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SCIENZA

Scoperta una nuova specie unica nel suo genere

Alcuni ricercatori asiatici si sono imbattuti in una pianta molto particolare che non ha bisogno della fotosintesi clorofilliana come le altre

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Il processo chimico con cui le piante verdi producono sostanze organiche a partire dall’anidride carbonica e in presenza di luce solare. In estrema sintesi, è questa la descrizione che si può fare della fotosintesi clorofilliana, un fenomeno che riguarda ogni pianta presente sul globo. Esiste però la classica eccezione che conferma la regola.

Alcuni ricercatori hanno infatti individuato un esemplare che non fa alcuna fotosintesi, “preferendo” sottrarre il nutrimento dai funghi del substrato. La scoperta è stata fatta nel continente asiatico e fino a oggi non era stata mai rilevata una situazione del genere, un unicum quindi. Come si spiega questa particolarità sensazionale?

La specie che non fa la fotosintesi

Di solito le piante non si comportano in questa maniera con altri organismi proprio perché c’è la fotosintesi. Quella rintracciata negli ultimi tempi, al contrario, non dà nulla in cambio. Il nome scelto per l’occasione è Monotropastrum kirishimense. Si tratta di una specie che è stata individuata per la prima volta in assoluto da un folto gruppo di esperti che fanno capo a enti e università del Giappone e Taiwan. Fondamentale, poi, è stato il contributo messo a disposizione da Kenji Suetsugu, professore universitario che insegna Biologia a Kobe. La pianta in questione non è una novità in senso stretto, la si conosceva da tempo ma non in tutte le sue sfaccettature.

Non c’è una sola specie della famiglia Monotropastrum e quella kirishimense presenta delle differenze sostanziali, non solo per quel che riguarda la fotosintesi. Anzitutto, i colori dei fiori non coincidono: la versione tradizionale è bianca, mentre quella più nuova tende al rosa. Le radici di quest’ultima, poi, sono più a ridosso della superficie, un dettaglio che permette di privare i funghi del loro normale nutrimento. Si sta parlando di azoto, carbonio e acqua ma non solo. C’è comunque un punto in comune tra la specie nuova e quella più “vecchia”.

La fioritura delle piante senza fotosintesi

In effetti, il bombo rappresenta lo stesso insetto impollinatore per entrambe le “versioni” di pianta. Un po’ come avviene per le api, di cui ricorda l’aspetto, raccoglie il nettare e il polline per il proprio nutrimento. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non c’è alcun rischio di creare specie ibride perché la fioritura delle due Monotropastrum è molto diversa dal punto di vista temporale (circa 40 giorni di differenza per la precisione). I dettagli della ricerca asiatica sono stati pubblicati in una rivista scientifica specializzata, il “Journal of Plant Research”. Tornando a parlare della pianta e delle sue caratteristiche, la diffusione è concentrata in poche aree del globo.

Il genere Monotropastrum è tipico dell’Asia orientale, in primis della zona dell’Himalaya, senza dimenticare alcune isole del Giappone. L’assenza di clorofilla è sempre stata la particolarità che l’ha resa unica. Proprio di recente si è capito come la fotosintesi possa essere utile in campo medico. Il processo chimico, infatti, è stato giudicato utile per aiutare a curare una malattia terribile come il cancro sfruttando la stessa via di comunicazione delle cellule vegetali. È un mondo affascinante e ancora tutto da scoprire, oltre che fin troppo sottovalutato in determinati casi.

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