Perché la pesca italiana è a rischio: cosa sta succedendo ai mari
Il cambiamento climatico surriscalda i mari, generando inondazioni, tempeste e non solo: la pesca in Italia è in pericolo
Sono svariati i settori messi a rischio dal cambiamento climatico. Uno dei più colpiti è senza dubbio la pesca. La flotta italiana è in grave difficoltà e, in occasione della Giornata Mondiale della Pesca, numerosi lavoratori si sono riuniti in Vaticano. Un’udienza privata con Papa Francesco, seguita da un faccia a faccia con i rappresentanti di Coldiretti Pesca.
Il riscaldamento globale ha provocato l’arrivo di specie aliene nei nostri mari, ponendo a rischio numerose specie. Come se non bastasse, le alluvioni complicano le operazioni quotidiane e minacciano le risorse ittiche sul territorio.
Colture a rischio
L’acquacoltura è una delle eccellenze italiane e in varie Regioni sta facendo registrare problematiche gravose. Si pensi alle vongole in Veneto, i cui allevamenti sono ostacolati da inondazioni d’acqua e fango. Tutto ciò ha di fatto dimezzato la produzione. Il tutto si pone di fianco all’invasione di specie aliene, come l’ormai famoso granchio blu. Quest’ultimo ha reso necessarie nuove protezioni, con ulteriori investimenti e danni per il settore.
Al fine di sostenere la flotta italiana, Coldiretti chiede misure di ristoro e supporto. Ciò al fine di stimolare anche iniziative ecologiche su vari fronti: “È essenziale proteggere le imbarcazioni e garantire la sopravvivenza di un settore che è cruciale per l’economia e, inoltre, contribuisce a mantenere un patrimonio di biodiversità unica. La salvaguardia della pesca italiana è una priorità, al fine di evitare l’abbandono delle attività. Ciò danneggerebbe ulteriormente il settore, aumentando la dipendenza dalle importazioni estere”.
Cambiamento climatico e acque
L’impatto del clima si avverte anche a livello strutturale. Il surriscaldamento del mare, infatti, insieme con i mutamenti delle correnti, mette a durissima prova l’operato dei professionisti. Le mareggiate che avvenivano a settembre, ora sono spostate di alcuni mesi, tra novembre e dicembre.
Nell’arco di appena un decennio, dunque, la combinazione di vari fattori ha praticamente dimezzato il pescato. Non operare per rimuovere gli ostacoli generati in questo ambito, inoltre, rappresenta un rischio anche per la salvaguardia dell’ambiente. Gli operatori sono infatti particolarmente impegnati sotto quest’aspetto. Basti pensare ai pescatori di plastica, sempre più diffusi tra varie Regioni.
Durante la conferenza sui cambiamenti climatici, Cop29, Manuel Barange (direttore generale aggiunto e direttore della Divisione Pesca e acquacoltura della Fao) si è espresso sui danni al comparto della pesca:
“I cambiamenti climatici avranno sempre più un impatto significativo sulla sicurezza in mare. Ciò renderà più pericoloso operare in mare, rendendo soprattutto i pescatori su piccola scala più vulnerabili agli incidenti”.
Un oceano sempre più caldo provoca tempeste con una maggior frequenza e intensità. Al tempo stesso dovremo abituarci all’idea di assistere a uragani un tempo appartenenti unicamente a certe parti del mondo.
“Il cambiamento climatico influenza anche la distribuzione delle risorse. È molto probabile che alcuni pescatori debbano andare più a largo per trovare pesce, divenendo più esposti. È cruciale che si fornisca supporto ai lavoratori, al fine di ridurre il tasso di mortalità”, ha concluso Barange.