Perché alcune persone attirano di più le zanzare? Un nuovo studio lo spiega
Come mai le zanzare tendono a pungere alcune persone mentre di altre non tengono quasi conto? Un nuovo studio spiega perché accade.
Estate vuol dire temperature più alte – benché il Pianeta abbia già toccato picchi a dir poco interessanti -, quindi più possibilità di trascorrere tempo all’aria aperta o, per chi ne fosse appassionato, in mezzo alla natura. Ma vuol dire anche qualcos’altro: avere a che fare con le punture di zanzara. Un fastidio comune a tutti certamente, ma per alcuni più di altri. Vi siete mai chiesti perché c’è chi attira le zanzare come una calamita? I ricercatori dell’Università di Washington hanno provato a rispondere a questa domanda.
Le zanzare seguono una “scia di segnali olfattivi”
A studiare il fenomeno è stato in particolare un team di ricerca guidato da Jeffrey Riffel, professore di biologia dell’Università di Washington, che proprio all’inizio del mese di giugno ha rilasciato un video nel quale spiega da cosa sono attratte le zanzare e, di conseguenza, perché tendano a pungere alcuni soggetti più di altri.
Riffell studia da anni i sistemi sensoriali delle zanzare, concentrandosi soprattutto sul senso dell’olfatto. Nel dettaglio, la sua ricerca ha puntato l’attenzione sul modo in cui le zanzare procacciano cibo, sia nel caso degli esemplari maschi che in quello delle femmine, proprio queste ultime responsabili delle fastidiose punture di cui sopra (si nutrono del nostro sangue).
“Le zanzare sono straordinariamente brave a cercare di localizzare una persona per bere il loro sangue – ha spiegato il professore nel video – Sono vampiri e sono molto brave in quello che fanno. I loro occhi, la loro visione, il loro naso, tutto in loro è orientato a trovarci e a morderci”.
Secondo lo studio di Riffell, le zanzare femmine rintracciano le loro “prede” seguendo una “scia di segnali olfattivi”, che include le sostanze chimiche presenti sulla nostra pelle oltre che lo stesso sudore da noi prodotto. Riffell ha concluso che a questi segnali olfattivi si aggiunge anche la stessa anidride carbonica che espiriamo.
Le zanzare sono attratte da alcuni colori
Se è vero che le zanzare amano alcuni odori più di altri, lo è altrettanto il fatto che sono attratte dai colori. Non tutti s’intende, ma alcuni in particolare individuati ancora una volta da Riffell e dal suo team di ricerca.
Secondo lo studio, infatti, questi insetti utilizzano sinergicamente i sensi olfattivi e visivi per rintracciare il pasto e, infine, consumarlo raggiungendo così il proprio obiettivo. Sono colori come il rosso e il nero ad attirarle in particolare, mentre sembrano indifferenti a colori come il bianco e il verde.
Ma c’è anche di più perché, secondo la ricerca di Riffell, le zanzare sono in grado di “imparare” e “memorizzare” le informazioni che ci riguardano: “Purtroppo possono imparare – ha spiegato -. Se sei molto attraente e ti mordono e bevono il tuo sangue, torneranno da te perché hanno imparato questo tipo di associazione positiva. La buona notizia è che possono imparare a evitarti, quindi se stai cercando di schiacciarle lo impareranno e ti eviteranno un po’”.
Riffell e il suo team hanno cominciato a far luce sul comportamento di questi insetti per raggiungere un obiettivo ben preciso: riuscire a riprodurre in laboratorio l’odore da cui sono attratti per correggerlo con una tossina che ci aiuterebbe a eliminarli. Se è vero che le zanzare sono parte del nostro ecosistema, lo è altrettanto il fatto che il cambiamento climatico sta incentivando la loro proliferazione creando sempre nuovi habitat a loro congeniali per svilupparsi e riprodursi. E non dimentichiamo che tra queste specie ne esistono di altamente pericolose, in grado di trasmettere virus come quello del Nilo occidentale (West Nile) o malattie come la malaria e la febbre dengue, che ogni anno mietono migliaia di vittime.
Gli scienziati sperano che i loro sforzi possano aiutare a ridurre questi numeri: “Le informazioni che stiamo sviluppando e trovando in laboratorio hanno implicazioni nel mondo reale e possono davvero aiutare, penso, molte persone in molte parti diverse del mondo”, ha spiegato il professore.