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SCIENZA

Questa sepoltura insolita di un bambino rivela qualcosa che non sapevamo

Frammenti di piume e ossa sembrano testimoniare una sfumatura "dolce" dell'antica sepoltura di un bambino, che pare essere stato collocato in modo tale da essere in qualche modo protetto e coperto. E ciò cambia molte cose nella storia

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La vita e la morte sono inscindibilmente legate, e questo lo sappiamo molto bene. Non c’è l’una senza l’altra: forse per questo, nel corso dei millenni, il culto dei morti è sempre stato interpretato in maniera particolare, profonda, personalizzata. Eppure, proprio partendo da un’abitudini funeraria, oggi sappiamo qualcosa di più sulla storia dell’umanità: la sepoltura di un bambino risalente all’Età della Pietra, ci racconta abitudini molto più evolute di quanto potessimo anche solo supporre.

La sepoltura in questione è stata ritrovato a Majoonsuo, nella Finlandia orientale: in quel periodo, sulla carta, i defunti venivano sepolti principalmente all’interno di buche collettive nel terreno, poi in apposite fosse prive di particolari distinzioni, e solo con il passare del tempo in vere e proprie tombe più descrittive. Le sepoltura del bambino, però, cambia le carte in tavola. E, a tratti, racconta una storia persino commovente.

Gli scavi e il ritrovamento della sepoltura del bambino dell’Età della Pietra

Ma facciamo un salto indietro nel tempo. I ricercatori della Finnish Heritage Agency hanno trovato il sito funerario di Majoonsuo nel 2018. Gli studi sulle sue aree, però, erano limitati (e limitanti) perché ogni movimento poteva distruggerlo: era stato sepolto da un fitto strato ghiaioso, poi ricoperto da fitta vegetazione.

La sepoltura del bambino (anche se ai tempi si ignorava che si trattasse di un infante) era la più “esposta”, perché la parte superiore della sua tomba era parzialmente esposta e il suo interno aveva già attirato l’attenzione per via dell’ocra rossa, che contraddistingueva i suoi interni. I ricercatori, pur non potendo esplorare decentemente, hanno dunque immaginato che quello fosse una sorta di mausoleo, cosa che anticipava di moltissimi anni le abitudini funerarie dell’uomo preistorico.

Gli studi e la datazione della sepoltura del bambino

Nell’ultimo anno, grazie ai nuovi strumenti del Trial Excavation Team, è stato finalmente possibile fare degli studi più approfonditi. L’archeologa Tuija Kirkinen, a capo del progetto e del team di scienziati e ricercatori che si sono mossi a Majoonsuo, è riuscita ad avvicinarsi e a condurre gli studi con una cautela e un’attenzione senza pari, allo scopo di recuperare quella che era la sicuramente poca materia organica presente nella tomba.

Effettivamente la materia organica era davvero poca, ma nonostante le piccole quantità la scoperta è stata davvero straordinaria: sono stati ritrovati i denti del defunto, ma anche frammenti microscopici di piume di uccelli, peli canini e di piccoli mammiferi oltre che di fibre vegetali, ben conservati, oltre che punte di freccia e oggetti in quarzo. Proprio grazie alla forma delle punte delle frecce, trasversali, è stato possibile datare la sepoltura a circa il 10.000 a.C, nel periodo Mesolitico. I denti sono stati essenziali per rivelare che la tomba apparteneva a un bambino di età compresa tra i 3 e i 10 anni, anche se, mancando altro materiale, non è possibile sapere com’è morto.

La storia della sepoltura del bambino preistorico

Perché, all’inizio, abbiamo detto che la storia raccontata era a tratti commovente? Perché tutti i frammenti ritrovati fanno ipotizzare che la famiglia del bambino volesse prepararlo nel suo viaggio nella morte proprio come lo avrebbe accompagnato nella vita, con tutte le cure possibili. Da ciò che si desume, il cadavere del piccolo era stato adagiato su pelli sovrapposte di lupo (da qui i peli canini), come se volessero farlo stare “comodo”, mentre le piume d’uccello fanno intuire che fosse stato realizzata una sorta di coperta (sì, un piumino) per tenerlo al riparo.

Lo stesso bambino, almeno così si pensa, era stato vestito con altre pelli di animali, compresi uccelli acquatici le cui piume impermeabili dovevano fungere da parka/giacca a vento, per proteggerlo da infiltrazioni d’acqua. Inoltre, altri peli canini fanno pensare che un cane, che aveva probabilmente vissuto con il piccolo, fosse stato adagiato ai suoi piedi per proteggerlo durante il suo passaggio dalla vita alla morte.

Insomma, il racconto che ne viene fuori è emozionante: la famiglia del piccolo ha pensato proprio a tutto, dimostrando un livello di cura che, fino a qualche tempo fa, si riteneva fosse impossibile per i tempi. E chissà, ancora, quante cose abbiamo da scoprire.

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