Più intelligenza artificiale e niente app, come sarà lo smartphone del futuro?
Secondo Carl Pei di Nothing, il mondo degli smartphone è destinato a cambiare grazie all’AI e in futuro gli utenti potranno fare a meno anche delle applicazioni

In una recente intervista a Wired, Carl Pei, fondatore e CEO di Nothing, ha provato a immaginare il futuro degli smartphone, condividendo una visione audace e provocatoria sul futuro di questi dispositivi. Secondo Pei, infatti, le app per come le conosciamo oggi non esisteranno più e diventeranno superflue.
Al loro posto, arriverà un’unica applicazione, il sistema operativo stesso, che sarà capace di comprendere, anticipare e rispondere alle esigenze dell’utente in modo totalmente autonomo.
Il futuro degli smartphone secondo Carl Pei
Carl Pei immagina un futuro (forse nemmeno troppo lontano) in cui gli utenti non dovranno più cercare un’app, aprirla e navigare al suo interno per compiere un’azione. Sarà il sistema operativo a fare tutto, grazie naturalmente all’intelligenza artificiale che sarà in grado di gestire proattivamente ogni attività, adattandosi dinamicamente al contesto e al comportamento dell’utente.
In poche parole il CEO di Nothing immagina un futuro come il sistema operativo “conosce le persone” ed è ben consapevole di chi sono e di cosa hanno bisogno.
In questo senso, quindi, il sistema operativo diventerebbe un vero e proprio assistente personale, consapevole dell’orario, della posizione geografica, degli impegni in agenda e delle abitudini del proprietario del device, per fornirgli suggerimenti o automatizzare compiti quotidiani in totale autonomia.
Naturalmente, un cambiamento così radicale richiederà del tempo e dovrà anche riuscire a “resistere” agli sconvolgimenti che una novità del genere porterebbe negli utenti. A oggi, infatti, le applicazioni non sono solo dei semplici strumenti, ma danno un senso di familiarità. Andare a eliminare il loro funzionamento e l’idea di questa interfaccia potrebbe destabilizzare gli utenti.
Servirà, dunque, una transizione graduale, Pei stima una durata di circa sette o dieci anni, durante la quale le aziende avranno modo di sperimentare nuove interfacce intelligenti, raccogliendo feedback e adattando progressivamente la user experience a queste nuove tecnologie.
Che ruolo avrà l’intelligenza artificiale
Al centro della “visione” di Carl Pei c’è l’idea di ridurre l’interazione diretta con il dispositivo, per rendere la tecnologia più trasparente, efficiente e rispettosa del tempo umano. Per arrivare a questo, si dovrà necessariamente rivedere l’idea di personalizzazione e di automazione intelligente che permetteranno (e permettono già da oggi) ai dispositivi di anticipare i bisogni delle persone.
Tutto questo sarà possibile grazie all’intelligenza artificiale on-device, con il sistema operativo destinato a diventare un agente AI autonomo, in grado di apprendere costantemente dallo stile di vita dell’utente, garantendo al tempo stesso sicurezza e privacy.
La visione di Carl Pei è affascinante ma divide l’opinione pubblica e non tutti sono convinti che da qui ai prossimi anni le applicazioni per come le conosciamo oggi spariranno dai nostri smartphone.
Eppure il mondo della tecnologia non è nuovo a sconvolgimenti del genere, pensiamo ad esempio alle fotocamere ormai presenti su ogni dispositivo al punto da rendere (quasi) obsolete le vecchie macchinette fotografiche. Insomma, il mondo degli smartphone è senz’altro destinato a cambiare e a prescindere da una o da milioni di app, il motore di questa trasformazione sarà senza dubbio l’intelligenza artificiale.