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Perché i tracker Bluetooth possono essere pericolosi

I tracker Bluetooth possono essere utilissimi, ma se usati in modo sbagliato possono agevolare fenomeni criminali come lo stalking: ecco i pro e i contro di questi dispositivi

I tracker con Bluetooth sono dispositivi molto utili ma alcuni abusi e illeciti li stanno portando al centro dell’attenzione. Tanto che in Pennsylvania, Oregon e Ohio sono stati proposti disegni di legge per vietarli. Stiamo parlando dei cosiddetti Tag o localizzatori Bluetooth. Apple AirTag, Samsung Galaxy Tag e Tile tracker sono i più famosi, ma sul mercato ci sono moltissimi altri modelli a prezzi che partono da una ventina di euro l’uno.

Nascono con le migliori intenzioni: servono ritrovare oggetti perduti, da un mazzo di chiavi a uno zaino. Ma c’è anche chi ha iniziato a usarli per rintracciare i propri animali domestici, come cani e gatti. Tutti i tracker Bluetooth consumano pochissima energia per tenere traccia della loro posizione, perché utilizzano la tecnologia Bluetooth Low Energy, e sono molto piccoli (quanto una moneta). Nasconderli nei vestiti, in una borsa o nell’auto di una persona inconsapevole, quindi, non è affatto difficile. Un fotografo è riuscito a recuperare l’attrezzatura che gli era stata rubata, del valore circa 7000 dollari, grazie a un paio di AirTag pagati circa 60 dollari che i ladri non avevano notato. Purtroppo però, dagli Stati Uniti al Canada continuano a giungere segnalazioni di un uso improprio dei tracker soprattutto per fare stalking, ossia per seguire persone a loro insaputa.

Tracker BlueTooth: come funziona

La tecnologia dei tracker si basa sulla connessione wireless Bluetooth a onde radio. Quelli più grandi sono praticamente impossibili da nascondere, ma integrano al loro interno la connessione GPS. Quelli più piccoli si nascondono facilmente e non hanno connessione GPS.

Però possono usare, indirettamente, quella dei telefoni nei dintorni. L’AirTag di Apple, ad esempio, si appoggia a una ampia rete Bluetooth formata da centinaia di milioni di dispositivi Apple sparsi nel mondo: il tracker viene rilevato in modo anonimo dagli iPhone e la sua posizione può essere scoperta dal legittimo proprietario anche dall’altra parte del mondo.

Durante il processo di configurazione, l’AirTag viene infatti abbinato al nostro iPhone e all’ID Apple, un numero personale e univoco. Da quel momento in poi, è possibile rintracciare la posizione del tracker attraverso l’app Dov’è di Apple, utilizzando l’iPhone o un normalissimo browser Web.

Le funzioni anti tracciamento

E’ chiaro che questo sistema è utilissimo se usato a fin di bene, ad esempio per ritrovare la merce rubata (come nel caso del fotografo), ma è altrettanto chiaro che se il tracker è nascosto può essere usato per tracciare gli spostamenti di una ignara vittima. Cioè a fare stalking sfruttando la tecnologia.

Quando Apple ha rilasciato per la prima volta l’AirTag nell’aprile 2021, la sezione Avvisi di sicurezza dell’ iPhone avvisava se un AirTag sconosciuto si trovava nei dintorni. Per chi non aveva l’iPhone partiva dopo tre giorni un avviso sotto forma di segnale acustico: un cinguettio di 60 decibel che serviva a richiamare l’attenzione.

Ma per molti era inaccettabile dover attendere tre giorni prima di sapere che un tracker stava seguendo una persona. Tra l’altro il suono era troppo basso. Apple ha così modificato le misure di sicurezza rendendole maggiormente anti-stalking.

Nel giugno 2021, Apple ha ridotto la quantità di tempo dell’avviso acustico da tre giorni a una finestra temporale da otto a 24 ore. L’aspirante stalker ora non sa esattamente quando l’AirTag nascosto avviserà la persona seguita inconsapevolmente.

Un’altra nuova funzionalità introdotta da Apple a dicembre corso è il Tracker Detect che esegue una scansione proattiva per AirTag e altri tracker popolari supportati dalla rete Trova il mio.

Oggi anche gli utenti Android possono utilizzare l’app in modo che riproduca un suono sul dispositivo di localizzazione per individuarlo. Se un localizzatore indesiderato si trova nelle vicinanze per almeno dieci minuti, l’app mostra le istruzioni su come disabilitarlo.