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Abbiamo superato un altro triste primato: raggiunti livelli record di calore dei mari. Cosa si rischia ora

Altro triste record per il pianeta, con livelli record di surriscaldamento degli oceani: il Mar Mediterraneo è al primo posto

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Un tempo si parlava di record e si intendevano sempre notizie positive. Il cambiamento climatico, giunto in una fase tanto critica come quella che ben conosciamo, ha modificato tutto ciò. Ci ritroviamo così a parlare di un record di temperatura degli oceani, terribilmente caldi, soprattutto se si guarda in “casa nostra”.

Surriscaldamento record

Ci siamo lasciati da poco alle spalle il 2023 con un record di riscaldamento globale, pari a +1,48 gradi rispetto all’era pre-industriale. Un indicatore ben chiaro di quella che è la condizione del nostro pianeta, sempre più sfruttato e alla deriva.

Un altro segnale allarmante, a dir poco, giunge dai nostri mari, con un nuovo record di temperatura degli oceani registrato. Si evidenzia un forte aumento del contenuto termico, così come della stratificazione delle acque e la loro salinità. La situazione più allarmante, inoltre, riguarda proprio il mar Mediterraneo, che è il bacino che va riscaldandosi a una rapidità ben maggiore rispetto alla media.

Si tratta di un’analisi proposta da uno studio pubblicato dalla rivista Advances in Atmospheric Science. Alle spalle del documento c’è un team internazionale, coordinato dall’Istituto di fisica dell’atmosfera dell’Accademia Cinese delle Scienze. In questi ranghi c’è spazio anche per professionalità italiane dell’INGV e dell’ENEA.

Il dato più importante riguarda il quantitativo di calore aggiunto trattenuto dalle masse oceaniche. Ricordiamo che la Terra è composta al 70% da acqua, che la ricopre quasi interamente. Gli oceani assorbono, da soli, circa il 90% delle radiazioni solari che giungono fino al nostro pianeta. Una riserva fondamentale per riuscire a contrastare il surriscaldamento globale. Le conseguenze che subiscono, però, sono sempre peggiori.

Nel corso del 2023 la quantità di calore accumulata dagli oceani è aumentata per un valore compreso tra 8 e 15 ZettaJoule rispetto al 2022, in una fascia d’analisi compresa tra 0 e 2mila metri di profondità. L’ENEA giunge in nostro soccorso con una nota, spiegando: “Per avere un’idea, 1 ZettaJoule equivale al doppio della quantità d’energia che alimenta ogni anno l’economia mondiale”.

Gli effetti devastanti

Gli oceani hanno dunque inglobato un quantitativo d’energia gigantesco, con conseguenze dirette e immediate su ambiente e clima, dunque sulle nostre vite. Tutto ciò si lega a variazioni nelle precipitazioni, così come all’evaporazione delle acque superficiali, che oggi modificano nettamente la salinità dell’oceano.

Le acque salate lo sono sempre più e quelle meno salate, lo sono sempre meno. Questo per spiegare in maniera molto semplice l’impatto più diretto e immediato. Conseguenze chiare per la vita marina, sconvolta, con meno ossigeno trasportato in profondità, il che danneggia seriamente gli ecosistemi radicati laddove il nostro sguardo non giunge.

All’esterno, invece, l’eccessivo ammontare di calore e umidità entra in atmosfera e innesca delle tempeste violente, così come piogge e venti ben più forti della norma. Tutto ciò si traduce anche in un rischio elevato di inondazioni, che coinvolge anche l’Italia.

Che dire del Mediterraneo. Lo studio lo indica come il mare che va riscaldandosi più velocemente di tutti. Nel solo 2023 ha raggiunto il valore termico più elevato dall’inizio di queste rilevazioni. Si evidenzia un riscaldamento nelle acque tra 150 e 450 metri di profondità, dal 2013 a oggi. Tutto ciò si è poi esteso a maggiori profondità, fino a 700 metri e anche in aree più settentrionali. Dal 2013 al 2016 si è registrato un aumento superiore a 0.4°C e, in seguito a una fase di stagnazione, l’aumento è ripreso dal 2021, con record ad oggi fissato a settembre 2023.

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