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SCIENZA

Scoperta la "pozione" segreta usata per imbalsamare le mummie

Le mummie egizie continuano a stupire gli archeologi per la perfetta imbalsamazione, ma finalmente sono stati scoperti gli ingredienti usati

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Antiche mummie egizie Fonte foto: 123RF

Sono senza dubbio il reperto più prezioso per capire meglio l’antico mondo egizio, ma non smettono mai di stupire: le mummie di questo popolo sono un vero e proprio tesoro, conservate in maniera quasi perfetta a distanza di millenni, a testimonianza delle competenze degli esperti dell’epoca. Ma qual è il segreto dell’imbalsamazione egizia?

Un recentissimo ritrovamento potrebbe fornire una risposta dettagliata. Si sta parlando di una sorta di “laboratorio” risalente a 2500 anni fa e che veniva usato appunto per imbalsamare i defunti. Sono gli ingredienti delle miscele utilizzate in questo caso ad avere fatto la differenza, tanto che gli studiosi hanno ritenuto necessaria un’analisi chimica ancora più accurata.

Come vengono analizzate le mummie egizie

Per la preparazione delle mummie egizie si sfruttavano centina e centinaia di elementi, vere e proprie miscele complesse di resine botaniche, ma anche altre sostanze. Ora sappiamo che queste ultime venivano per esempio ricavate da piante tipiche del Sud-Est asiatico, una novità interessante che è stata dettagliata in una pubblicazione scientifica apparsa sulla rivista “Nature”. Fino a oggi, le uniche informazioni in tal senso provenivano da testi storici e analisi chimiche delle mummie stesse.

Nel laboratorio a cui si è fatto cenno in precedenza erano stipati tantissimi vasetti etichettati, con estratti di piante e animali. A dimostrazione del fatto che gli antichi egizi non lasciavano proprio nulla al caso per l’imbalsamazione. Non ci si affidava infatti soltanto alle sostanze trovate sul posto, ma persino a quelle individuate a migliaia di chilometri di distanza.

Il laboratorio, che rappresenta una svolta clamorosa dal punto di vista storico, si trova a Saqqara, un antico cimitero egiziano in uso fin da tremila anni prima della nascita di Cristo. I reperti dovrebbero risalire invece a un periodo compreso tra il 664 e il 525 a.C. Gli archeologi si sono imbattuti in dozzine di vasi di ceramica che venivano usati nel corso del processo di imbalsamazione. Le etichette però sono state una novità assoluta, perché per la prima volta si è capito quali ingredienti miscelavano sapientemente gli egizi.

L’analisi degli ingredienti usati per imbalsamare le mummie

Per studiare questo mix di sostanze è stato necessario affidarsi a una tecnica molto particolare e dal nome complesso, la gascromatografia-spettrometria di massa. Presso il laboratorio del Centro Nazionale di Ricerca di Giza, i chimici hanno accertato la presenza di estratti di ginepro, cipresso e cedro. Oltre a questi elementi, gli imbalsamatori delle mummie egizie non disdegnavano il bitume ricavato dal Mar Morto, i grassi animali e la cera d’api. Le sostanze più sorprendenti, però, sono sostanzialmente due. Lo stupore è dettato in particolare dalla provenienza di questi prodotti.

Il primo è una resina chiamata “elemi”, ottenuta dagli alberi che crescono nelle foreste pluviali nel continente asiatico e in quello africano. Il secondo è noto come “dammar” e proviene direttamente dagli arbusti delle foreste tropicali dell’India meridionale, dello Sri Lanka e del Sud-Est asiatico in generale. L’Egitto era tutto sommato povero dal punto di vista delle risorse resinose, ragione per cui venivano cercate e scambiate in terre molto lontane. Dunque, per le mummie di questo passato così affascinante e misterioso ci si affidava alla conoscenza approfondita e sofisticata degli imbalsamatori, che sapevano praticamente tutto delle materie prime più disparate.

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