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Perché le foche non annegano? Una nuova scoperta lo spiega

Perché le foche non annegano? La risposta arriva da un recente studio che ha permesso di capire che le foche hanno sviluppato una particolare capacità di adattamento

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Le foche trascorrono gran parte della loro vita in mare, immergendosi per lunghi periodi senza difficoltà. Ma perché le foche non annegano? Una recente ricerca dell’Università di St. Andrews ha svelato un adattamento sorprendente che permette a questi mammiferi marini di monitorare i propri livelli di ossigeno in un modo unico nel regno animale.

Perché le foche non annegano: l’eccezionale resistenza sott’acqua

Le foche sono note per la loro capacità di restare in apnea per oltre 30 minuti, un’abilità straordinaria se confrontata con quella degli esseri umani che, anche con allenamento, riescono a trattenere il respiro solo per pochi attimi. Tradizionalmente, si pensava che questa capacità fosse dovuta alla loro grande riserva di ossigeno immagazzinata nei muscoli e nel sangue.

Tuttavia, la nuova ricerca ha rivelato che il vero segreto della loro resistenza è un’abilità fisiologica unica: le foche possono percepire direttamente il livello di ossigeno nel loro sangue, regolando così la durata delle immersioni in tempo reale.

Uno studio per capire le immersioni delle foche

Lo studio si è basato sull’analisi di diverse foche grigie in un ambiente controllato. I ricercatori hanno esposto gli animali a diverse miscele di gas, alterando i livelli di ossigeno e anidride carbonica nell’aria respirata prima degli inabissamenti. Hanno così scoperto che la durata delle immersioni delle foche dipendeva esclusivamente dalla quantità di ossigeno disponibile: più ossigeno era presente durante l’esperimento, più a lungo le foche restavano sott’acqua.

Al contrario, quando il livello di ossigeno era ridotto, i tempi d’immersione si accorciavano. Sorprendentemente, l’anidride carbonica – che negli esseri umani gioca un ruolo chiave nel segnalare la necessità di respirare – non sembrava influenzare in alcun modo la durata delle immersioni delle foche. Ciò indica che questi mammiferi marini hanno sviluppato un sistema di monitoraggio dell’ossigeno che permette loro di evitare il rischio di annegamento.

Un adattamento unico nel regno animale

Negli esseri umani e in molti altri mammiferi, il bisogno di respirare è principalmente regolato dall’accumulo di anidride carbonica nel sangue. Quando i livelli di CO2 aumentano, il cervello invia segnali urgenti per indurre la respirazione. Le foche, invece, sembrano affidarsi esclusivamente ai livelli di ossigeno circolante. Questo meccanismo potrebbe essere il risultato di milioni di anni di evoluzione, un adattamento delle foche all’immersione necessario per sopravvivere in ambienti in cui l’ossigeno è spesso limitato.

Gli scienziati ipotizzano che altre specie di mammiferi marini, come delfini e balene, possano aver sviluppato sistemi simili. Inoltre, la ricerca suggerisce che anche alcuni rettili e uccelli subacquei potrebbero avere adattamenti analoghi per gestire al meglio le loro immersioni.

Implicazioni per la scienza e la medicina

Questa scoperta non solo rivoluziona la nostra comprensione della fisiologia delle foche marine, ma potrebbe avere implicazioni anche per la medicina umana. Studiare come tali animali gestiscono l’ossigeno potrebbe aiutare i ricercatori a sviluppare nuove strategie per trattare condizioni legate all’ipossia, ovvero la carenza di ossigeno nei tessuti umani. Inoltre, comprendere il modo in cui le foche evitano gli effetti negativi dell’anidride carbonica potrebbe offrire spunti utili per migliorare le tecniche di immersione in apnea e la sicurezza per i subacquei professionisti.

Un passo avanti nella conoscenza della biologia marina

La ricerca che svela perché le foche non annegano dimostra ancora una volta quanto il mondo animale sia pieno di adattamenti straordinari che sfidano le conoscenze scientifiche apparentemente consolidate. Le foche, con la loro capacità di percepire il livello di ossigeno nel sangue, offrono un esempio affascinante di come l’evoluzione abbia trovato soluzioni efficienti per la sopravvivenza in ambienti estremi.

Gli scienziati continueranno a studiare questi mammiferi marini per approfondire la loro straordinaria fisiologia e scoprire se altri animali condividono questo stesso adattamento. Nel frattempo, possiamo solo ammirare le incredibili capacità delle foche e il mistero che ancora circonda il loro straordinario mondo sommerso.

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