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Cosa sono i viaggi turistici dello spazio

In questo articolo vedremo quali sono le caratteristiche del turismo spaziale, qual è la storia di questo fenomeno e a quanto ammonta il costo di un biglietto.

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cos'è il turismo spaziale Fonte foto: Shutterstock

Richard Branson, imprenditore americano e fondatore di Virgin Galactic, ha aperto la strada per i viaggi turistici nello spazio. Utilizzando le bellezze ad altissima tecnologia aerospaziale della VSS Unity della compagnia, l’equipaggio composto da due piloti e altri quattro passeggeri si è staccato in volo da un aeromobile più grande per raggiungere gli 85 chilometri di distanza dal suolo. Una distanza sufficiente a vedere la curvatura della Terra e a liberarsi dai vincoli della gravità, almeno per qualche minuto.

Una strada seguita pure dall’ormai ex capo di Amazon, Jeff Bezos, e che non fa altro che rendere assai più concreto il turismo spaziale, fenomeno in crescente ascesa per il momento riservato solo ai milionari o ai fortunati vincitori di lotterie appositamente organizzate dalle compagnie coinvolte nell’impresa. In futuro, però, l’esplorazione tra le stelle potrebbe essere aperta a molti, con la stessa Virgin ad essersi posta l’obiettivo di realizzare 400 voli all’anno da Spaceport America, nello stato statunitense del New Mexico, entro la fine del 2022.

Turismo spaziale: cos’è e storia del fenomeno

A quanto pare molto presto più persone potranno vivere l’incredibile esperienza di galleggiare nello spazio. I viaggi nello spazio, seppur con un avvio fisiologicamente lento e guidato dalla prudenza, sono sempre più al centro di progetti ambiziosi e innovativi, con una visione futuristica che però si sta facendo sempre più reale. E che, per essere compresa al meglio, necessita di una definizione precisa, così come di un’analisi che guarda non solo all’aspetto economico, ma pure a quello squisitamente sociale.

Per turismo spaziale, quindi, si intende una recente forma di turismo che ha luogo nello spazio. Pur essendo un fenomeno ancora agli albori, come già accennavamo ci sono già stati dei casi isolati di viaggi spaziali a scopo di intrattenimento, finanziati dagli stessi privati al costo di svariati milioni di dollari. Non è però solo storia recente: il sogno di andare nello spazio è insito nell’uomo da sempre e le esplorazioni spaziali costellano il secolo scorso di tentativi, lanci e viaggi di razzi e uomini a gravità zero. Volendo ora “viaggiare” a ritroso nel tempo, non è dunque un caso che sin dagli albori dell’esplorazione spaziale, ci troviamo alla fine degli anni cinquanta, la possibilità di esplorare il cosmo non si era solo affacciata come una chimera, ma anzi come una opportunità concreta e a portata di mano.

D’altronde quella era l’età dell’oro per la fantascienza, con l’immaginario collettivo pesantemente influenzato dalle conquiste e dalla politica statunitense, e con la letteratura di genere a trattare l’argomento con un approccio descrittivo sensibilmente più accurato. Nel 1957, Robert A. Heinlein, con il racconto Minaccia dalla Terra, avanzò per la prima volta l’ipotesi di un futuro dove i viaggi spaziali sarebbero stati utilizzati come una vera e propria forma di turismo, con una sua industria e delle strutture appositamente costruite e sviluppate. Un’idea che venne accolta con entusiasmo da addetti ai lavori e semplici cittadini, e che contribuì a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 a rendere un’idea comune il fatto che alla fine del secondo millennio sarebbero esistiti alberghi spaziali.

Non solo, molti futurologi degli anni ’70 ipotizzarono che , nel XXI secolo, la Luna sarebbe stata una delle tante mete che le famiglie avrebbero potuto scegliere per trascorrere le loro vacanze. La conclusione della corsa allo spazio con lo sbarco lunare dell’Apollo 11, tuttavia, fece diminuire l’attenzione verso l’esplorazione spaziale, e solo l’uscita e il relativo successo del film di Stanley Kubrick 2001: Odissea nello spazio, nel 1968,  riuscì a dare nuova linfa al sogno di viaggiare nello spazio. Fino alle ambizioni che caratterizzano i giorni nostri. Dallo Sputnik lanciato nel 1957, al volo di Jurij Gagarin nel 1961, primo uomo nello spazio, il passo è stato breve e l’esplorazione spaziale ha subito una vertiginosa accelerata.

Se è vero che l’epoca della conquista spaziale e quella post-sovietica hanno aperto i viaggi tra le stelle ad altre figure professionali oltre a quelle degli astronauti, allo stesso modo dobbiamo compiere un salto in avanti nel 2001 per parlare di turismo spaziale in senso stretto. Quell’anno, la MirCorp, un’agenzia privata che aveva in gestione la stazione orbitante MIR, avanzò infatti l’offerta di vendere un posto su un volo ad un privato pagante per coprire i costi di gestione. A cogliere l’occasione fu l’uomo d’affari americano Dennis Tito, che pagò 20 milioni di dollari. Durante il suo addestramento, la Mir fu condannata ad essere smantellata e Tito decise di spostare il viaggio dalla Mir alla International Space Station.

