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SCIENZA

Dietro un ammasso di polvere stellare si nasconde qualcosa

Il Telescopio spaziale James Webb ha catturato immagini inedite, svelando oggetti rimasti finora nascosti dietro una grande nebulosa stellare.

Ci sono voluti anni prima di poter ammirare le immagini catturate dal Telescopio spaziale James Webb, ma finalmente l’attesa è finita. E ciò che ne emerge non è soltanto uno dei lavori astronomici più importanti e costosi mai realizzati prima. Si tratta in primo luogo di una nuova visione dell’Universo, con nuovi scorci mai visti prima, con una risoluzione e dettagli tali da farci quasi sentire proprio lì, tra quegli oggetti spaziali.

La NASA ha reso pubbliche le prime immagini ufficiali e, in collaborazione con ESA e con l’Agenzia Spaziale Canadese (CSA), ne ha scelto alcune in particolare che hanno catturato la curiosità degli appassionati e studiosi di tutto il mondo: qualcosa è emerso dall’ammasso stellare di una regione della Nebulosa Carina.

Le “scogliere cosmiche” della Nebulosa Carina

Il Telescopio spaziale James Webb con un costo di circa 10 milioni e mezzo di dollari si aggiudica senza dubbio un primato in ambito astronomico: mai prima d’ora era stato messo a punto un capolavoro ingegneristico di tale portata e potenza. Qualità che emergono proprio dalle foto rese pubbliche dalle agenzie spaziali americane e canadesi: immagini inedite dello spazio, che ci lasciano sbirciare in modo unico tra le stelle, rivelandoci i loro insondabili segreti.

A colpire l’attenzione di studiosi e appassionati è stata in particolare la foto che ritrae la Nebulosa Carina o Nebulosa della Carena, per l’esattezza la regione di formazione stellare denominata NGC 3324. Non è di certo la prima volta che questa viene osservata, ma grazie ai raggi infrarossi e alle specifiche del Telescopio Webb sono emersi dalla nebulosa oggetti rimasti finora nascosti.

La Nebulosa Carina è da sempre oggetto di studio e osservazioni perché si tratta di uno degli ammassi stellari più grandi che si possano osservare dalla Terra. E ciò vuol dire soltanto una cosa: al suo interno sono visibili tutte le fasi di nascita e morte delle stelle, diventando di fatto il fulcro degli studi per tutte le costellazioni della Via Lattea.

Così, grazie alla foto del Telescopio Webb, possiamo ammirare una per una le fasi di formazione e crescita di alcune stelle della Nebulosa Carina mai viste prima, tra quelle che sono state definite cosmic cliffs (ovvero “scogliere cosmiche”), che ci offrono un panorama mozzafiato che ricorda molto una montagna scoscesa illuminata dalla luce della Luna.

“L’immagine è divisa orizzontalmente da una linea ondulata tra un paesaggio nuvoloso che forma una nebulosa lungo la parte inferiore e una parte superiore relativamente chiara – scrive la NASA a didascalia della foto -. Macchiato su entrambe le porzioni c’è un campo stellare, che mostra innumerevoli stelle di molte dimensioni. I più piccoli di questi sono punti luminosi piccoli, distanti e deboli. Il più grande di questi appare più ampio, più vicino, più luminoso e con picchi di diffrazione a 8 punti. La parte superiore dell’immagine è bluastra e presenta sottili striature traslucide simili a nuvole che salgono dalla nebulosa sottostante. La formazione nuvolosa di colore arancione nella metà inferiore varia in densità e varia da traslucida a opaca. Le stelle variano di colore, la maggior parte delle quali ha una tonalità blu o arancione. La struttura a forma di nuvola della nebulosa contiene creste, picchi e valli, un aspetto molto simile a una catena montuosa”.

Le immagini del Telescopio spaziale James Webb: una vera rivoluzione

Se le immagini catturate dal Telescopio spaziale Webb hanno suscitato tanto clamore c’è un motivo ben preciso: basti solo pensare alla foto della Nebulosa Carina per comprendere quante porte si possano aprire a una nuova visione (più dettagliata) del’Universo. Parliamo di immagini ad altissima risoluzione che, grazie all’uso degli infrarossi, sono riuscite a catturare oggetti stellari mai visti prima e in fasi che per lo più finora si erano soltanto ipotizzate.

Da questo momento in poi cambia completamente il modo in cui vengono studiate le stelle e, finalmente, si potrà rispondere ad alcune domande dell’astrofisica, finora rimaste aperte e senza una spiegazione esatta: Cosa determina il numero di stelle che si formano in una determinata regione? Perché le stelle si formano con una certa massa?

Si stima che la missione del Telescopio Webb durerà circa 20 anni, perciò abbiamo ancora tanto tempo a disposizione per rispondere a tutti i quesiti rimasti senza risposta. E sicuramente ne vedremo delle belle.