Perché le big scappano da Twitter
Le grandi aziende e le multinazionali hanno dismesso i loro piani pubblicitari e gli investimenti su Twitter perché la piattaforma non è considerata abbastanza sicura
Twitter avrebbe perso più della metà dei primi 1.000 inserzionisti pubblicitari. Per l’esattezza, secondo la ricerca realizzata dalla società di analisi e marketing Pathmatics e pubblicata dalla CNN, ben 625 aziende hanno sospeso i lori investimenti pubblicitari sulla piattaforma e tra queste ci sarebbero giganti del calibro di Coca-Cola, Unilever, Jeep, Wells Fargo e Merck.
Il social dell’uccellino blu avrebbe iniziato a registrare una perdita dei clienti inserzionisti già all’indomani dell’acquisizione del social da parte del multi miliardario Elon Musk, avvenuta alla fine dello scorso ottobre. Infatti nei primi 100 giorni (cioè fino allo scorso 25 gennaio) le entrate pubblicitarie mensili sono scese di oltre il 60% e oggi le entrate si fermerebbero a 48 milioni di dollari. Nello stesso periodo dello scorso anno Twitter aveva 127 milioni di dollari di contratti pubblicitari.
Niente pubblicità su Twitter: perché?
Il motivo di questa disaffezione nei confronti di Twitter da parte degli inserzionisti più ricchi, secondo la ricerca, è da attribuirsi a riserve sollevate circa la sicurezza della piattaforma. In effetti i licenziamenti di massa adottati da Musk in occasione del cambio di gestione, soprattutto per contenere le spese, hanno ridotto il personale dedicato proprio ai sistemi di sicurezza e alla stabilità tecnologica della piattaforma social.
Ad esempio Wells Fargo una delle quattro più grandi banche degli Stati Uniti ha sospeso gli annunci a pagamento su Twitter ma ha conservato l’account ufficiale da cui continua a interagire con i clienti.
Chi invece non ha abbandonato gli investimenti pubblicitari, in alcuni casi ha comunque optato per una drastica riduzione, come segnale di un beneficio del dubbio. Ad esempio, HBO: la casa di produzione di film e serie TV era uno dei principali clienti di Twitter e lo scorso settembre aveva investito ben 12 milioni di dollari in pubblicità, ma lo scorso gennaio gli investimenti erano crollati ad appena 54.000 dollari.
Twitter controlla meno i contenuti
I licenziamenti di massa di circa la metà dei dipendenti di Twitter, pari a quasi 3.500 persone lasciate a casa all’inizio dello scorso novembre, hanno aperto le porte alla sfiducia degli inserzionisti.
In molti si sono chiesti chi avrebbe esercitato il controllo sui contenuti di Twitter. La questione della moderazione dei contenuti delle piattaforme social, è un problema cruciale: se da un lato è necessario dare a tutti la possibilità di esprimere il libero pensiero (grande cavallo di battaglia di Musk), dall’altro è fondamentale evitare che siano pubblicati contenuti vietati dalla legge.
Non solo i contenuti pornografici, gli insulti che possono sfociare in denunce per diffamazione o peggio ancora gli annunci per commerci illeciti, ma anche contenuti protetti dal diritto d’autore.
Al momento l’unico a continuare a mostrarsi ottimista è Elon Musk che in un recente tweet all’inizio di questo mese, ha ammesso che i primi tre mesi della sua gestione sono stati “molto difficili poiché Twitter doveva essere salvato dalla bancarotta“, ma ora la società è sulla buona strada per raggiungere il pareggio.