Potremmo vedere presto tanti uccelli morire: ecco perché (e perché non è un buon segno)
Gli uccelli marini di tutto il mondo, in particolare quelli che vivono lungo le coste americane, non se la passano affatto bene per colpa del clima
Quello in cui stiamo vivendo è un mondo che continua a scaldarsi, ma spesso non ci si pongono problemi per quel che riguarda alcune creature che lo abitano. Il caso emblematico è quello degli uccelli marini: come incide l’attuale situazione climatica sulla loro sopravvivenza? Una ricerca condotta dall’Università di Washington ha cercato di fornire la risposta giusta.
Lo studio è stato pubblicato nella rivista scientifica specializzata “Marine Ecology Progress Series”: per arrivare alle conclusioni finali è stato necessario usare i dati raccolti da chi abitava lungo le coste della California fino all’Alaska, informazioni preziose per approfondire il comportamento di questi volatili negli ultimi decenni. Lo scenario non è affatto incoraggiante.
Temperature troppo calde per gli uccelli marini
Secondo la principale autrice dello studio, Julia Parrish, la quale è anche direttrice esecutiva del COASST (Coastal Observation and Seabird Survey Team), gli uccelli marini sono interessati da quello che viene definito “effetto ritardato”. In poche parole, un oceano più caldo significa la morte di un numero impressionante di esemplari, da diverse centinaia di migliaia fino a qualche milione. Per quel che riguarda le tempistiche, si va da uno a sei mesi, a seconda dell’intensità delle temperature atmosferiche. Purtroppo le ondate di calore marine hanno suscitato grande attenzione soltanto di recente, dunque si parte con un inevitabile “svantaggio”.
L’ultima ricerca dedicata agli uccelli marini e alle conseguenze subite per via del riscaldamento globale aveva preso in considerazione soltanto alcune specie, come ad esempio i murres comuni e i pulcinella di mare. Il nuovo studio americano adotta invece un approccio più ampio. In aggiunta, è una pubblicazione che non tiene traccia delle cifre specifiche della singola specie, ma misura l’entità della mortalità. Per l’occasione sono stati sfruttati i dati relativi al periodo compreso tra il 1993 e il 2021. Le mortalità più elevate, al di sopra di 250mila uccelli, si sono verificate una volta ogni decennio, un trend che si è accentuato tra il 2014 e il 2019.
Le specie di uccelli marini
La moria degli ultimi anni viene considerata senza precedenti: gli uccelli marini sono scomparsi a causa del caldo anomalo non solo a livelli mai visti prima, ma anche con una continuità impressionante. A soffrire maggiormente sono stati volatili come i murres comuni, i pulcinella di mare e le berte soltanto per citare alcuni esempi. In effetti, la ricerca ha riguardato 106 specie diverse e mille spiagge: le cause di morte sono state molto varie, però sempre legate al riscaldamento globale, come è facile intuire.
L’acqua più calda dei mari, infatti, può favorire la crescita di alghe dannose per gli uccelli marini, senza dimenticare la maggiore probabilità di epidemie. Queste alte temperature, poi, hanno modificato l’abbondanza e il valore nutritivo delle prede, causando una fame quasi insaziabile secondo gli autori dello studio americano. L’intensità del riscaldamento ha di fatto “creato” un oceano nuovo di zecca, viste le condizioni in cui si trova che non sono per niente simili a quelle del passato. L’allarme è serio come non mai e le associazioni di settore si sono mobilitate per cercare di capire in che maniera invertire quella che è una pericolosa tendenza.