi, l’ultima ruota del carro durante il funzionamento di Piracy Shield: se la piattaforma ordina il blocco di un sito, gli IP devono farlo entro 30 minuti.

Secondo Assoprovider, però, questa richiesta è inutile (come sarebbe stata inutile la risposta) perché AGCOM gestisce il ROC (Registro degli Operatori della Comunicazione), al quale tutti gli Internet Provider sono obbligati a iscriversi. AGCOM, in pratica, avrebbe chiesto ad Assoprovider una lista di aziende che l’Autorità già conosce.

Ignoto, al momento, l’importo della multa ma di certo la sanzione ha un elevato valore simbolico: è la risposta di AGCOM all’annuncio da parte di Assoprovider di voler portare l’Autorità in tribunale e a tutta l’azione legale (fino ad oggi inutile) di Assoprovider contro Piracy Shield.

Assoprovider contro AGCOM

La multa di AGCOM ad Assoprovider arriva in un momento in cui il clima tra l’associazione e l’Autorità è, a dir poco, teso. Ancora prima del lancio di Piracy Shield, infatti, Assoprovider ha criticato aspramente il meccanismo della piattaforma e ha persino tentato di bloccarne il lancio.

Assoprovider si è rivolta al TAR del Lazio, ma alla fine non è riuscita a impedire l’avvio dello scudo anti pirateria. Dopo le prime segnalazioni di siti legali bloccati per sbaglio da Piracy Shield, però, Assoprovider è tornata alla carica chiedendo ad AGCOM la lista di tutti i siti bloccati.

Lista che AGCOM non ha mai fornito a nessuno, motivo per cui Assoprovider ha lasciato intuire che ci potrebbero essere delle richieste di danni da parte dei titolari dei siti colpiti ingiustamente. Se così fosse, gli Internet Provider ci andrebbero di mezzo loro malgrado.

Le multe per gli utenti

Comunque vada tra Assoprovider e AGCOM, le multe che interessano maggiormente gli italiani sono quelle fatte agli utenti del pezzotto. C’è una grandissima confusione, infatti, su come e quando verranno multati i primi utenti e la confusione è in gran parte dovuta ad una cattiva comunicazione da parte dell’AGCOM.

A inizio marzo, infatti, il commissario AGCOM Massimiliano Capitanio aveva annunciato che era già stato firmato un accordo tra Guardia di Finanza e Procura di Roma per favorire l’identificazione degli utenti, ma a fine mese è stato smentito dal presidente AGCOM Giacomo Lasorella, che ha precisato che l’accordo non è stato ancora firmato.

Ad oggi nessuno sa realmente come verranno individuati e multati i clienti del pezzotto, anche perché tramite la piattaforma Piracy Shield si vede il peccato ma non il peccatore: si blocca il flusso audio-video pirata, ma non è possibile sapere chi lo sta guardando.

Per avere nomi e cognomi degli utenti delle IPTV pirata, infatti, è necessario entrare fisicamente (o al limite informaticamente, tramite attività di cyberspionaggio) nei computer dei criminali che trasmettono il pezzotto: solo lì, infatti, ci sono i dettagli sui clienti e, soprattutto, sui mezzi di pagamento utilizzati.

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