Hanno avvistato qualcosa di nuovo sulla superficie di Venere
Se fossero effettivamente crateri da impatto, quelli avvistati su Venere darebbero la possibilità di scoprire molto di più sul passato del pianeta
Sappiamo benissimo che buona parte dei corpi celesti del sistema solare, in particolare i suoi pianeti più vicini, sono stati forgiati da una serie di impatti catastrofici. Ciò vale anche per Venere che, come tutti gli altri pianeti rocciosi, ha subito il “bombardamento” di corpi celesti di vario tipo: asteroidi, comete e meteore.
Le conseguenze di questi impatti sono scritte nella geologia della sua superficie, segnata da strutture che raccontano un passato tumultuoso. Fino a poco tempo fa, però, sembrava che questo pianeta non avesse subito impatti colossali. A quanto pare non è così: una nuova ricerca pare infatti attestare il contrario, aprendo una nuova pagina nella comprensione della storia geologica di Venere.
L’avvistamento dei crateri
Come spiega lo studio pubblicato su Advanced Earth and Space Sciences, un team internazionale di ricercatori stava confrontando delle immagini SAR di Venere in possesso della NASA, per la precisione quelle della Haasttse-baad Tessera, struttura geologica venusiana da sempre ritenuta particolarmente degna di nota.
Queste immagini, ottenute dalle diverse missioni spaziali, contenevano molti più dati di quanto gli studiosi potessero supporre e, grazie all’utilizzo di nuovi strumenti, hanno rivelato due strutture concentriche sulla superficie del pianeta, simili a quelle dei bacini da impatto che si osservano su altri corpi celesti, come la Luna e Marte.
Si trattava di due crateri, ciascuno di circa 1.500 chilometri di diametro, che per conformazione sembrano avere un’età di circa 3,5 miliardi di anni. A rendere ancora più affascinante la scoperta è il fatto che questi enormi “buchi” non sono mai stati visti prima: le immagini radar hanno offerto per la prima volta una visione chiara di questi giganti, nascosti sotto la densa atmosfera di Venere.
Quali sono le caratteristiche dei crateri di Venere?
Ma c’è di più: sempre stando al nuovo studio, anche se a prima vista, i crateri di Venere potrebbero sembrare simili a quelli che si trovano su altri pianeti, le analisi più approfondite rivelano dei dettagli distintivi che li rendono unici.
Per esempio, sono caratterizzati da una serie di anelli concentrici, simili a quelli osservati su corpi celesti come Callisto, una delle lune di Giove, ma con una fondamentale differenza: su Venere, gli anelli non sono formati da ghiaccio e acqua, ma da una crosta solida di roccia e lava. Ciò significa che quando è avvenuto l’impatto il pianeta aveva ancora una crosta sottile sopra una struttura parzialmente fusa.
Cosa potrebbe averli provocati?
La domanda più affascinante riguarda le origini di questi crateri. Per lungo tempo, si è pensato che Venere fosse troppo vulcanicamente attivo per preservare crateri di grandi dimensioni, dato che le sue eruzioni avrebbero potuto cancellare qualsiasi traccia di impatto.
Invece, i crateri sono stati in grado di “sopravvivere” per miliardi di anni, nascosti sotto una crosta che si è raffreddata nel tempo. Per il momento, la modellazione numerica e le simulazioni suggeriscono che i responsabili dei crateri siano stati degli enormi asteroidi, in particolare un asteroide con un diametro di circa 75 chilometri.
Corpi spaziali di questo tipo, infatti, colpendo il pianeta potrebbero aver perforato la sua crosta e causato un’espulsione di materiale fuso. Questo processo avrebbe spinto il magma verso la superficie, deformando la crosta e creando una serie di cerchi concentrici.