Da un antico astrolabio trovato a Verona decifrati nuovi messaggi nascosti
Affascinante scoperta a Verona. Un antico astrolabio custodisce segreti antichi nelle sue incisioni in varie lingue
Ha davvero dell’incredibile la scoperta di una giovane ricercatrice italiana dell’Università di Cambridge. È stata infatti in grado di riscoprire un antico astrolabio medievale all’interno di una collezione veronese. Tra le sue mani uno strumento astronomico antico, utilizzato per individuare la posizione degli astri. Su di esso porta le tracce linguistiche di numerosi popoli.
Cos’è un astrolabio
Un astrolabio è uno strumento astronomico destinato a essere trasportato con comodità. Riproduce in maniera bidimensionale la sfera celeste. Utilizzarlo consente di fatto di calcolare immediatamente l’altezza del Sole o di un pianeta o anche una stella, attraverso osservazione diretta.
Si fa risalire la sua invenzione a Ipparco di Nicea nel II secolo a.C., considerando come questo astronomo conoscesse già i principi che stanno alla base del funzionamento di tale strumento. In particolare si parla di proiezione stereografica, che lo studioso sfruttava per costruire l’orologio anaforico.
Piatto e di forma circolare, l’astrolabio vanta un supporto concavo, noto come madre, con un bordo graduato e un anello di sostegno. Al centro di questo supporti ci sono poi le varie parti dello strumento. Su quella posteriore c’è un braccio rotante, l’alidada, utile per la misurazione dell’altezza di ogni sorta di astro all’orizzonte. All’interno della madre troviamo invece una o più lamine, ovvero i timpani, con incisa la proiezione di punti della sfera celeste, in base a una determinata latitudine.
La storia dell’antico astrolabio
La dottoressa Federica Gigante, storica dell’Università di Cambridge, ha riportato alla luce un astrolabio medievale. Quest’ultimo è realizzato in lega di rame e vana una particolarità molto interessante. Riporta delle scritte in arabo ed ebraico, oltre a numeri occidentali. Stando al confronto con altri modelli, è facile pensare che sia stato realizzato dalla comunità ebraica sefardita arabizzata, precisamente nella Spagna dell’XI secolo.
Non tutte le sue parti, però, sono state realizzate nello stesso momento. Stando all’analisi delle scritte, si è potuto ricostruire, inoltre, il tipo di spostamenti che ha avuto nel tempo. A suggerire le sue origini sono svariati dettagli. Tra le incisioni in arabo figurano degli orari della preghiera islamica. Al tempo stesso ci sono le latitudini di due città spagnole, Toledo e Cordoba.
A testimonianza di un passaggio di mano dell’oggetto, possiamo osservare delle incisioni successive, sempre in arabo, di latitudini compatibili con il Nordafrica. Non sappiamo bene quando, ma l’astrolabio è passato di mano ancora una volta, in direzione Italia. La presenza delle incisioni in ebraico ce lo fa intuire. Sono state realizzate successivamente e risultano traduzioni o correzioni di quelle in arabo.
Considerando come le comunità ebraiche sefardite spagnole usassero l’arabo come lingua principale, è probabile che l’oggetto si sia mosso in un contesto ebraico in cui l’arabo non era compreso. Si pensa dunque alla comunità giudaica italiana medievale.
È però avvenuto anche un ultimo passaggio di mano, considerando la presenza di correzioni, rivelatesi in alcuni casi errate, incise con i numeri occidentali. Sul finire del ‘600 l’astrolabio era parte della collezione del conte veronese Ludovico Moscardo. È in seguito rientrato in quella della Fondazione Museo Miniscalchi-Erizzo.