Il nuovo viaggio, organizzato dalla statunitense Space Adventures, fece di Tito il primo turista spaziale privato pagante. Rimase sulla ISS per sette giorni a partire dal 28 aprile 2001. Nel 2002, l’affarista sudafricano Mark Shuttleworth, fondatore di Ubuntu, raggiunse la ISS come turista, seguito nel 2005 da Gregory Olsen. A seguito del disastro dello Space Shuttle Columbia nel 2003, tutti i programmi turistici furono sospesi per poi riprendere nel 2006: a raggiungere lo spazio furono Anousheh Ansari, prima turista donna, prima musulmana e prima iraniana nello spazio, e l’ungherese Charles Simonyi. Tutti questi cinque turisti hanno ricevuto dalla NASA la classificazione di Spaceflight Participant, la denominazione amministrativa per i turisti spaziali.

Turismo spaziale: un mercato “alle stelle”

“Il turismo spaziale è già una realtà anche se limitato a pochissime persone. Ci sono state 5 persone, 5 grandi ricchi, ricchissimi paperoni che ci sono stati pagandosi il biglietto sulla Stazione Spaziale Internazionale, però questo è molto limitato”, ha dichiarato Umberto Guidoni, il primo astronauta italiano ad andare nello spazio nel 1996, a bordo dello Space Shuttle. Lo stesso Guidoni che, in una sua recente intervista, auspica la creazione di un organo internazionale come capita per le compagnie aeree, che garantisca uno standard di sicurezza che valga per tutti, sia per i veicoli delle agenzie spaziali internazionali che portano professionisti in orbita, sia per i turisti.

D’altronde, al netto del suo fascino emozionale, quello del turismo spaziale è ad oggi ritenuto un settore commerciale particolarmente attrattivo da parte di diverse compagnie, con un bacino di oltre 10 miliardi di dollari potenziali. Oltre alla già citata Virgin Galactic, nel tempo sono state fondate numerose altre imprese che pensano al cosmo come ad una fonte di guadagno in espansione. Tra queste, è impossibile non menzionare Space Adventures, Starchaser, Blue Origin, Armadillo Aerospace, XCOR Aerospace, e Rocketplane Limited, senza poi sottovalutare il progetto tutto europeo Project Enterprise.

Per il momento, l’offerta prevede principalmente voli suborbitali con altezze massime di 100-160 chilometri. Una tipologia di volo, questa, che permette di rimanere tra i tre e un massimo di sei minuti in una condizione di assenza di peso, di osservare il panorama stellare e di guardare l’orizzonte curvo del pianeta Terra. E che è quella su cui le imprese stanno investendo maggiormente e con gli esiti più incoraggianti. Il tutto per un costo previsto di circa 200.000 dollari a passeggero. Per poter organizzare un lancio con passeggeri paganti dal territorio statunitense, le compagnie devono necessariamente essere in possesso di una apposita licenza da parte della Federal Aviation Administration, erogata dall’Office of Commercial Space Transportation (FAA/AST).

Non solo, è di fondamentale importanza per i viaggi turistici nello spazio che vi sia un elevatissimo grado di sicurezza per i non esperti, assolutamente non avvezzi a queste particolari condizioni di stress fisico. In alcuni casi, difatti, gli stessi turisti possono seguire prima del volo il medesimo addestramento utilizzato solitamente dai cosmonauti. Questo addestramento viene svolto soprattutto all’interno del centro d’addestramento russo Yuri Gagarin Cosmonaut Training Center, e prevede diversi tipi di esperienze.

Tra queste vi sono la neutral buoyancy, ovvero la simulazione dell’assenza di peso in una piscina, dove si sperimenta la cosiddetta “passeggiata spaziale”, la centrifuga, in cui si possono toccare con mano le forze di accelerazione sino a 10 g, in un impianto capace di 30 g, il simulatore, che grazie alle nuove tecnologie è in grado di imitare un intero volo spaziale comprensivo di aggancio alla Stazione Spaziale Internazionale, così come l’addestramento al volo e alla strumentazione, così da fornire una preparazione il più possibile esaustiva. La partecipazione al programma, neanche a dirlo, è riservata solo ai più fortunati, con un prezzo che oscilla attorno alle decine di migliaia di dollari.

Accanto agli obiettivi pensati per la gente comune di SpaceX, Virgin Galactic e Boeing, resta in ogni caso un forte interesse scientifico, che continuerà a spingere fortemente l’evoluzione e la ricerca per l’esplorazione spaziale. A noi non resta invece che guardare le stelle e sognare in grande: chissà che, fra solo qualche anno, il nostro e il vostro nome non appaia tra quelli dei turisti che hanno voluto osservare il cosmo più da vicino, e con lo spirito esplorativo che da sempre caratterizza l’umanità. Lo stesso che ha ben descritto Rachel Lyons, direttore esecutivo di Space for Humanity, con le sue parole: “Lo spazio dà una nuova prospettiva sulla Terra che tutti condividiamo. Dobbiamo prenderci cura della Terra e di noi. Dando alla gente di tutto il mondo l’accesso a questa esperienza creiamo una relazione fra tutte le persone del nostro pianeta”.