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Perché la UE ha scritto di nuovo a WhatsApp

La Commissione europea vuole vederci chiaro e scoprire se WhatsApp informa a dovere i cittadini europei su come vengono usati i loro dati personali.

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L’Unione Europea ha inviato un avviso a WhatsApp (cioè a Meta) contenuto in una lettera formale, per sollecitare risposte più circostanziate alle domande già inviate lo scorso gennaio: l’UE vuole sapere come vengono informati i consumatori sul modello di business di WhatsApp e se la società ottiene introiti dalle politiche commerciali relative ai dati personali degli utenti.

In particolare, la rete CPC (Consumer Protection Cooperation Network) ha invitato i vertici di WhatsApp a spiegare le metodologie che intende seguire per comunicare i futuri aggiornamenti delle condizioni di servizio. La richiesta contiene anche l’invito a far sì che l’azienda spieghi in maniera chiara ai suoi utenti che tipo di implicazioni comportino i futuri aggiornamenti affinchè i consumatori possano manifestare in maniera consapevole la loro intenzione a continuare o meno nell’usufruire del servizio di messaggistica. WhatsApp ha un mese per rispondere, ma in maniera chiara e definitiva perché non ci sarà un terzo avvertimento.

La rete CPC e la prima lettera di gennaio a WhatsApp

La rete CPC (Consumer Protection Cooperation Network) è composta dalla Commissione europea e dalle autorità nazionali dei consumatori (European network of consumer authorities).

La CPC è stata chiamata in causa nel luglio 2021 dalla denuncia presentata dal Beuc (Bureau Européen des Unions de Consommateurs), una sorta di consorzio che dal 1962 riunisce ben 46 associazioni indipendenti dei consumatori presenti in 32 Paesi.

Nel documento del Beuc inviato al CPC viene chiesto che WhatsApp risponda in merito alle policy sulle condizioni di servizio e se i dati degli utenti sono oggetto di introiti commerciali.

A gennaio di quest’anno il CPC ha inviato un alert formale a WhatsApp con le domande relative alle policy relative ai termini di servizio e all’uso dei dati. Whatsapp ha risposto a marzo, ma la CPC non si è detta soddisfatta e dunque ecco perché è stato inviato il secondo Alert a cui WhatsApp dovrà rispondere entro il mese di luglio.

WhatsApp e le modifiche del 2021

La società di messaggistica di Meta ha modificato i suoi Termini di Servizio nel 2021, scatenando una enorme polemica in tutto il mondo. Dunque il CPC, sotto la guida dell’Agenzia svedese per i consumatori, ha chiesto a WhatsApp di spiegare in che modo rispetta i suoi obblighi ai sensi della legislazione UE in materia di protezione dei consumatori.

Ha detto Didier Reynders, Commissario per la Giustizia: “WhatsApp deve garantire che gli utenti comprendano ciò che accettano e come i loro dati personali sono utilizzati a fini commerciali, in particolare per offrire servizi a partner commerciali. Ribadisco che mi aspetto che WhatsApp rispetti pienamente le norme dell’UE a tutela dei consumatori e dei loro diritti fondamentali“.