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Pezzotto con la Fire TV Stick e la polizia bussa a casa

Paese che vai, pezzotto che trovi: in UK si usano Fire TV Stick modificate per lo streaming illegale e se si viene beccati la Police viene a casa a fare un "Knock and Talks"

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Quello del “pezzotto” non è affatto un problema solo italiano: l’uso di dispositivi elettronici appositamente realizzati per la visione gratuita, o a prezzo inferiore, di contenuti protetti dal diritto d’autore è una pratica diffusissima ovunque nel mondo.

E ovunque ci sia il pezzotto è sempre difficile contrastarne la diffusione e scoraggiare gli utenti dal sottoscrivere abbonamenti pirata e a pagare i gruppi criminali che gestiscono i flussi IPTV illegali. L’ultimo esempio viene dal Regno Unito, dove da circa un anno è diffusissimo il pezzotto tramite delle Amazon Fire TV Stick appositamente modificate per permettere la ricezione del segnale piratato.

Un fenomeno ben noto anche alle forze dell’ordine, che hanno iniziato a far visita alle case degli utenti scoperti durante le operazioni di blocco e sequestro delle piattaforme.

Pezzotto Fire TV Stick: come funziona

Le chiavette Amazon Fire TV Stick non permettono di vedere contenuti illegali: su questi dispositivi è possibile utilizzare soltanto app precedentemente approvate da Amazon e il colosso del Web, chiaramente, non lascerà mai passare un’app di streaming pirata.

Ma, come tutti i dispositivi elettronici, anche queste chiavette possono essere modificate dai criminali che “sbloccano” l’istallazione di app non certificate e vendono i dispositivi con l’app per il pezzotto già preinstallata.

I vantaggi di questa pratica sono molti. Innanzitutto chi compra il pezzotto compra anche un dispositivo di valore, visto che le Amazon Fire TV Stick (legali) sono tra i dispositivi di streaming di maggior successo.

Logicamente quelle modificate non avranno mai aggiornamenti software da parte di Amazon, ma sono comunque funzionanti al 100%. E sono anche molto facili da usare, cosa che le rende ancor più attraenti visto che, in passato, il pezzotto è stato un sistema abbastanza complesso da gestire.

Infine, hanno un costo contenuto e che, più volte l’anno, scende ulteriormente grazie agli sconti fatti da Amazon sui suoi prodotti.

La Police lo sa

Se a casa del cliente c’è una Fire TV Stick modificata, dall’altro lato del cavo c’è comunque la solita infrastruttura pirata fatta di ricevitori satellitari, digitali e IP che prendono il segnale criptato delle piattaforme legali e lo inviano decriptato a chi paga il pezzotto.

Esattamente come succede in Italia, anche in UK la polizia periodicamente scopre qualche gruppo criminale attivo nel settore e sequestra l’hardware utilizzato per tenere in piedi la piattaforma illegale. Compresi gli hard disk con dentro i nomi, gli indirizzi IP e le coordinate bancarie dei clienti.

Come riporta il Daily Mail, più volte la polizia inglese ha fatto visita alle case dei clienti del pezzotto: agenti delle forze dell’ordine, accompagnati da rappresentanti della lobby degli editori Federation Against Copyright Theft (FACT UK), sono andati fisicamente a bussare alla porta di chi aveva una di queste chiavette.

Nel Regno Unito per la violazione del copyright si rischia il carcere, da 12 mesi a 5 anni, ma si utilizza il metodo del “Knock and Talks“: in pratica gli agenti fanno un primo avvertimento bonario all’utente del pezzotto, intimandogli di smettere di usare il sistema illegale. Solo se l’utente continua, però, può iniziare un processo a suo carico.

Di queste visite a casa dei clienti del pezzotto, nel 2023, ne sono state effettuate circa 1.000.

In Italia si attende il Piracy Shield

Questo tipo di contrasto al pezzotto sembra piuttosto antiquato rispetto al sistema che sta per diventare operativo in Italia, il cosiddetto “Piracy Shield“.

Con la piattaforma italiana anti pezzotto, infatti, l’AGCOM può imporre il blocco immediato di un flusso dati pirata e le compagnie telefoniche e gli Internet provider hanno l’obbligo di interrompere quella trasmissione entro 30 minuti.

Non sappiamo ancora quanto sarà efficace questo sistema, che doveva entrare in funzione già a inizio campionato di Serie A ma che ancora oggi è in fase di test. Sulla carta, però, è anni luce avanti rispetto al “Knock and Talks” britannico.