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SCIENZA

Hanno trovato una caverna che riscrive una pagina della Preistoria

I ricercatori hanno scoperto un'enorme caverna, sigillata per millenni e ricoperta di enormi stalattiti. La sua presenza sembra riscrivere una pagina della preistoria e rimettere alcune cose in discussione

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Questa caverna riscrive la Preistoria: i ricercatori sono ossessionati Fonte foto: Universidad de Murcia

Non è solo l’evoluzione degli esseri viventi a raccontarci ciò che siamo oggi, ma anche e soprattutto quella della Terra. Strati di roccia, sedimenti e materiali d’ogni tipo sono in grado di completare la narrazione sulla nostra storia, ed è per questo che il ritrovamento di una caverna in Spagna e, in particolare, le indagini svolte su di essa, possono essere determinanti per riscrivere una parte della Preistoria.

Le rocce della caverna, i suoi cunicoli e le sue particolarità hanno sollevato e sollevano numerose domande, che non troveranno risposta nell’immediato: saranno infatti necessari diversi anni di studio prima di giungere a delle reali conclusioni. Tuttavia, hanno anche confermato dei sospetti riguardanti la transizione tra i Neanderthal e gli umani moderni.

La scoperta della caverna misteriosa

Ma andiamo per ordine: correva l’anno 2015 quando Ignacio Martín Lerma, professore dell’Università di Murcia, rinvenne insieme al suo team l’ingresso a quello che sembrava un piccolissimo anfratto roccioso in quel di Cieza, città spagnola. Il ritrovamento attivò la comunità scientifica perché era di origine antichissima e perché sembrava discendere verso il basso, lasciando presupporre che ci fosse qualcosa di più.

In effetti, nel giro di un paio d’anni è stato possibile accedere a una caverna molto particolare, ribattezzata Cueva del Arco, che si è meritata la qualifica di “Cattedrale del Paleolitico” per la monumentalità dei suoi reperti archeologici. Il team di Lerma, però, non si è certo “accontentato” della grotta. Il professore, dopo una prima analisi, iniziò a sospettare che alle spalle di questa prima grotta ci fosse molto di più. E in effetti, aveva ragione.

Le nuove scoperte e la loro importanza

Nel 2018, infatti, è stata rinvenuta una presa d’aria che sia Lerma che uno dei suoi più eminenti colleghi, lo storico Didac Román, hanno immaginato fosse una sorta di ingresso interrato, sigillato dal passare del tempo. Accedervi in sicurezza, però, non era facile: si palesavano un paio d’anni di attività per poter anche solo pensare di guardare all’interno di quest’area misteriosa della caverna. Purtroppo, mentre i lavori erano in corso d’opera, la pandemia globale ha costretto tutte le squadre operativa a uno stop.

Per questo solo oggi si è tornati a parlare di Cueva del Arco: solo alla fine del 2022 il professor Lerma è riuscito a oltrepassare (inserendo all’inizio solo la testa nella presa d’aria) l’ingresso. Ciò che ha visto è stato stupefacente: non solo ciò che lui e Román immaginavano era vero, ma c’era molto di più.

Dietro alla caverna, infatti, ci sono oltre 1500 metri di spazio, più quelli che sembrano accessi ad altre strettissime gallerie. E non è tutto qui, perché quando gli studiosi sono riusciti a penetrare all’interno di questi spazi hanno raccolto dei campioni che raccontano che grotte e cunicoli avevano un ruolo molto preciso, che riscrive una parte delle Preistoria dipingendoci un quadro diverso delle abilità dei Neanderthal.

I segreti e la nuova versione della Preistoria

In base ai dati ottenuti, il complesso della Cueva del Arco ha dato casa agli esseri umani in diverse ere: nel Neolitico antico (7.000 anni fa), nel Solutreano (21.000 anni fa), nel Gravettiano (30.000 fa) e nel Musteriano (50.000). Questo lo renderebbe uno dei pochi siti del Mediterraneo che può in qualche modo documentare la transizione tra i Neanderthal e gli umani moderni.

Ma non solo, perché sempre in base agli studi effettuati, il complesso di caverne riporta anche segni di orsi primitivi, che potrebbero aver vissuto più a Sud di quanto si pensasse in precedenza e che potrebbero essere stati i primi a vivere nelle grotte, per essere poi gradualmente scacciati dagli esseri umani. Ciò dimostrerebbe che i Neanderthal erano abbastanza evoluti da trovare modi per allontanare creature possenti (un orso primitivo era alto oltre 3 metri e dotato di lunghi e affilatissimi artigli).

L’accesso a Cueva del Arco, per il momento, resta inibito ai visitatori nonostante l’intera area sia stata messa in sicurezza. Per il professor Lerma, infatti, ci sono ancora degli studi importantissimi da effettuare per poter comprendere meglio l’intero quadro. Non resta, dunque, che aspettare.