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Le regioni in Italia dove le probabilità di terremoto sono basse: la mappa

Dove i terremoti in Italia fanno meno danni? La mappa delle regioni in cui gli eventi sismici sono rari o poco catastrofici rispetto alle altre

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L’Italia è un Paese unico nel suo genere, non solo per il patrimonio artistico e culturale, ma anche per le sue caratteristiche geologiche.

La penisola, situata tra la placca africana e quella euroasiatica, è attraversata da un’attività sismica costante che la rende uno dei territori più complessi al mondo dal punto di vista dei terremoti.

Terremoti in Italia: le regioni più sicure

Analizzando le specificità geologiche dell’Italia, è doveroso specificare che non tutto il Paese presenta lo stesso livello di rischio sismico: alcune regioni e città si trovano in luoghi dove la probabilità di terremoti significativi è molto bassa rispetto ad altri. Esplorare queste zone può offrire una prospettiva interessante su come convivere con un territorio dalla natura tanto affascinante quanto imprevedibile.

Secondo la classificazione ufficiale adottata in Italia, il territorio è suddiviso in quattro zone sismiche, con un rischio che varia da “alto” (zona 1) a “molto basso” (zona 4). Le aree di massima sismicità si concentrano lungo la dorsale appenninica, che attraversa l’Italia centrale e meridionale, e in alcune zone specifiche del Nord, come il Friuli Venezia Giulia. Al contrario, la zona 4, che comprende ben 3.488 comuni, si distingue per una probabilità minima di eventi sismici di rilievo.

Tra le regioni meno esposte ai terremoti spiccano la Sardegna, buona parte del Piemonte, esclusa la provincia di Torino, la Valle d’Aosta, alcuni territori del Veneto, come la pianura alluvionale, e la Liguria, con l’eccezione di alcune zone specifiche. Anche il Salento, in Puglia, gode di una stabilità sismica relativamente alta, rappresentando un’oasi di sicurezza in un contesto nazionale spesso movimentato.

A queste superfici si aggiungono aree a rischio basso ma non nullo, come alcuni territori del Trentino-Alto Adige o le province di Bari e Taranto, che rientrano nella zona sismica 3. Roma, la capitale, merita una menzione speciale. Sebbene si trovi in zona sismica 3, quindi con un rischio generalmente basso, alcune aree limitrofe, come i Colli Albani, hanno storicamente registrato episodi sismici. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, le scosse non superano una magnitudo 4, rendendo la città relativamente sicura rispetto ad altre metropoli italiane. Nel Lazio, però, alcune province come Frosinone e Rieti sono classificate con rischi più elevati, a causa della vicinanza alla dorsale appenninica.

Rischio sismico ed edilizia

La questione sismica è strettamente legata alla struttura edilizia del nostro Paese. L’Italia vanta un patrimonio architettonico unico, tra i più antichi e variegati d’Europa. Molti edifici storici, costruiti prima del 1945, sono realizzati in muratura e non progettati per resistere a scosse forti. Questi immobili, circa 7 milioni, rappresentano una delle maggiori sfide per la sicurezza sismica nazionale. Anche le strutture più moderne, come quelle a telaio in cemento armato, non sono immuni da rischi: molte di esse sono state progettate prima del 1974, anno in cui è stata introdotta la prima normativa sismica italiana. In ogni caso, quest’ultima può essere definita come una delle più avanzate e precise al mondo.

Il contrasto tra l’efficacia delle leggi e l’età del patrimonio edilizio crea un paradosso che rende necessario un impegno strutturale per migliorare la sicurezza. Interventi di adeguamento sismico rappresentano una priorità, ma spesso si scontrano con i costi elevati e le difficoltà pratiche. L’idea di uno sviluppo urbano più sicuro e sostenibile è una delle possibili risposte a questa complessa problematica.

Anche le aree tradizionalmente considerate sicure non sono completamente esenti da movimenti sismici. La Sardegna, ad esempio, pur essendo classificata a rischio sismico nullo, ha registrato negli ultimi anni alcune scosse di modesta intensità. Nel 2019, quattro terremoti con magnitudo compresa tra 1.5 e 2.8 sono stati rilevati sull’isola. Questi episodi, benché lontani dal causare danni significativi, sottolineano come sia impossibile dichiarare una regione completamente immune a fenomeni tellurici.

Il quadro generale sui terremoti in Italia evidenzia una realtà complessa: se da un lato alcune zone della penisola offrono una relativa sicurezza, dall’altro il rischio sismico è una costante che richiede una gestione attenta e proattiva. Investire nella prevenzione, migliorare la conoscenza del territorio e promuovere politiche edilizie lungimiranti sono passi essenziali per garantire una maggiore sicurezza alle future generazioni.

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