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Scoperti 27.500 nuovi asteroidi grazie a Google

Google Cloud e l’Asteroid Institute insieme per mappare il sistema solare utilizzando sofisticati algoritmi AI e dati provenienti dall’osservazione spaziale

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Asteroide Fonte foto: buradaki/Shutterstock

 Google Cloud e l’Asteroid Institute, un programma della B612 Foundation nato con lo scopo di sviluppare strumenti e tecnologie per comprendere, mappare e navigare nel nostro sistema solare, stanno lavorando insieme a un progetto che si pone l’obiettivo di esplorare la porzione di universo intorno al nostro pianeta, per rilevare asteroidi potenzialmente in collisione con la Terra.

L’esperimento ha anche il compito di cercare dei pianeti minori, non rilevabili attraverso l’osservazione diretta del cielo ma che, grazie alle sofisticate tecnologie impiegate, possono rendere più semplice la conoscenza dello spazio.

In cosa consiste il progetto

Il fulcro di questo progetto è che per arrivare a dei risultati tangibili, Google e l’Asteroid Institute non alzano semplicemente gli occhi al cielo ma sfruttano la tecnologia di Google Cloud per eseguire degli algoritmi sviluppati congiuntamente con il DiRAC Institute dell’Università di Washington,che vanno ad analizzare dei dati storici forniti dal NOIRLab Source Catalog Data Release 2.

Utilizzando i servizi di Google Cloud, su cui viene fatta girare una piattaforma chiamata Asteroid Discovery Analysis and Mapping (ADAM), gli scienziati possono utilizzare il calcolo scientifico scalabile e ad alte prestazioni per eseguire carichi di lavoro pesantissimi, che possono portare alla scoperta di nuovi asteroidi.

Qui entra in gioco l’algoritmo, chiamato Tracklet-less Heliocentric Orbit Recovery (THOR), che ha il compito di proiettare delle orbite teoriche su milioni di punti di luce in movimento e collegarli insieme a quei punti che sono coerenti con orbite reali.

Ma chiaramente, oltre alla potenza di calcolo, ciò che fa la differenza sono gli enormi set di dati a disposizione, provenienti da diverse indagini astronomiche.

L’Asteroid Institute sta anche esplorando l’uso delle tecnologie basate sull’intelligenza artificiale di Google per rendere molto più snelle queste operazioni, automatizzando quasi completamente l’esame e la verifica dei dati disponibili. Una soluzione che, oltre a rendere più efficiente la procedura, elimina i tempi necessari alla ricerca manuale velocizzando il sistema e riducendo notevolmente gli errori umani che si potrebbero riscontrare nell’esame di un quantitativo di dati così sterminato.

Il futuro della ricerca

Per il momento, l’Asteroid Institute e Google Cloud hanno identificato più di 27 mila asteroidi, scoprendo in pochissime settimane quello che di solito sarebbe stato scoperto in un anno di lavoro in tutto il mondo.

Buona parte delle scoperte fatte fino a questo punto riguardano asteroidi in orbita attorno al Sole, posizionati tra Marte e Giove, e più di 100 “sassi spaziali” molto più vicini alla Terra. In questo senso, quindi, questa ricerca, rappresenterà anche un’ulteriore garanzia per il nostro pianeta, con la possibilità di intercettare eventuali collisioni, cercando di prevenirle o di limitare i danni.

Allo stesso modo il progetto ha rivoluzionato la scoperta dei pianeti minori, e il tutto senza dover costruire nuovi centri della ricerca, ma semplicemente affidandosi a Google Cloud e ai dati esistenti.

Naturalmente la ricerca è destinata ad andare avanti e nel 2025,quando entrerà ufficialmente in servizio il nuovo Osservatorio Vera C. Rubin, i set di dati a disposizione saranno ancora maggiori e potranno aiutare gli scienziati a scansionare con maggior precisione l’universo.

A questo bisogna aggiungere l’arrivo di nuovi e sofisticati algoritmi AI che automatizzeranno la ricerca, ottimizzando il lavoro di osservazione del sistema solare in vista dell’arrivo di nuovi programmi spaziali, come l’esplorazione dello spazio e l’analisi di tutti quei fenomeni che potrebbero aver dato vita all’universo per come lo “conosciamo” oggi.