C'è stata una rara occultazione stellare nel cielo ad aprile: cos'è e perché è così importante
L'occultazione stellare è un particolarissimo fenomeno e ha permesso agli scienziati di saperne di più su uno dei pianeti più interessanti del Sistema Solare
Pur alzando spesso gli occhi al cielo, molti di noi non riescono neanche a immaginare quali spettacoli offra il cosmo. Per esempio, la notte del 7 aprile, le profondità dello Spazio hanno offerto agli scienziati uno spettacolo molto raro: un’occultazione stellare, ovvero un allineamento perfetto tra un pianeta e una stella lontana.
L’incontro, silenzioso e rapidissimo, è stato visibile solo da alcuni punti della Terra, ma è anche stato capace di aprire nuove porte su mondi ancora in gran parte sconosciuti. A essere protagonista è stato Urano, il gigante di ghiaccio ai confini del Sistema Solare. Grazie a una coincidenza cosmica tanto rara quanto preziosa, gli astronomi hanno avuto la possibilità di osservare qualcosa che normalmente resta nascosto.
L’occultazione stellare e le sue particolarità
Ma cos’è successo, a conti fatti? Come spiegato in un blog post ufficiale della Nasa, il fenomeno, che come abbiamo già detto prende il nome di occultazione stellare, si verifica quando un pianeta passa davanti a una stella e ne blocca temporaneamente la luce. Nello specifico, Urano si è trovato perfettamente allineato con una stella distante circa 400 anni luce dalla Terra.
Un evento raro, perché richiede uno “schieramento” quasi perfetto tra la Terra, il pianeta e la stella. Una geometria celeste che capita, per Urano, solo poche volte in decenni: basti pensare che l’ultima occultazione di una stella luminosa da parte di Urano risaliva al 1996. A rendere il tutto ancora più straordinario è stata la scala dell’operazione: oltre trenta astronomi di tutto il mondo, coordinati dalla NASA e guidati dal Langley Research Center, hanno osservato il fenomeno da diciotto osservatori sparsi nel mondo.
L’obiettivo era catturare la variazione della luce della stella mentre Urano la eclissava, un cambiamento sottile ma carico di informazioni scientifiche. Per prepararsi, la NASA aveva persino organizzato una prova generale nel novembre 2024, durante un’occultazione più debole osservata da telescopi in Giappone, Thailandia e India.
Le nuove scoperte su Urano
Nel dettagliato studio che ha seguito le operazioni, gli scienziati hanno affermato che l’occultazione stellare ha consentito di ottenere una quantità di dati senza precedenti sull’atmosfera di Urano. Analizzando la curva di luce, ovvero la variazione dell’intensità della luce della stella durante il passaggio dietro il pianeta, gli astronomi hanno potuto misurare con grande precisione temperatura, densità e pressione a diversi livelli della sua stratosfera.
La stratosfera è la zona intermedia dell’atmosfera, sospesa tra le nubi più profonde e i livelli superiori rarefatti, ed era già stata “osservata” proprio durante l’ultima e già citata occultazione stellare, nel 1996. Ciò che ha sorpreso gli scienziati sono i suoi cambiamenti, sensibili rispetto al passato: la temperatura media si è trasformata e i nuovi dati suggeriscono una variazione dinamica dell’energia nell’atmosfera del pianeta, con zone più calde e variazioni di densità non previste dai modelli precedenti.
Inoltre, l’osservazione ha offerto un’opportunità rara per studiare gli anelli di Urano. Gli scienziati hanno misurato con precisione il modo in cui la luce della stella si è attenuata anche passando attraverso gli anelli, raccogliendo nuovi dati sulla loro struttura e composizione. Infine, è stata anche aggiornata con precisione l’orbita del pianeta, riducendo l’incertezza sulla sua posizione nello spazio a meno di 100 miglia, un dato essenziale per future missioni spaziali.
Cosa sappiamo di Urano, adesso?
Dunque, Urano è oggi meno misterioso di quanto non fosse solo pochi mesi fa. Gli scienziati hanno potuto tracciare un profilo atmosferico molto più dettagliato, rivelando come la sua stratosfera non sia statica ma in continua evoluzione, con variazioni di temperatura che sfidano le vecchie teorie sull’equilibrio termico dei pianeti giganti di ghiaccio.
È anche emerso che il trasporto di energia attraverso gli strati atmosferici di Urano è più complesso di quanto si pensasse, suggerendo la presenza di dinamiche interne ancora sconosciute. Infine, il pianeta stesso si è rivelato più “mobile” di quanto si pensasse: tutti dettagli che non solo arricchiscono la nostra conoscenza del pianeta, ma che potranno guidare la progettazione delle prossime missioni dirette verso Urano, previste per la metà degli anni 2030.