Un misterioso anello di luci è apparso in cielo: cosa sappiamo sull'avvistamento?
Dei ricercatori hanno individuato un anello gigantesco nello spazio profondo. Una struttura che sconvolge uno storico Principio
Una scena che sembra rubata da un film di fantascienza e ci lascia con numerose domande senza risposta. Un team di ricerca internazionale ha rivelato al mondo l’esistenza di un anello di galassie di dimensioni immense e di natura misteriosa. Il suo diametro è di 1,3 miliardi di anni luce, per comprendere quanto mastodontico sia tutto ciò. Gli scienziati ci si stanno arrovellando, dal momento che tutto ciò non può essere spiegato dal Principio Cosmologico, ovvero una delle teorie astrofisiche cardine.
Una teoria in crisi
Tutto ciò sta accadendo a una distanza a dir poco considerevole da noi. C’è un motivo se si parla di spazio profondo. L’anello di galassie è infatti a più di 9 miliardi di anni luce dal nostro pianeta. Gli scienziati hanno optato per un nome alquanto standard ma calzante. Questa inspiegabile struttura circolare di galassie è oggi nota come Big Ring, ovvero grande anello.
È già stata inserita di diritto nell’elenco degli oggetti così infinitamente grandi mai identificati nello spazio. Abbiamo già indicato il suo diametro, che è pari a 1,3 miliardi di anni luce, circa, mentre la sua circonferenza è di 4 miliardi di anni luce.
Gli scienziati sanno bene come le persone comuni abbiano bisogno di esempi pratici, così ecco una potenziale rappresentazione di tali dimensioni. Se potessimo vedere l’anello di galassie con i nostri occhi, occuperebbe nella fetta di spazio visibile dalla Terra l’area occupata da ben 15 lune piene.
Dimensioni a parte, ci si ritrova di colpo dinanzi a qualcosa che va totalmente oltre le attuali conoscenze della nostra specie. Andando contro il Principio Cosmologico, inoltre, ci pone in una condizione di crisi.
Questa teoria sostiene infatti che l’Universo sarebbe omogeneo e isotropo. Ciò vuol dire che pur risultando enormi ai nostri occhi, elementi come pianeti, stelle e galassie sono comunque totalmente “insignificanti” dinanzi alla vastità del cosmo nel suo toto.
Tutto ciò ha spinto a una teoria, ora spazzata via, secondo la quale non dovrebbero esserci oggetti nel vuoto dello spazio più grandi di circa 1.2 miliardi di anni luce. Un limite ormai smentito, che mette in crisi l’intera ipotesi del cosmo omogeneo. Una teoria che sarà inevitabile rivedere, dunque. Un po’ come già avvenuto con il Principio Cosmologico Perfetto, che sostiene un’omogeneità tanto nello spazio quanto nel tempo.
Un anello nello spazio: cosa sappiamo
La scoperta è stata effettuata da un team internazionale, con alla guida l’Università del Lancashire Centrale, in Gran Bretagna, in stretta collaborazione con gli Stati Uniti e più precisamente i colleghi dell’Università di Lousville.
Non il primo oggetto a mettere in crisi il Principio già citato. Alexia Lopez, del Jeremiah Horrocks Institute, è una dottoranda che ha coordinato i ricercatori e che in precedenza aveva già scoperto l’Arco Gigante. Si tratta di una struttura dal diametro di 3.3 miliardi di anni luce.
I due elementi spaziali sono a soli 12 gradi di distanza tra loro. Una vicinanza che gli scienziati non credono sia casuale. I due oggetti potrebbero far parte di una struttura unica ancor più grande. Ecco le parole del dottor Robert Massey, vicedirettore della Royal Astronomical Society: “Si tratta della settima grande struttura scoperta nell’universo, che contraddice l’idea che il cosmo sia omogeneo su scala più grande. Se tali strutture sono reali, rappresentano di certo spunti di riflessione per i cosmologi e il pensiero accettato su come l’universo si sia evoluto nel corso del tempo”.
La dottoressa Lopez ha provato a dare un’interpretazione del tutto, ipotizzando una correlazione con le oscillazioni acustiche barioniche (BAO). Si tratta di “echi” dell’Universo primordiale, formatisi a causa delle onde sonore. Impronte di galassie antichissime, il che spiegherebbe la premessa di Massey: “Se queste strutture sono reali”.
Altra teoria è quella che suggerisce che l’anello possa essere legato alle stringhe cosmiche, anch’esse derivate dalle origini dell’Universo. In grado, in teoria, di influenzare la distribuzione della materia.