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SCIENZA

Hanno trovato le prove di un rituale inquietante e oscuro

C'erano dei necromanti nei pressi di Gerusalemme: a dimostrarlo sono dei reperti ritrovati all'interno di una tomba, che dimostrano l'antica pratica di magia nera

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Sin dall’alba dei tempi la morte è sempre stata tanto inevitabile quanto enigmatica. Il suo ineluttabile arrivo e i conseguenti interrogativi su cosa possa esserci "dopo" hanno portato migliaia di persone a interrogarsi su di lei e, diciamolo pure, anche a cimentarsi in tentativi estremi di contatto con i morti.  Un tempo, questi tentativi estremi facevano parte di credenze mistiche, religiose e magiche e, in particolare, erano strettamente legati ai rituali oscuri della necromanzia.

La parola dice già tutto: viene dal greco nekromanteía, composto nekros [morto] e manteía [predizione], ed è stata a lungo una forma di divinazione largamente praticata, fino a quando è stata identificata come maligna e dunque condannata. Eppure, a dispetto della condanna, i necromanti hanno continuato a esercitare per secoli e a dimostrarlo è un recente ritrovamento in un’antica tomba nei pressi di Gerusalemme.

La grotta di Te’omim e la sua esplorazione

Di quale ritrovamento stiamo parlando? Per capirlo dobbiamo tornare indietro al 2009, quando un gruppo di ricercatori formato da archeologi, storici e antropologi provenienti dalle Università di Cambridge, dal Dipartimento di Studi e Archeologia della Terra di Israele, dall’Università Bar-Ilan e dal Centro di ricerca sulle grotte presso l’Università Ebraica di Gerusalemme ha deciso di avviare una serie di indagini su alcune colline vicine a Gerusalemme.

Nel corso dell’esplorazione in loco, i ricercatori hanno identificato una grande grotta casica, Te’omim, che hanno ritenuto di particolare rilevanza. Già a un primo sguardo la grotta risultava antichissima e, secondo gli studiosi, si trattava di un promettente sito archeologico che quasi sicuramente era stato utilizzato come luogo di riposo per i morti. Te’omim, però, non è stata di certo una grotta facile da esplorare: grande e intricata, si è mostrata subito ricca di passaggi stretti e oscuri. Per questo ci sono voluti anni prima di fare delle scoperte che avessero una certa rilevanza, tra cui vasellame e alcuni resti bronzei.

I ritrovamenti e le pratiche magiche

Negli anni dal 2013 al 2021, quando gli archeologi sono riusciti a esplorare anfratti più profondi e cavità sotterranee, sono venuti alla luce i primi segnali di antiche pratiche magiche. In particolare, sono state raccolte oltre 120 lampade a olio intatte, posizionate in tutte le sezioni della grotta. Le lampade in questione sono state deliberatamente inserite in fessure strette e profonde. Poi, sono stati ritrovati frammenti di piatti in ceramica e monete d’oro.

Lampade, piattini e monete, secondo i ricercatori impegnati nella missione, erano indiscutibilmente segno di pratiche magiche: alcuni antichi incantesimi, in uso soprattutto durante l’epoca greca, prevedevano offerte generose al fine di indicare ai morti il cammino mediante la luce. Ci sono voluti altri due anni, però, per scoprire che c’era anche dell’altro: ancora più in fondo, nelle strette cavità dove erano state collocate le lampade, sono stati trovati dei teschi, alcuni frantumati e altri in ottime condizioni.

La necromanzia vicino a Gerusalemme

In generale, tutti i reperti dovrebbero risalire al periodo intercorrente tra il II e il IV secolo d.C. Secondo il dottor Boaz Zissu, archeologo specializzato nella storia di Israele, proprio in quegli anni arrivarono vicino a Gerusalemme diversi popoli pagani, a seguito della cacciata degli ebrei da parte dell’Impero Romano. Questi popoli avrebbero portato con loro idee e costumi, tra cui anche la necromanzia: evidentemente, per molto tempo la grotta era la sede in cui gli oracoli mettevano in contatto le persone con i propri defunti.

Per realizzare questi rituali, però, prevedevano una serie di gesti e azioni discutibili e inquietanti, fra cui usare proprio i teschi dei morti e le loro ossa per creare dei giochi di luce con il fuoco in modo da proiettare sul muro dei messaggi che, secondo loro, venivano dagli inferi. Ancora, potevano venire impiegati sangue e fluidi, di cui, però, almeno per il momento, non sono state trovate tracce.