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Apple multata dalla UE per 1,8 miliardi di euro, ecco cosa ha fatto

La nuova multa da 1,8 miliardi di euro è la terza maggiore di sempre in UE, ma è solo l'ultimo colpo inferto dall'Europa al gigante tech americano

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L’Unione Europea non fa sconti ad Apple, anzi non perde occasione per ribadire che molti dei suoi comportamenti sono contrari alla normativa UE sulla concorrenza. L’ultimo caso è a dir poco clamoroso: la Commissione Europea ha appena annunciato la chiusura di un’indagine su Apple, derivante da una denuncia di Spotify risalente al 2020, con una multa da 1,84 miliardi di euro.

Si tratta della terza multa UE più alta di sempre, dopo quelle inflitte a Google nel 2017 e 2018, per 4,3 e 2,42 miliardi di euro. In quei casi Google fece ricorso per ottenere uno sconto sulla cifra da pagare, come farà molto probabilmente Apple che ha già risposto alla UE smentendo ogni comportamento lesivo della concorrenza.

Cosa ha fatto Apple

La denuncia originaria di Spotify deriva dal fatto che Apple non permette agli sviluppatori delle app pubblicate sull’App Store di comunicare agli utenti che la stessa app è disponibile, ad un prezzo minore, fuori dall’App Store.

Come è ormai noto, infatti, Apple trattiene una percentuale fino al 30% sul prezzo dell’app, del suo abbonamento e su ogni centesimo di euro speso all’interno dell’app. Ma se l’utente sottoscrive l’abbonamento al servizio dell’app altrove, ad esempio sul sito Web dello sviluppatore, non c’è alcuna commissione da pagare.

Come è facile capire, questo meccanismo ha un impatto notevole sul mercato dello streaming musicale perché fa aumentare di diversi euro al mese il costo dell’abbonamento.

Spotify, che ha sempre rifiutato questo sistema, ha scelto di permettere agli utenti l’uso gratuito dell’app con alcuni limiti e di permettere loro di abbonarsi al servizio Premium senza limiti soltanto tramite il suo sito Web.

Quattro anni fa Spotify lamentò l’impossibilità di comunicare ai suoi utenti il fatto che potevano abbonarsi tramite il sito Web della piattaforma.

La UE ha riconosciuto che questo comportamento di Apple è anti concorrenziale e ha, per questo, deciso di comminare la maxi multa.

La multa è per “deterrenza”

La UE specifica anche che l’astronomica cifra di 1,8 miliardi di euro è pari allo 0,5% del fatturato annuo di Apple. Una multa così alta deriva dalla necessità di rendere la punizione efficace. La Commissione parla apertamente di “deterrenza” nei confronti di Apple, di un tentativo di darle la classica lezione che non si può dimenticare.

Margrethe Vestager, Commissario Europeo per la Concorrenza, non ha espresso parole lusinghiere nei confronti del gigante di Cupertino:

Per un decennio Apple ha abusato della sua posizione dominante nel mercato delle app di distribuzione della musica in streaming tramite l’App Store. Lo ha fatto impedendo agli sviluppatori di informare i consumatori sull’esistenza di servizi musicali alternativi più economici disponibili al di fuori dell’ecosistema Apple. Ciò è illegale secondo le regole antitrust europee, così oggi abbiamo multato Apple per oltre 1,8 miliardi.

Apple si difende: Spotify è leader

La risposta di Apple alla UE non si è fatta attendere ed è tutt’altro che pacata: è un vero e proprio attacco alla UE e al modo in cui, secondo Apple, attaccherebbe le aziende non europee.

Apple arriva ad ipotizzare, addirittura, una sorta di complotto di Spotify e della UE ai suoi danni, derivante da una intensa attività di lobbing dell’azienda europea:

Nel 2015, Spotify ha iniziato a collaborare con la Commissione Europea su un’indagine con poco fondamento nella realtà. Sostenevano che il mercato della musica digitale fosse in fase di stallo e che Apple stesse trattenendo i concorrenti. Sfortunatamente per loro, Spotify ha continuato a crescere e, grazie in parte all’App Store, ha eclissato ogni altro business di musica digitale nel mondo. Nel corso dei successivi otto anni e in oltre 65 incontri con Spotify, la Commissione europea ha cercato di costruire tre casi diversi. Ad ogni svolta, hanno ristretto la portata delle loro affermazioni, ma ogni teoria ha avuto un paio di caratteristiche in comune: nessuna prova di danni ai consumatori, i consumatori europei hanno più scelte che mai in un mercato della musica digitale che è cresciuto in modo esponenziale.

Apple e UE ai ferri corti

La maxi multa da 1,84 miliardi di euro è solo l’ultimo episodio di un lungo confronto-scontro tra Apple e la Commissione Europea, con la seconda che ha già inflitto diversi duri colpi alla prima.

Da anni Apple cerca (con successo) di costruire un ecosistema chiuso, nel quale si entra solo a pagamento e dal quale è il più possibile escluso ogni sviluppatore che non paga le commissioni sull’App Store. Apple ha persino mantenuto per anni una connessione obsoleta (la porta Lightning) soltanto perché per vendere accessori compatibili era necessario pagare le royalties a Cupertino.

Ora, uno dopo l’altro, questi pilastri dell’ecosistema Apple stanno crollando, almeno in Europa. Il nuovo iPhone 15 è il primo melafonino dotato di porta USB-C e a giorni Apple dovrà accettare l’esistenza di altri store per le app alternativi al suo App Store.

Sta provando a farlo imponendo, ancora una volta, una sorta di tassa agli sviluppatori. Ma, visto l’atteggiamento della UE, è molto difficile che ci riesca.